Nei giorni scorsi, su Facebook, ho avuto una mini-diatriba con un personaggio piuttosto noto della scena musicale partenopea, che non citerò perchè non merita ulteriore notorietà. Del resto, qualcuno di voi saprà già di chi si tratta, o lo scoprirà tramite la spettacolare efficienza del
social network in questione nel far sapere a tutti i fatti di tutti. Premetto subito che il livello dello scambio di vedute è stato molto basso, tant'è che immediatamente il personaggio ricorreva a insulti; per dirla tutta, io ero intervenuto a diatriba in corso, dato che il primo bersaglio della sua ira funesta era stato un mio amico. Il tutto per via di una frase del musico riportata sulla bacheca di un terzo amico, che faceva da anello di congiunzione. Via via che i toni si esasperavano e che il linguaggio deteriorava, alla polemica si sono aggiunti altri partecipanti. L'atteggiamento del musicante, lungi dall'offendermi o dal provocarmi travasi di bile, mi ha riportato indietro alla mia gioventù, nei primi anni '90, quando Napoli era tanto, ma tanto diversa da oggi.
Raccontiamola, allora, la favola di quel tempo che fu. C'era una volta una città in fermento, soprattutto per quanto concerne la componente studentesca. La "Pantera" aveva avvicinato o riavvicinato molti giovani e giovanissimi alla politica, e le esperienze di occupazione e autogestione di scuole e università aveva fatto rinascere, dopo il letargo degli anni '80, un certo tipo di socialità. In questo clima nacquero le esperienze di
Officina 99 e del Tienamment', due centri sociali che, quasi da subito, presero direzioni diverse. Le differenze erano molteplici: il primo si trovava nella periferia orientale della città, il secondo in quella occidentale; il primo era occupato, il secondo semplicemente autogestito; ma, soprattutto, il primo era di ispirazione chiaramente e indubitabilmente marxista, mentre il secondo era animato da principi meglio defiinibili come "libertari". All'epoca, quando si era più giovani e le parole si usavano come accette, si diceva semplicemente che Officina era dei comunisti, il Tienamment degli anarchici.
Per diverse ragioni, che vanno dai gusti musicali alle propensioni ideologiche, passando per l'ubicazione, io mi trovai a frequentare prevalentemente il Tienamment. Anzi, per dirla tutta, a Officina ci sarò stato un paio di volte, senza peraltro pentirmi di non esserci stato più spesso. Perchè le differenze ideologiche fra i gruppi che animavano l'uno e l'altro spazio si traducevano in pratiche di gestione profondamente diverse.
Il Tienamment' ha portato avanti per anni progetti di autoproduzione e ha dato spazio a realtà musicali locali che altrimenti, in un'epoca in cui molti generi erano ancora "segregati", non avrebbero avuto un posto in cui esibirsi. Von Masoch, 77 Spreads, Lavori in corso...a molti di voi, che anagraficamente invidio, questi nomi non diranno niente, perchè sono nati e rimasti in un circuito di centri sociali e audiocassette doppiate con le copertine fotocopiate in bianco e nero. Tutt'altra storia rispetto ai 99 Posse, per fare il nome più ovvio e scontato, lanciati da Officina e subito presi dalla Flying Records, per poi lanciarsi in un una cavalcata trionfale che li avrebbe portati alla notorietà a livello nazionale, passando per una serie di tappe che ne avrebbero messo in discussione la coerenza. Lo comprai, il primo vinile dei 99 Posse. C'erano su due pezzi, "Rafaniello" e "Salario garantito". Il primo parlava di quelli che sono rossi fuori e bianchi dentro, come il ravanello. Naturalmente, il giudice di quando eri rosso dentro era il compagno miliziano di turno che, quando c'era qualche concerto a Lettere occupata, ti estorceva la "sottoscrizione obbligatoria" di 5000 lire...E quanti soldi che ho dato a questa gente di cacca...
Vi stupisce che a Napoli esista fin dagli anni '70 una contiguità fra criminalità organizzata e una parte della sinistra antagonista? A me no. Perchè dietro c'è la stessa logica: quella del clan. Il disoccupato organizzato che si siede per terra all'incrocio del Museo Nazionale, il luogo più trafficato di Napoli in assoluto, e minaccia di bloccare la circolazione fin quando non gli daranno un lavoro, o addirittura di darsi fuoco, segue la stessa logica: non si batte per il diritto al lavoro, ma per estorcere un impiego agli amministratori locali, per sè e per i suoi amici. Del resto la "posse" era, nel selvaggio West, un gruppo di cittadini che, ricevuto mandato dallo sceriffo, amministravano la legge in modo sommario, spesso impiccando gli indiziati di reati all'albero più vicino, senza porsi il problema di allestire
un processo degno di tale nome.
Una dottrina politica nasce dallo studio di alcuni uomini e donne, passa per la condivisione delle loro idee, e si incarna nella prassi di chi la interpreta, consapevolmente o meno. Naturalmente, a diversi retroterra corrisponderanno diverse letture, tanto a livello individuale che geografico. Il marxismo di Trotskij o di Gramsci, ad esempio, non è lo stesso del c
ompagno miliziano estorsore di cui sopra. In un paese feudale, fazioso,
mafioso, non è affatto sorprendente che un'idea nata per migliorare l'essere umano assuma caratteri in contrasto con la sua stessa essenza più profonda, quando finisce in mano a persone poco attrezzate a recepirla veramente.
'A pazziella mmano 'o criaturo, si dice in napoletano: il giocattolo in mano al bambino. E allora quando la
posse si impadronisce dell'Università, occupandola, non si comporta molto diversamente da un qualsiasi signorotto rinascimentale che conquistava una qualsiasi rocca. E mi costringe a pagare per entrare in un luogo pubblico.
Un signorotto rinascimentale, in una illustrazione di Gustavo Dorè.
Secondo il Machiavelli, era dedito alla pratica della sottoscrizione obbligatoria. Se parli a queste persone del PCI cominciano a latrare, si fanno venire la bava alla bocca. Eppure, sebbene mai organizzati in una struttura partitica, hanno seguito le stesse logiche, almeno in parte. Leninisti fino al midollo in questo, i loro leader storici hanno usato il consenso raccolto per consolidarlo in un potere che però non è servito a combattere battaglie politiche
serie, per migliorare le condizioni di vita di quel proletariato a loro tanto caro; ma piuttosto per dare loro lustro e carisma, e per creare vere e proprie lobby, come del resto quelle che hanno fatto prosperare Officina e i suoi rampolli, mentre al Tienamment' eravamo impegnati a schivare le molotov che ci tiravano i
proletari del quartiere, i cui omologhi di Gianturco erano invece stranamente tolleranti e mansueti.
Di che pasta siano fatti i cattivi maestri lo sappiamo bene. I professionisti dell'armiamoci e partite; quei signori colti e distinti, tutti di estrazione rigorosamente borghese fra l'altro, che nascondevano dietro un linguaggio quasi esoterico e un ricorso smodato all'ipotassi idee violente e irresponsabili. Si sa, alla fine della battaglia per terra restano i soldati semplici, al massimo i caporali, non certo i generali. E così oggi Toni Negri è a fare i cazzi suoi a Parigi, mentre tanti dei ragazzi che a suo tempo gli andarono dietro si sono fatti la galera, qualcuno si è rovinato la vita, e qualcuno addirittura è morto. E tutto questo, vale la pena dirlo, per non ottenere assolutamente niente, se non fare il gioco degli architetti della strategia della tensione. Se prima la DC e poi Berlusconi sono riusciti a ottenere consensi plebiscitari grazie all'anticomunismo è soprattutto merito di certi metodi di lotta. Il musico di cui sopra era troppo giovane allora per guidare, e dunque seguiva; e rivendica con fierezza di aver messo il passamontagna. Ma oggi, dopo tanti anni, tante sconfitte, e tanti mojitos, ritiene evidentemente che sia giunto il suo turno di salire in cattedra. Silenzio, bambini, e a chi non si comporta bene 7 in condotta!
Spero per il senescente musico che riesca a trovare nei suoi adepti, certamente numerosi, quel senso di appagamento del proprio bisogno di narcisismo che evidentemente brama. Non se ne abbia a male se quello straordinario strumento di conoscenza e comunicazione che è Internet ha fatto nascere un modo diverso di esprimere e condividere il dissenso, più critico, più complesso, più
democratico di quello che è familiare a lui. Ma che dico? Parlo di democrazia? Dovrebbe essere evidente, a questo punto, che si tratta di un concetto del tutto alieno a gente della sua risma. Io chiedo scusa a chi dovesse reputarsi offeso da questo post, perchè non era mia intenzione; e torno alla mia vita di borghese proletarizzato. Chissà se in Rete trovo qualcosa dei 77 Spreads...
La copertina di un demotape dei 77 Spreads: fotocopia su carta di Gustavo Dorè.