lunedì 1 agosto 2016

Smart

Cari adepti, iniziati, epigoni e catecumeni, buongiorno. Oggi parliamo di come ci stiamo rincoglionendo. Voi sapete che il vostro umile servo è da svariati anni dedito allo studio dell'idioma della perfida Albione, che parla come il partigiano Johnny, ovvero come un maledettissimo lord. Eppure sono in pochi a essere infastiditi quanto lui dall'uso improprio di lessemi mutuati da questa bella lingua. Ad esempio, la parola che dà il titolo al post. Tutto bene fin quando usiamo il termine anglosassone per riferirci al computer: lo hanno inventato loro, pertanto non esisteva un termine in italiano per designarlo. Lo si può chiamare "calcolatore", traducendo il suo nome inglese, ma non cambia poi molto. Cosa diversa quando esiste una parola in italiano per esprimere un concetto, ed esiste da secoli. Smart vuol dire "intelligente". Non è un concetto importato dall'estero: le fonti storiche attestano la presenza di esseri intelligenti in Italia quando gli inglesi erano perlopiù dediti a scavare a mani nude nelle paludi per raccogliere torba, o a scappare quando vedevano un vichingo. Ma oggi essere intelligente non ha più senso: oggi possiamo essere tutti smart.
 
Quell'oggetto che vedete nella foto è uno smartphone, un "telefono intelligente". La domanda, almeno per quanto mi riguarda, sorge spontanea: per quale motivo, e in che modo, un telefono dovrebbe essere intelligente? Per carità, capiamoci, si tratta di un arnese utilissimo, se lo si usa con criterio, ma perchè definirlo "intelligente"? Sembra quasi che si chieda a questa macchina di sopperire a eventuali carenze intellettive dell'utente...
 
Non sembra, è così. In due anni di insegnamento, ho visto usare gli smartphone per mettere in atto praticamente qualsiasi comportamento scorretto e diametralmente opposto ai fini dell'educazione. Risposte a domande sulla letteratura scaricate da siti tipo "skuola.it" (sì, con la K...) fino all'uso dei traduttori automatici, passando per la consultazione di amici "bravi" su Whatsapp. L'intelligenza è a portata di clic; non è una qualità, è un prodotto di consumo, un'offerta commerciale. 
 
So che in moltissimi non si rendono conto dell'importanza dell'educazione; si tratta di una di quelle cose delle quali capisci l'importanza quando vengono a mancare. Chi ne ha ricevuto una non ha idea di cosa voglia dire l'ignoranza, quella vera, fin quando non la vede. Relazionarsi con un adolescente che ha passato la vita a scaldare un banco è come trovarsi di fronte a una persona con dei moncherini al posto delle braccia. Hanno diciotto anni e ragionano come se ne avessero dodici; sono palesemente incapaci di fare scelte e prendere decisioni. Non sono smart. Però hanno tutti lo smartphone. Meno male.