martedì 18 gennaio 2011

Il buono che c'è in tutti gli uomini


Che fortuna essere italiani. Che bello vivere in un paese dove ognuno può esprimere liberamente la propria opinione, senza dover calibrare le proprie affermazioni o temere di essere sputtanato in seguito, perchè si può sempre dire che si scherzava. Che bello avere una classe dirigente allegra e scanzonata che sembra uscita da una commedia all'italiana, che non cessa mai di causarci diletto e sollazzo. E come è intellettualmente stimolante ascoltare le ipotesi più fantasiose e creative su questo e su quello, in una eterna tarantella mediatica che non ci fa annoiare mai! E se non siete d'accordo, cosa vi trattiene dall'andarvene in Finlandia o in un altro di quei paesi dove non c'è mai il sole e la gente non ride mai? Qui siamo in Italia, la terra dove mancheranno pure tante cose, ma il riso di certo abbonda.

Pensiamo all'ultima perla del cardinale Crescenzio Sepe. Il porporato, intervistato da una emittente radiofonica sui peccati di lussuria del nostro premier, ha risposto che non ci si può fossilizzare sulla parte oscura di un personaggio, ma è necessario mostrarne anche le virtù. Bravo Crescenzio! Ben detto! Adesso, seguendo questa tua saggia massima, certamente ispirata dallo Spirito Santo o perlomeno da Padre Pio, vorrei spendere due parole per alcuni personaggi ingiustamente passati alla storia come dei fetentoni.

Cominciamo da Tomás de Torquemada, il famigerato inquisitore. Tutti sappiamo della sua crudeltà nel perseguitare, torturare e condannare a morte eretici, ebrei e musulmani. Si ricorda solo il regno di terrore che impose sulla Spagna tardomedievale; ma si dimentica che Torquemada era un ottimo cuoco. Fonti dell'epoca ci assicurano che come cucinava lui la pernice non la cucinava nessuno.
E che dire di Lucrezia Borgia, passata alla storia come donna cinica e spregiudicata, senza scrupoli e con una particolare propensione all'omicidio? Non lo dicono, gli storici comunisti, che Lucrezia regalava sempre i suoi avanzi ai poveri. Quante vite avranno salvato quelle bucce di mela?
Una sorte non migliore è toccata a Luigi XVI di Francia, dipinto come un monarca inetto e distante dai problemi del suo popolo. Vorrebbero farci credere, gli storici di cui sopra, che se la sarebbe meritata, la ghigliottina. Ma perchè allora non dite anche della sua straordinaria abilità nel raccontare barzellette? Quanto si rideva a Versailles, prima che i maledetti giacobini di Tonino di Pietro trascinassero il fior fiore della Francia sul patibolo!
Venendo a un periodo storico a noi più vicino, dobbiamo spendere due parole per Adolf Hitler. Sì, va bene, ha sterminato sei milioni di ebrei, ha fatto precipitare l'Europa nella più sanguinosa guerra della storia, ha mortificato il suo popolo agli occhi del mondo. Ma era anche un uomo che amava gli animali. Ebbene sì, Hitler era vegetariano. Non ha mai infornato un capretto, Adolf. Se poi volete per forza parlare del male che ha fatto, allora siete prevenuti, scusate.

Ha ragione, il cardinale Sepe. Basta parlare male di Berlusconi. Se non ci fosse lui ci ritroveremmo di colpo in un paese triste, grigio, abulico. Toglici le tette e i culi, il gossip e le smentite, le escort e i puttanieri, i rotocalchi e i televoti, e che ci resta? Se all'improvviso non ci fosse più lui, si spegnerebbero tutte quelle luci di scena, e ci ritroveremmo nella penombra (penosamente chiara) di un paese povero, sfiduciato, senza identità collettiva, incapace di partecipare al governo di sè. E allora meno male che Silvio c'è. Preghi per lui, Eminenza, affinché il Signore (o chi ne fa le veci) lo preservi in buona salute. God save the clown.