giovedì 23 giugno 2011

Niente pe' mme, niente pe' nnisciuno

 
Detto napoletano che equivale un po' a "muoia Sansone con tutti i Filistei". O, per usare un'espressione più calzante in questo frangente, "tanto peggio, tanto meglio". O mi fate battere il rigore, o mi porto a casa il pallone.

Nelle ultime elezioni comunali, Napoli ha espresso chiaramente una volontà di cambiamento rispetto al tipo di politica che ha caratterizzato gli ultimi 15 anni. L'ha fatto con una maggioranza schiacciante, che non lascia spazio a dubbi o diverse interpretazioni. Oggi Napoli vuole voltare pagina, e mettere in dubbio questo dato significa voler negare l'evidenza. Vi è però, accanto a questa città più matura, o semplicemente stanca di essere presa in giro, una città ancorata al passato, a secoli di cultura della a-legalità e, a mio parere, tarata da un'assoluta incapacità di comprendere concetti come la giustizia, l'equità, il bene comune, il senso civico, il rispetto dell'altro. Questa è, diciamocelo chiaramente, la città che ha espresso il candidato Gianni Lettieri. Ed è la città che adesso, dopo essere stata clamorosamente sconfitta alle urne, sta cercando di prendersi la sua rivincita con metodi assolutamente criminali. Quello che sta succedendo a Napoli da un paio di notti è semplicemente l'equivalente municipale di un colpo di stato.
Quando leggo che la gente è scesa dai Quartieri o da Forcella per riversare immondizia in via Roma o via Duomo mi viene da chiedermi se questi signori siano napoletani, come me, o Visigoti. Quelli del sacco di Roma. O, per rimanere nell'ambito delle invasioni barbariche (anche se parlare di popoli germanici anzichè di "barbari" sarebbe più politicamente e storicamente corretto), Vandali. Per ragioni che non riesco assoluamente a comprendere, ci sono ancora persone che scelgono Napoli come meta turistica; sapere che alcuni di loro si sono trovati coinvolti in questi episodi di indicibile barbarie (qui il termine lo si può usare tranquillamente!) mi fa vergognare, prima ancora che indignare e incazzare. Se questa città ha una risorsa che la potrebbe risollevare dalla polvere, quella è proprio il turismo. Certo, per chi da secoli vive di espedienti e rapina, e guarda a ciò che è fuori dal vicolo come a un mondo estraneo, questo non interessa. A loro interessa solo sopravvivere come meglio possono, ottenere il massimo vantaggio per se stessi, mentre intorno permangono le solite condizioni di degrado, ormai evidentemente percepite come naturali, come un dato di fatto, un ineluttabile destino. Non abbiate dubbi sul fatto che qualche pezzo di merda in giacca e cravatta (quelli sono sempre i peggiori) ha messo qualche euro in mano ai giovanotti più facinorosi e più rispettati di quei quartieri (rispettati nel senso camorristico della parola, ovviamente), per arrevotare un po'. Perché se Luigi De Magistris si è messo in testa di affermare la legalità a Napoli, rompendo così un giocattolo che negli ultimi anni ha arricchito alcuni e probabilmente fatto mangiare tante famiglie, deve capire che non è cosa; che deve levare mano. Altrimenti muoia Sansone con tutti i Filistei. Niente pe' mme, niente pe' nnisciuno. Altro che il gioioso scassare di cui aveva parlato il sindaco in campagna elettorale, quello scassare che non faceva male a nessuno, perchè era selettivo, mirato, igienico. Questo è lo scassare come lo intende il teppista, il malavitoso, il saccheggiatore.
La Repubblica di oggi parla di "Intifada del disagio"; io trovo questa definizione innanzitutto offensiva nei confronti del popolo palestinese, perchè accosta la loro lotta di resistenza a meri episodi di vandalismo; e soprattutto un pessimo servizio reso al pubblico, che vorrebbe essere informato su quanto accade veramente in questa città, e se legge Repubblica non ci capirà un tubo.
Queste "proteste" non sono paragonabili a quelle degli anni scorsi, a Chiaiano. Lì, al di là degli eccessi, che pure ci furono, si protestava con cognizione di causa contro l'apertura di una discarica. Si poteva essere a favore o contrari, ma era chiaro cosa volessero i manifestanti, ed era chiaro che avevano delle ragioni valide per lamentarsi. Fra l'altro esistevano dei comitati, e persone che ci mettevano la faccia, il nome e il cognome. In questo caso si tratta di gente spesso a volto coperto, che non ha sfilato dietro un solo striscione, non ha emesso un solo comunicato, non ha alcun gruppo di rappresentanza. Non è chiaro cosa vogliano, nè quali siano le loro proposte. Questa non è una protesta, questa è ammunina. Perchè Repubblica ha scelto questa linea? Che i bassoliniani abbiano il dente avvelenato per come sono andate le cose, a partire dal flop di Morcone per finire alla loro sostanziale esclusione dalla gestione del potere in questa città? Ma sono poi così potenti da condizionare la linea editoriale di uno dei primi quotidiani in Italia? Non saprei. Sicuramente, però, il nostro cazzutissimo sindaco sta rompendo le scatole a molta gente, e questo mi conforta, perchè mi fa capire di aver votato bene. Ok, d'ora in poi mi rivolgerò a lui, con la seconda persona.

Caro Giggino, non vorrei essere frainteso, tu sì 'a guerra e ti vogliamo bene, un po' ti idolatriamo anche, c'è chi discute sulla possibilità di una tua natura divina; però hai sbagliato quando hai detto che avresti ripulito la città in 5 giorni. Neanche gli dei onnipotenti delle religioni monoteiste potevano tanto. Se il padreterno ci ha messo 6 giorni per fare una cosa relativamente semplice come creare l'Universo, per ripulire Napoli dai rifiuti tu dovevi calcolare almeno 2-3 mesi. Hai fatto il passo più lungo della gamba, hai peccato un po' di smargiasseria. La gente di sfaccimma ti aspettava al varco, avresti dovuto saperlo. Che ti aspettavi da loro, fair play? Ma quelli non sanno nemmeno dove sta di casa il fair play. Sono loro la vera monnezza, quella che sarà più difficile smaltire. Il percolato umano. Non dico che sia tutta colpa loro, vivono in condizioni di tale abbrutimento che quasi riesco a comprenderli.

Alcuni sostenitori di Lettieri nel loro abituale stato di abbrutimento

Purtroppo viviamo in una città che, nel 2011, fa pensare alla Londra dei romanzi di Dickens. Un sindaco, nemmeno se cazzutissimo e semi-divino come te, non può trascinarla fuori dall'era vittoriana con le sue sole forze.

Caro Giggino, tu sei intelligente e quindi sai quanto sarà difficile resistere nei prossimi mesi. Siamo stati bravi, abbiamo scassato; ora dobbiamo sgombrare il campo dalle macerie e ricostruire. E, per quanto sembri assurdo, dobbiamo farlo sotto i bombardamenti.

martedì 21 giugno 2011

Spend the money!!!



Caro Babbo Aurelio,

mi chiamo Pier Paolo e sono un bambino di 38 anni. Lo so che Natale è ancora lontano, ma tra pochi giorni è il mio compleanno, così ho pensato che fosse legittimo chiederti un regalo. Vorrei che tu facessi una grande campagna acquisti per rendere competitiva la mia squadra del cuore, cioè il Napoli. Sai com'è, l'anno prossimo abbiamo la Champions League, e potremmo trovarci di fronte compagini veramente forti, per cui credo sarebbe opportuno attrezzarci adeguatamente; già abbiamo collezionato figure di cacca a livello planetario per il problema dei rifiuti, cerchiamo di non ripeterci.
Ora, essendo un bambino maturo, so bene che qualsiasi richiesta nella vita va motivata, soprattutto se viene da un fesso qualunque, e allora vorrei parlarti un po' di me e della mia situazione; sono sicuro che alla fine converrai con me sulla giusta natura delle mie accorate preci.
Nacqui a Napoli nel lontano 22 giugno del 1973, in una famiglia senza difficoltà economiche, ma non ricca. Sviato da un'educazione anacronistica, dedicai la mia infanzia e adolescenza agli studi, anzichè apprendere le ben più utili arti del borseggio o dello scippo. Ebbi poi una giovinezza travagliata, fra difficoltà accademiche, delusioni amorose e Napoli in serie B... Finalmente, il 15 marzo 2004 - oh happy day! - mi laureai in Lingue e Letterature Straniere; una laurea che, come ben sai, è seconda in prestigio ed utilità solo a quella in Filosofia Moderna e Contemporanea conferita dalla University of Woolamaloo. Una volta celebrato il lieto evento, mi trovai di fronte all'ingrato compito di cercare un'occupazione. Cominciai l'immancabile trafila di stage, corsi di formazione regionali e lavoro a nero, a cottimo o part time, che ormai in Italia tocca a quasi tutti i comuni mortali; trafila che certo non hanno dovuto fare i tuoi figli, o i figli di qualsiasi camorrista di Casal di Principe, ma non stiamo qui a recriminare. Vorrei solo spiegarti che, mentre voi persone di successo avete facile accesso al denaro, quello vero, quello serio, noi si è pagati con i soldi del Monopoli (quando si riesce a lavorare). Unica nota positiva in questo quadro di altrimenti assoluta desolazione, la rinascita del mio club, quello che da ragazzino mi aveva dato tante soddisfazioni, illudendomi che la vita non fosse una perenne riproposizione del tema della sconfitta. Quel risalire la china, quell'affrontare le avversità, domenica dopo domenica, su campi di patate con 20-30 spettatori sugli spalti, in luoghi spesso non segnati sulle mappe, aveva il sapore genuino e fragrante di un calcio che non c'è più. E tu, caro Babbo Aurelio, eri come l'Albertone nazionale nei panni di Benito Fornaciari, presidente del Borgorosso Football Club nell'omonima e godibilissima pellicola. Ci avevi raccolto dalla polvere, promettendoci di portarci sugli altari del calcio che conta; e noi, domenica dopo domenica, tra una sfida contro il Cittadella e uno spareggio contro l'Avellino, ti avevamo creduto. Arrivò la serie A, e tutta questa città fu pervasa da un entusiasmo straordinario. Grazie a una campagna acquisti non spendacciona (non sia mai, eh?) ma indovinata, ci qualificammo subito per la Coppa Uefa. Purtroppo i limiti della squadra, meno evidenti in Italia a causa del livello ormai preoccupantemente basso della nostra lega, vennero fuori chiaramente sul palcoscenico europeo. Ma tu continuasti impererrito a parlare di tetto di ingaggi e intascare i diritti d'immagine dei tuoi giocatori. Cominciai allora a pormi qualche interrogativo sulla tua buona fede. Ognuno ha il proprio concetto di ambizione e grandezza: se per te un "grande" Napoli significa un Napoli che arrivi terzo, quarto o quinto in campionato e vada a fare la Cenerentola in Europa, allora l'equivoco è chiarito. Certo, tu sei un uomo di successo, hai prodotto tanti film di cassetta, hai guadagnato tanti soldini. Ma io, caro Babbo Aurelio, che non ho un lavoro degno di tale nome e sono costretto a vivere ancora con mamma e papà (e tu sai quanto sia difficile andare d'accordo con le persone anziane) voglio di più. Io voglio un GRANDE Napoli, laddove "grande" vuol dire completo in tutti i reparti, e competitivo a tutti i livelli. Per questo ti esorto a, come dici tu, "spend the money". Ti ho composto anche una canzoncina, dove dalla tua viva voce si può ascoltare una sintesi, spero corretta, del De Laurentiis-pensiero. La trovi qui.
Fiducioso in un riscontro positivo, ti porgo i miei più distinti saluti, e i migliori auguri di un'estate serena e di relax per te e tutta la tua famiglia.

Con affetto,
Pier Paolo Palermo - estroso disoccupato