lunedì 29 novembre 2010

C'eravamo tanto amati...

Uno spettro si aggira per Castelvolturno: si tratta di Walter Mazzarri, passato da uomo della provvidenza a salice piangente umano e arrampicatore di specchi senza uguali. Questo tecnico che tutti noi napoletani (eccezion fatta per quei pochi che non seguono il calcio o sono affetti da disturbi psico-sociali che li portano a tifare per altre compagini) abbiamo esaltato l'anno scorso, oggi arranca in una mediocrità incolore. Quella squadra che al suo arrivo si era scossa dal torpore della gestione Donadoni appare ora apatica, svogliata, perfino molle. L'inusitato gesto di Hamsyk in occasione del terzo gol dell'Udinese, quel saltello che sembrava fatto apposta per evitare il pallone, anzichè respingerlo, è lo specchio del non-calcio nel quale siamo ormai precipitati. Certo, qualcuno a questo punto potrebbe dire che siamo comunque quarti in classifica, ma io faccio parte di quella minoranza di persone che ritengono sia compito di un allenatore dare un gioco alla squadra, non fare risultato. E questo perchè nel calcio lo score è frutto di episodi, una partita si può vincere senza meritare o perdere ingiustamente; eppure a lungo andare gli episodi finiranno per equilibrarsi, e verrà fuori il reale valore degli uomini in campo e dell'allenatore che li guida. Inoltre, l'esperienza ci insegna che il Napoli in campionato parte sempre forte, per poi avere vistose flessioni nell'arco del torneo. Insomma, la classifica in questo momento lascia il tempo che trova. Quello che conta è il gioco della squadra, e da questo punto di vista temo che la situazione non sia rose e fiori.
Del resto, si tratta di un film già visto. Nel nostro secondo anno di Serie C1 mister Reja ci fece stravincere il campionato, con 13 punti di vantaggio; la stagione successiva facemmo parecchia fatica, e conquistammo la promozione solo all'ultima giornata, grazie all'aiuto del gemellato Genoa, già promosso, che praticamente ci regalò il pareggio. Ma allora cos'è che non va nel nostro club? A cosa è dovuta questa funesta crisi del secondo anno? Io credo che la situazione sia semplice: la nostra società non ha la più pallida idea di cosa sia una mentalità vincente. Cari amici, in un mondo perfetto non dovrebbe mai più essere consentito a un allenatore del Napoli di schierare la difesa a 3: tale scelta tecnica dovrebbe comportare automaticamente la pena di morte per crocefissione. La difesa a 3 è l'epitome della mediocrità. E potrebbe anche passare se fosse una buona difesa...ma rendiamoci conto che il compianto Sbirulino guarda la nostra retroguardia dal cielo e ride! Seduto sulla nuvoletta accanto, Buster Keaton non riesce, per quanto si sforzi, a mantenere la sua proverbiale espressione impassibile, quando osserva Cannavaro in azione. Qual è allora la soluzione? Comprare qualche difensore decente, no? E invece chi ti compra De Laurentiis? Cribari!!! Uno che prima di fare il calciatore aveva valutato la possibilità di una carriera come modello di posa; e non certo per la bellezza, bensì per la spiccata attitudine all'immobilità! Proprio quando avrebbe dovuto fare acquisti importanti per tentare il salto di qualità, il nostro presidente ci ha mostrato il volto micragnoso del capitalismo. In un mondo civile e ragionevole un tribunale del popolo lo condannerebbe a un certo numero di frustate e poi gli sequestrerebbe fino all'ultimo centesimo, mettendolo a disposizione della gestione fallimentare per fare finalmente una squadra come si deve. E invece noi continuiamo a berci le sue cazzate da romano cazzaro.
Ma cosa c'entra in tutto questo il povero Mazzarri? C'entra, c'entra...c'entra come a suo tempo c'entrava Reja. Perchè, da buon italiano, pensa più a pararsi il culo e a stare tranquillo che non a fare bene il proprio lavoro. La società dice che la squadra sta bene così? Ma che grande, immensa cazzata! E Mazzarri come reagisce? Asseconda il cazzaro micragnoso. Invece di bestemmiare come il miglior Mario Cioni e salire su un tetto, minacciando di buttarsi giù se non gli comprano un difensore che non sia portatore di handicap, dice che va tutto bene. Poi comincia il campionato, e sono alti e bassi. Gli alti sono dovuti al fatto che ormai la serie A italiana è su per giù al livello di quella delle isole Far Oer; infatti in Europa League non riusciamo a vincere una partita che sia una, e prendiamo una lezione di calcio da un Liverpool mai così in crisi.
Sarebbe auspicabile, a questo punto, una maggiore chiarezza da parte del tecnico di San Vincenzo. Il Napoli è una squadra dalle possibilità piuttosto limitate, non attrezzata per competere su due fronti, e comunque troppo carente in termini di qualità per ben figurare in Europa League. Il progetto di De Cazzariis di portare il Napoli in scempions è ormai carta straccia, se mai ci avesse creduto il micragnoso maledetto. Domani, molto probabilmente, faremo un'altra figura di pupù contro il volenteroso e ben disciplinato Utrecht. Mazzarri faccia la persona seria. Smetta di accampare scuse, e dica la verità: con questo organico non si va da nessuna parte. E non c'è soluzione tattica che tenga: hai voglia a mettere rum, la merda non diventa babà.

martedì 23 novembre 2010

The monster files: storia di un decorso

Cari amici, la convalescenza volge al termine. Ormai solo qualche strisciolina di quel particolare nastro adesivo d'uso medico che a Napoli chiamiamo sparatrappo copre questo capolavoro che ha sostituito il mio naso. Come vi avevo promesso, ho documentato con un coraggioso reportage fotografico i giorni successivi all'intervento. Si sconsiglia la visione ai deboli di cuore e di stomaco.

Day 2

Day 3

Day 5

Day 8

Come potete vedere, ormai sono tornato quello splendido esemplare di ometto che ero. Visto il successo di questo intervento, ho pensato di farmi rifare anche un'altra appendice, un po' più a sud del naso. Non vorrei si creasse una questione meridionale all'interno del mio organismo. Non potrei sopportare l'apertura di circoli leghisti all'interno delle mie narici. E immaginate quanto sarebbe incresciosa un'emergenza rifiuti nella mia area genitale...dubito fra l'altro che Saviano interverrebbe sull'argomento. Ora si tratta di trovare un donatore: pare che un falegname della Val di Susa abbia perso in un incidente di lavoro il dito mignolo del piede sinistro. Mi sono già messo in lista.

venerdì 19 novembre 2010

Lacrime, sangue e muco: e vi lamentate delle manovrine?


Dunque, è fatta. Martedì 16 novembre il vostro entra in sala operatoria, all'ospedale Monaldi di Napoli. Dopo una lieve anestesia e un breve intervento si sveglia con un'impalcatura al posto del naso. Gli sembra, nella foschia del risveglio, di udire anche le garrule, vivaci esclamazioni tipiche dei muratori partenopei...
Ma no, non vi sono industriosi, seppur lillipuziani, operai sul mio naso. Esso, raddrizzato con abile manovra dal sapiente chirurgo (cosa della quale ho un vago e stranamente rilassato ricordo), è ora protetto da una robusta armatura, quale cavaliere medievale abbigliato per il nobile ufficio della guerra.
Seguono due giorni penosi, durante i quali il vostro Bradipo è costretto a tenere dei fastidiosi tamponi nelle narici, al fine di evitare pericolose emorragie e stabilizzare il nuovo assetto dell'appendice (si parla sempre del naso). Due giorni fatti di noia, brodini e diarrea, dei quali il primo passato in ospedale, il secondo a casa (la formula era quella del day hospital). Ci tengo ora a precisare, per evitare grotteschi fraintendimenti, che i brodini e la diarrea seguivano un senso di marcia obbligato all'interno del mio organismo, ovvero dalla bocca verso lo sfintere: mangiare diarrea sarebbe stato davvero troppo!
Ordunque, scontata la condanna della tamponatura, antica tortura medievale citata peraltro nel Malleus Maleficarum, alla quale si dice sia stato sottoposto anche il Campanella, mi reco dal simpatico cerusico per la rimozione dei tamponi stessi. Con un'altra abile manovra quest'ultimo mi sfila dalle narici due corpi estranei di mezzo metro l'uno, che probabilmente avevo conficcati nel cervello, senza farmi fare il tiro a segno con i santi del paradiso. Non altrettanto delicata è l'infermiera, la quale, in un impeto di calvinismo, si mette in testa di pulire i grumi di sangue che ho intorno al naso. Ne fanno le spese Sant'Antonio da Padova, San Giovanni decollato e San Crispino, scelto non a caso in quanto protettore degli scarpari. A questo punto, non ancora disposta ad arrendersi, la donna propone di versarmi dell'acqua ossigenata sulla parte, mentre mi tiene chiusa la bocca con della carta assorbente. Quello che segue è praticamente una sessione di waterboarding, come se il vostro Bradipo fosse un fanatico seguace di una religione che gli precluderebbe i suoi spuntini notturni a base di salame e vino rosso. Tale è il trauma che rimango in silenzio, in uno stato di completo shock, per alcuni secondi, al termine dei quali fortunatamente Giovanna D'Arco desiste dai suoi propositi e mi lascia quieto.
Non resta altro all'operatore, del quale non faccio il nome per non associarlo in alcun modo al mio, con probabile grave detrimento per lui, che indicarmi le terapie da seguire per i prossimi giorni e darmi appuntamento a martedì per togliere ciò che resta dell'armatura, ovvero un gessetto che mi stringe la parte centrale del naso, per cause a me ignote.
Per ora l'appendice (sempre il naso) è un turgido ricettacolo di sangue, muco e pomata per curare le piaghe. Ma un giorno, lo so, guarirà. Sarà libero e funzionale, e io correrò per prati fioriti gridando "Allelujah". Tornerò ad abusare di vino e salame (possibilmente piccante) senza dover più temere fastidiose irritazioni della mucosa. Danzerò nella pioggia come Gene Kelly, facendomi beffe dell'umidità come uno che indossa la fascia del dott. Gibaud.
Ma diamo tempo al tempo. Il decorso è appena cominciato, anche se il peggio ce lo siamo già lasciato alle spalle. Tornerò a raccontarvi del mio naso, amici. Nel frattempo, annusate un fiore per me, che ancora non posso.

venerdì 12 novembre 2010

Un uomo e il suo naso

Cari amici, martedì 16 novembre il vostro Bradipo sarà ricoverato all'ospedale Monaldi di Napoli per un delicato intervento di riallineamento del setto nasale. Si tratta di una chirurgia estremamente difficile e perniciosa, con una percentuale di eventi infausti che si avvicina al 100%. Ma non è questo che mi preoccupa. Non ho paura della grande consolatrice, no. Quello che mi preoccupa veramente è che il chirurgo, in un impeto di generosità o di intolleranza estetica decida arbitriamente di rimodellare le mie fattezze. Mi atterrisce l'idea di risvegliarmi dal torpore dell'anestesia con un nasino alla francese, e chiedere come prima cosa un bicchiere di Pernod per rifarmi la bocca. Mi angoscia la possibilità di essere privato dell'unica estremità di ragguardevoli dimensioni di cui dispongo.

Quanti sventurati e quante sventurate, ogni giorno, si sottopongono a interventi ugualmente delicati e potenzialmente letali, per ridurre le dimensioni dei loro nasi! Ma perchè mai? In un post di qualche tempo fa ebbi a dire che 'a panza è ppresenza. Non difforme è la mia posizione sul naso. Il naso è la finestra sul mondo dei nostri polmoni. Io ho una veranda: perchè privarmene?

Del resto, se Javier Bardem è riuscito a diventare un sex symbol con il suo naso importante, perchè non dovrei poterlo essere io? E che dire di Gerard Depardieu? E anche De Niro mica scherza! E allora Castellitto? Insomma, il naso l'uomo ce lo deve avere. Ancora meglio se dritto e funzionale. E allora bisturi e scalpello! Restaurate questa maestosa, meravigliosa appendice di virilità!