martedì 9 ottobre 2012

Bambini nel tempo


Buondì, cari lettori e lettrici del Bradipo. Dopo l'intervento di Rigoberto Saviani, torno a dialogare con voi. Il mio erudito e brillante amico è ancora qui, non posso certo mandarlo a casa nelle condizioni in cui si trova; in questo momento è seduto sul water, mi pare che stia scrivendo un articolo per un quotidiano di centro-sinistra... Si è anche offerto di aiutarmi, ma io ho educatamente declinato l'invito: oggi me la sbroglio da solo, nonostante il mio QI modesto e tutte le lacune della mia formazione. Abbastanza da fare ha l'amico Rigoberto, costretto ad andare di corpo e scrivere bene di Monti mentre Fusco e Amaniero lo guardano a vista, onde sventare qualsiasi possibile minaccia alla sua incolumità. Vi chiedo dunque perdono in anticipo, se non sarò all'altezza del mio amico, che persino ora, rubizzo e sfigurato dallo sforzo, non perde la dignità e la statura morale del grande intellettuale. 

Visto che, a differenza di Rigoberto, io non so niente di niente, se non cosa ho mangiato ieri e cosa mi piacerebbe mangiare stasera, scriverò  a cazzo di cane di un argomento che non padroneggio. Perchè? Perchè mi concerne. E questa a me, sebbene io sia sprovveduto e ignorante, o forse proprio per quello, o forse ancora perchè non lo sono abbastanza, pare un'ottima ragione.  Oggi, cari amici, si farà psicologia spicciola. 
Fin dai tempi degli antichi Assiri, la psicologia spicciola, insieme all'astrologia e all'oratoria farinellesca, è alla base della nobile e necessaria arte della posteggia. Per i non campani andrà chiarito che il farinello è il corteggiatore, spesso se fintamente spigliato e casual, mentre la posteggia, in questa accezione, è proprio il tipo di corteggiamento messo in atto dal farinello. Quando un antico assiro si portava una femmina sotto alla ziqqurat nella speranza di fare un po' di sentimento (ovvero amoreggiare), il primo problema che gli si parava innanzi era capire cosa ci fosse nella scatola cranica della concupita, e fingere interesse per tutta una serie di cose che, a conti fatti, non avrebbero avuto la minima rilevanza ai fini del loro rapporto, o perlomeno non ne avrebbero avuta di più della Luna in Ariete, qualunque cosa questo significasse. Vi sembra brutale questo concetto? Mi dispiace avervi scossi in questo modo, ma purtroppo io non sono Rigoberto, dico quello che penso, non quello che si ci aspetta da me. C'è una semplice, dura verità alla base del rapporto uomo-donna, insita proprio nella sua formulazione lessicale: si tratta del rapporto fra un uomo e una donna. La tua infanzia deve restarne fuori.

"Bambini nel tempo" è il titolo di un romanzo di Ian McEwan, emblematico del tema che sto cercando di trattare, seppure goffamente. La storia di un padre che perde una figlia in un supermercato, e strada facendo si rende conto che non sta più cercando la bimba, probabilmente ormai violentata e uccisa da qualche chav dodicenne alcolizzato e pluriomicida, ma il bambino interiore. Ecco, questo bambino interiore, che non riusciamo a congedare, perchè c'è sempre qualche conto in sospeso, qualche loose end, come si dice nella lingua di McEwan, è un tema centrale nella cultura del nostro tempo, e non senza motivo. Perchè la gente intelligente ci ha detto che il bambino è quello che impara i fondamentali dell'affettività: amore, odio, conforto, paura, fiducia e via discorrendo. L'adulto campa sul bambino. Ma che fai se hai avuto un'infanzia di merda, per dirla alla francese? La gente intelligente ci dice, se ho capito bene, che rischi di rivivere drammi modellati ad arte su quelli che hai vissuto da piccolo, e vedere tutte le occasioni, le opportunità, le sfide che la vita ti manda con gli occhi del bambino che eri, e che non vuoi smettere di essere. Forse è questo il senso più profondo del mito di Edipo? Non tanto l'incesto vero e proprio, quanto la ricerca della madre nella donna amata, o ancora meglio la riluttanza a staccarsi dalla madre e dunque dal proprio ruolo di soggetto passivo, non autosufficiente? Dammi questo, dammi quello, ne ho bisogno e non posso procurarmelo con le mie forze; e tu, che mi hai messo al mondo, hai il dovere di darmelo. Pare che esista anche un complesso di Elettra, e che sia una sorta di controparte femminile di quello di Edipo. Certo è che spesso anche le donne cercano il padre negli improvvisati oratori e astrologi dilettanti che le posteggiano. Chiederei ulteriori delucidazioni e conferme a Rigoberto, ma non voglio distrarlo, si trova proprio nel momento culminante. Devo provare a chiudere questo post da solo.

Mio padre mi picchiava quando ero piccola. Mia madre non aveva mai tempo per me. Mio padre mi sgridava se prendevo un brutto voto a scuola, e non mi parlava per giorni. Mia madre...
Sticazzi. Se hai soldi da buttare, vai a metterli in mano a un analista. Altrimenti, cerca il bambino interiore. E quando l'hai trovato, fagli una carezza, digli ciao lascialo andare. Per lui, nell'età delle barbe e dei cicli mestruali, non c'è più niente. Per te, forse. Ci vediamo sotto alla ziqqurat. Mi riconoscerai subito, non potrai sbagliarti. Sono quello con la parlantina sciolta, Mercurio in Pesci nella settima casa, e non accompagnato dai genitori.


lunedì 8 ottobre 2012

La medicina che il Venezuela non ha voluto prendere


Cari amici, anche oggi dovrò cedere la parola all'amico Rigoberto, che ormai avete tutti imparato a conoscere. Non posso esimermi dal farlo. Appena appreso della vittoria di Hugo Chavez nelle consultazioni elettorali venezuelane, questo giovane ma già eminente intellettuale è scoppiato in un pianto a dirotto, che gli ha contorto i tratti di un volto già non particolarmente attraente, e ne ha trasformato la voce in qualcosa di inquietantemente simile al raglio di un ciuchino, come accadde al mendace burattino che certamente non avrà mancato di allietare qualche ora della vostra infanzia, così come della mia. Perdonate cotanta ipotassi, ma sono ancora scosso dagli istanti trascorsi a consolarlo, accarezzandogli paternamente il capo ovoidale e spelacchiato, mentre lui ripeteva "non è giusto, non è democratico!" e sferrava pugni di virile e colta frustrazione sulla mia scrivania. Dunque, rinuncerò a dirvi la mia su questo evento di considerevole importanza, sebbene non ne nego che mi piacerebbe, e offro ancora una volta questo umile spazio al mio afflitto amico.

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Buongiorno, cari lettori del Bradipo, sono Rigoberto Saviani. Approfitto ancora una volta della pazienza del mio amico Pier Paolo Palermo, che stimo e apprezzo, sebbene le sue opinioni siano quasi sempre diverse dalle mie e pertanto, come certamente avrete già intuito, sbagliate. Non credo necessiti di alcun tipo di dimostrazione la mia superiorità culturale, morale, intellettuale e perfino estetica sul titolare di questo spazio virtuale, che dunque ringrazio, come qualsiasi persona di buona educazione, ma che si renderà perfettamente conto di quanto la mia presenza dia lustro e spessore a un blog altrimenti non degno neanche di uno sguardo, detto con sincerità. D'alta parte non tutti sono versati come me nelle Arti del Trivio e del Quadrivio, non tutti hanno la mia intelligenza, la mia sagacia, la mia profondità, e il mio rapporto sempre dialettico e problematico con lo spelling. 

Ma veniamo al punto. Perchè vi scrivo, quest'oggi? Avrete letto, se appartenete all'area ideologica dell'odio e della pedofagia come il mio amico Bradipo, della vittoria elettorale del perfido dittatore venezuelano Chavez, nelle elezioni che lo contrapponevano al democratico e liberale Capriles. Questa, rendetevene conto, è una sciagura. Ora ci aspettano altri sei anni di nazionalizzazioni, espropri, ostilità all'investimento straniero, al progresso e alla prosperità che le multinazionali (Dio le protegga!) hanno sempre portato in Sudamerica. E cosa farà il Venezuela, paese povero le cui uniche risorse sono le banane, la canna da zucchero e qualche pozzanghera sparsa di petrolio qua e là, senza l'opera civilizzatrice del capitale occidentale? Ma perchè ci respingete così, amici venezuelani? Voi sudamericani siete incorregibili. Vi abbiamo portato Gesù Cristo, e ci avete costretto a usare la garrota per farvelo accettare; vi abbiamo portato il mercato, che detto francamente a Gesù Cristo non se lo vede proprio, e voi votate una panoplia di dittatori brutti, sporchi e cattivi. Mi pare evidente che non siete pronti per autodeterminarvi.

Certo, immagino che mi si potrebbero muovere delle obiezioni. Ad esempio, mi si potrebbe dire che, se un presidente è stato eletto e riconfermato in varie occasioni, fra elezioni e referendum, non può essere definito un dittatore. Che errore madornale sarebbe accettare un'idea del genere! La dittatura è qualcosa di più subdolo, si nasconde fra le pieghe di un discorso che pretende di arrivare nelle catapecchie di lamiera, di prendere per mano i figli della miseria e dire loro "Questo è il tuo paese, compatriota". Ma vi rendete conto del pericolo insito in una simile frase??? Va bene parlare di uguaglianza, di lotta alla povertà, all'analfabetismo, alla marginalità, ma con moderazione, diosanto! Che cosa c'entrano questi diseredati con il benessere che la democrazia ha distribuito e distribuisce a piene mani a chi sa coglierne le opportunità? Vogliamo farli entrare nel salotto buono, con i loro stracci e la loro puzza di favela? Ma ce l'avete un'idea di come funziona il capitalismo????? Chi mi priva del mio sacro diritto liberalborghese di prosperare a scapito di qualcun altro è un dittatore, punto e basta. Ne sono certo, abbiamo già affrontato la questione al bar insieme a Scalfari, davanti a un Martini. Poi è arrivato Ferrara, si è dichiarato d'accordo e ha finito tutte le noccioline, in base al principio (sul quale Eugenio ed io abbiamo subito concordato): "a ciascuno secondo la sua ingordigia". E se io, Scalfari e Ferrara siamo stati in perfetta sintonia sul tema, voi stronzi ignoranti farete meglio a cambiare idea, o non sarete mai invitati a un aperitivo da qualcuno che sia anche solo un po' meno stronzo e insignificante di voi.

Che cos'è la democrazia? Semplice, è una medicina, una sorta di pozione che trasforma Mr. Hyde nel dottor Jekyll. Tutti questi popoli sottosviluppati e ignoranti, in America Latina come altrove, non devono fare altro che prenderla, e come d'incanto spariranno i loro problemi: la miseria, la disuguaglianza, l'ingerenza di altre potenze nelle politiche interne dei loro stati, l'inquinamento e il dissesto ambientale prodotto da uno sfruttamento scriteriato delle risorse, e tutti quegli altri problemi che non mi va di citare perchè in definitiva non me ne frega niente. Basta che prendano la medicina, e tutte queste brutte cose spariranno. Ma come è venuto in mente a quel maledetto autocrata di andare a prendere gente che non era neanche iscritta all'anagrafe, recuperarla alla cittadinanza, e portarla alle urne? Le loro bidonville non erano nemmeno segnate sulle mappe topografiche, e lui che fa? Va a svegliare il can che dorme? Vedete perchè ce l'ho con lui? Mr Hyde, come il suo nome fa intendere a chi parla un ottimo inglese come me (me lo ha detto Joe Pistone!), va tenuto nascosto. Chi lo porta allo scoperto, chi lo porta a votare è uno scellerato. Chi lo mette faccia a faccia con il dott. Jekyll condanna quest'ultimo a sparire. Ecco perchè Chavez è un dittatore. Brutto lestofante, ridammi Mr Hyde, affinchè io possa continuare a essere un rispettabile e benestante medico che beve Martini e sgranocchia noccioline con i suoi edotti colleghi, mentre l'altra faccia della medaglia, quella opaca e coperta di sporco e ruggine, vive di stenti in un quartiere  che non compare neanche sulle mappe!

domenica 7 ottobre 2012

Inetti e inerti


Il marketing è qualcosa di molto offensivo. Offensivo perchè presume di parlarci con la seconda persona singolare, quando chi ha elaborato il messaggio in questione non sa una beata mazza di noi. Ad esempio, avendo io impostato il mio status su Facebook come "vedovo", qualche generatore di algoritmi o qualcosa del genere seleziona automaticamente questi messaggi pubblicitari per la mia parete. Vagli a spiegare, a questa entità senza volto, fatta di miriadi di 0 e 1 in sequenza, che non sono veramente vedovo, e che non lavoro realmente "per il feudatario locale". Vagli a spiegare che ho fatto dell'ironia (diretta talvolta su me stesso, talvolta sugli altri) uno strumento di sopravvivenza. E vagli a spiegare cosa cercavo di comunicare con quel "vedovo".

Non tutti, però, sono dotati evidentemente dell'ironia e del distacco che consentono a me di non perdere completamente il senno in questo mondo bislacco; prova ne sia il fatto che a qualcuno è venuto in mente di creare una simile pubblicità. Evidentemente esistono persone che non oscillano fra l'incredulità, il divertimento e il raccapriccio quando vedono il concetto di innamoramento accostato a quello di gratuità, come se di norma si dovesse pagare una tassa o una retta per invaghirsi di qualcuno. C'è, deve esserci, il marketing sa quello che fa, una fetta della popolazione italiana che sente il bisogno di essere portata per mano alla scoperta della felicità coniugale. O mythos deloi, come dicevano immancabilmente le versioni di greco, laddove per mythos intendiamo l'oscenità ripodotta in apertura di post, che molti (o almeno alcuni) di noi ritengono la ricerca della felicità una questione di competenza. La tecnocrazia che ti entra nel letto, nelle mutande. E tu ringrazi pure che è gratis, perchè non hai capito, da deficiente quale sei (se approfondisci un messaggio del genere sei deficiente), che non si spendono soldi per pubblicizzare qualcosa che non te ne farà guadagnare. La chat sarà gratis, ma una volta dentro cercheranno di venderti libri, prodotti farmaceutici, corsi online e quant'altro.

E nemmeno rifletti sul fatto che, se tu che ti iscrivi a FriendScout 24 hai l'orchestra in testa come Robertino, ci sono serie probabilità che anche i partner potenziali che incontrerai in chat si troveranno nella tua stessa condizione. Sai che concerto che esce...

Allora, le nostre insicurezze, i nostri traumi, le nostre idiosincrasie e piccole fobie e fisime le abbiamo tutti. Vuol dire che abbiamo bisogno di essere guidati nella vita amorosa come degli adolescenti dalle mani perennemente sudate? Non credo. Per la verità, l'amico Rigoberto Saviani scalpita per spiegarvi come si conquista una donna o un uomo, a seconda delle preferenze, ma in questo caso credo che perfino uno sprovveduto come me possa assolvere all'opera  che si profila. 
Allora, io ti scrivo, tu mi rispondi. Ci piacciamo. Ci riscriviamo. Dopo un po' ci vediamo. Se ci piacciamo ancora visti da vicino, ci rivediamo, altrimenti no. A un certo punto ci si porrà il problema, se così si può chiamare, di dare stabilità e concretezza al rapporto: se entrambi lo riterremo opportuno, lo faremo, altrimenti no. E così via, fino all'eventualità di andare a vivere insieme, fare dei bambini e magari sposarsi. In tutto questo ci saranno baci, carezze, coiti, litigi, chiarimenti, distacchi temporanei o definitivi. Che potremo gestire in due, senza l'intervento di consulenti esterni, come del resto hanno fatto innumerevoli generazioni prima di noi. L'unica cosa da ricordare sarà di ripeterci continuamente il mantra creato da un ignoto monaco buddista birmano del VII secolo: "io non sclererò, io non sclererò, io non sclererò..."

So purtroppo che questo auspicio cadrà nel vuoto. Perchè voi volete sclerare. Volete essere inetti e inerti, volete delegare ad altri l'incombenza di traghettarvi verso quella che, si dice, sia la felicità. Non vi sfiora nemmeno l'ipotesi di farvela a nuoto, troppa fatica, e poi ci sono le correnti. E allora va bene, avete vinto. Compratevi il manuale che vi insegna a essere felici (avete visto che non era gratis?). Io, dal canto mio, vedovo sono e vedovo rimarrò. E che faccio, mi perdo il sollazzo di fare un'affacciata ogni tanto e vedere quando siete stronzi?

sabato 6 ottobre 2012

Dicotomie legalitarie


Cari lettori del Bradipo, oggi è Rigoberto Saviani che vi scrive. Vi ricordate di me? Sono il campano campione della legalità e della libertà, il Leonardo da Vinci, il Pico della Mirandola di quelli che al ristorante sanno scegliere bene il vino. Ebbene, sono riuscito a convincere il mio amico Bradipo a ospitarmi di nuovo su queste pagine per affrontare un tema molto importante, sollevato dagli eventi di ieri.

Mentre qui, nel nostro bel paese, il cui unico problema risiede nella presenza di uomini dai volti scuri e torvi, le unghie dei mignoli esageratamente lunghe e gli anelli eccessivamente grossi e pesanti, spesso abbinati a medagliette di santi penzolanti da catene d'oro di dubbio gusto... dicevo, mentre nel nostro bel paese alcune decine di studenti manifestavano inopinatamente contro le politiche del degno, meritevole ed elegantissimo governo Monti, costringendo le irreprensibili forze dell'ordine italiane a manganellarli come se dalle ecchimosi dei primi dipendesse la redenzione dei secondi, nella illiberale e camorrista Cuba la blogger legalitaria e libera pensatrice Yoani Sanchez veniva fermata dalla brutale e repressiva polizia cubana. Poiché vedo che già molti gridano al "due pesi e due misure", fra cui l'amico Bradipo, che amo e stimo, ma dal quale dissento su tutta la linea, è bene che io vi educa sull'argomento. Mettetevi seduti, composti, senza distrarvi. Adesso vi spiego.

La scuola, bisogna prenderne atto, è in grande crisi. Ma da dove comincia questa crisi? Si tratta forse di carenza di fondi? Spesso ci è stato detto, quasi gridato in faccia, che molti istituti non hanno nemmeno la carta igienica nei bagni. Ebbene? Sarà forse una fetida e ripugnante, ma sempre simpatica "sgommata" sulla mutanda dello studente così poco previdente da non portarsi un rotolo da casa, ad impedire il trasmettere del sapere? No, cari amici. Non è questione di sottofinanziamento; quello che ha fallito è la pia, ingenua illusione dell'istruzione universale. Insomma, l'Illuminismo è finito da un pezzo! Parliamoci chiaro: al funzionamento di questa società non serve il sapere, ma il saper fare. Il sapere, per dircela tutta, è solo una gran rottura di coglioni. E siccome questa è la società che mi fa campare di rendita su un libro che è uscito sei anni fa, e una serie di articoli uno più scafesso dell'altro che ho potuto pubblicare solo in quanto nemico giurato della camorra de Napule (perchè, detto fra noi, io non so scrivere), sappiate che io questa società la difenderò a spada tratta! Come si può criticare un ordine socioeconomico che tanta prosperità ha creato per coloro che sanno scegliere il vino più adatto da abbinare a questa o quella pietanza? Rendiamoci conto, dunque, del fatto che quella di istruire tutti è un'utopia, illiberale e di un egalitarismo francamente di cattivo gusto, che può sfociare solo in disordini, come quelli creati ieri dagli studentelli camorristi. Bene hanno fatto, dunque, i nostri valorosi tutori dell'ordine, a intommarli di mazzate. Certo, la violenza va sempre condannata, ci mancherebbe altro. Come faccio a sentire le educatissime note di Vinicio Capossela, se le grida di Tizio o Caio vi si sovrappongono? Finché coloro che vengono massacrati di botte avranno il cattivo gusto di urlare, la violenza andrà limitata al minimo. Ma capirete, cari amici, che questo era proprio uno di quei casi in cui una bella mazzolata ci stava tutta.

E passiamo invece alla mia amica Yoani. Mi direte che era chiaramente provocatorio il suo intento, quando per il processo al quale intendeva presenziare non era accreditata. Mi direte che non accreditarla poteva essere al limite anche una scelta ragionevole, visto che a Cuba non la conosce e non la legge un cane. Mi direte che anche nel liberale e legalitario Occidente si celebrano processi a porte chiuse, o potreste farmi notare che ormai tutti nostri corrispondenti di guerra devono portare un badge che li identifica come graditi a questa o quella potenza occupante, e che quelli indesiderati rischiano di essere bersagliati dai proiettili democratici  del buon soldato di guardia al posto di blocco. Ma il punto non è quello. Il punto è che Cuba è uno stato palesemente camorrista. Prova ne sia che i buoni del mondo sono costretti a sottoporla a un embargo che dura da una sessantina d'anni. Per questo, qualsiasi cosa faccia la polizia di quella disgraziata isola, sbaglia a prescindere. Pensate alla raffinata malvagità che hanno dimostrato nel non sottoporla ad alcun tipo di tortura, da poter poi sbandierare come prova della loro cattiveria... La povera Yoani è stata costretta a imporsi uno sciopero della fame e della sete, solo perchè i camorristi agenti della polizia segreta, incappucciata e sadica di Bayamo non si potevano prendere il fastidio di sottoporla a una sessione di waterboarding, come invece i loro omologhi legalitari, liberali e democratici statunitensi non omettono quasi mai di fare nei confronti dei loro fermati politici.

Per questo, cari adepti, vi metto in guardia: la legalità non è sempre una cosa positiva. C'è legalità e legalità. Nel caso di alcuni gruppuscoli di studenti estremisti che vorrebbero riportare la storia indietro a un'epoca oscura in cui la gente di sinistra non sapeva che vino mettere a tavola, la manganellata e il fermo ci sono tutti; ma se si vuole mettere il bavaglio a chi denuncia un regime illiberale e inspiegabilmente ostile al mercato, quella meravigliosa realtà che consente di pubblicare anche a chi non sa scrivere, allora il mondo libero non può restare a guardare! Liberate Yoani! Che cosa? L'hanno già liberata? E che diamine... Questi nemici della democrazia e della legalità non danno proprio soddisfazione...

martedì 2 ottobre 2012

Tu sì 'nu mariunciello


Così Mario Merola apostrofava un giovane Nino D'Angelo, in una perla della cinematografia napoletana della quale ora non ricordo il titolo. E sarà il caso di notare che, persino in un milieu sociale che dell'onestà non ha mai fatto - per ovvi e in parte validi motivi - una bandiera, quel lessema riesce ad assumere un significato negativo. Rubare è sbagliato, è immorale. Tutti lo percepiamo a livello istintivo. Ma se nel caso di un ladro di portafogli o di un rapinatore l'illecito è lampante, un po' più complessa diventa la questione quando parliamo di reati come il peculato o la concussione.

Inutile girarci intorno, in Italia quello che è di tutti spesso non è di nessuno. Ognuno si guarda il proprio orticello, come dicevamo nell'ultima uscita, ognuno bada alla propria più o meno numerosa batteria di galline. D'altra parte un paese che nasce come è nato questo come poteva mai evolversi? Mi fanno pena quegli ingenui che ancora credono alla favola che i Mille di Garibaldi fecero l'Italia. Il Regno delle Due Sicilie era una discreta potenza militare; se le camicie rosse non fossero state precedute dagli agenti inglesi e dalle loro mazzette finite in mano agli ufficiali borbonici, forse non avrebbero avuto vita tanto facile contro un esercito regolare di decine di migliaia di effettivi. Ma poichè la retorica incontra il gusto del pubblico più delle prosaiche verità, la maggioranza degli italiani continua a credere in tutta buona fede alla favola del Risorgimento, e a tutte quelle narrative che la prendono a modello.

Un esempio su tutti, la mistica del cosiddetto "eroe borghese". Falcone, Borsellino, Ambrosoli, tutti martiri per un'Italia migliore. In nome di chi, si chiede il sottoscritto? In nome del 40-45% di italiani che votavano DC, il partito che per decenni è stato il principale referente politico della mafia? In nome di quella piccola borghesia gretta e meschina che non ha mai osato anteporre un principio morale alla sacra pagnotta? Mi dispiace, cari miei, questi signori non sono morti per voi. Sono morti per la loro etica del lavoro, e voi bottegai da due soldi non vi dovreste nemmeno permettere di pronunciare i loro nomi. Soprattutto sulla sponda PD: chi da vent'anni e più demolisce il lavoro che dovrebbe difendere non ha il diritto di sbandierare questi morti come icone.

Perchè se da una parte c'è l'etica del lavoro, dall'altra c'è quella del guadagno. Sta tutta lì, la questione. O perlomeno io non riesco a vederla in altri termini. Torniamo alla scena da cui eravamo partiti. Mario Merola, che lavora al mercato,  se more 'e famme. Sì, perchè il lavoro, in questa società, in genere è mal retribuito, e non per caso o per fatalità. Nino D'angelo, 'o mariunciello, tene 'e llire. Ha i soldi, perchè ruba. Ruba come Franco Fiorito, er batman, come mezza regione Lazio, come Formigoni, come Mastella, ecc. Come l'intera classe politica italiana. La differenza è che il rubare di questi signori non è basato su logiche di mero opportunismo come quello del nostro mariunciello, ma è sistematico. E, che vi piaccia o no, il fatto che questi signori rubano dà loro la possibilità di far funzionare meccanismi clientelari che reggono una parte significativa dell'economia di questo paese.

"Legalità", odo gridare dal loggione. Ricordate un'altra epoca della nostra storia in cui si faceva spesso appello a questo concetto, in cui i media attaccavano con tanta foga i mariuoli? Io sì. Era il 1992, e il pool di Milano lanciava l'inchiesta Mani Pulite. Molti corrotti e corruttori finirono in carcere, alcuni si suicidarono, altri si autoesiliarono. L'Italia oggi è un paese migliore? C'è più lavoro, più ricchezza, più benessere?

Attenti al ladro con la faccia pulita, quello che sembra tanto per bene, e che cerca di convincervi che tutto va bene fin tanto che si osserva la legge. Le leggi le classi egemoni se le fanno a loro uso e consumo, dopo aver consolidato la loro posizione sfidando l'ordine pre-esistente. I liberali del 1830 sono stati cospiratori e carbonari, quelli del biennio 1919-20 hanno assistito all'ascesa del fascismo praticamente senza alzare un dito. In cosa consiste la vera onestà? Nel lavoro. Nelle mani e le menti di uomini e donne che trasformano la realtà per creare ricchezza materiale e spirituale. Una ricchezza finalizzata al benessere e al progresso, non all'arricchimento di una classe sulle altre. Chi ti fa lavorare, sempre di più e per salari sempre minori, per arricchirsi alle tue spalle, ti sta derubando. E adesso vuole togliere di mezzo i mariuncielli, i ladri di portafogli, per avere il campo libero e rubare meglio. E' retorica, quella della legalità. Un concetto impalpabile e privo di aderenza alla realtà. L'onestà, invece, non è soggetta ad equivoci: ha la consistenza, il sapore e l'odore della sconfitta.