mercoledì 15 febbraio 2012

La voce del padrone



Preso dalla noia dell'inoccupato perdigiorno, ho acceso poc'anzi il televisore. Si tratta per me di un'ultima risorsa, di un tentativo estremo, del rinnovare il beneficio del dubbio a un mezzo di comunicazione ormai evidentemente avviato a un peggioramento costante e progressivo. Sky: un miliardo e mezzo di canali, di cui una decina, sì e no, guardabili. Scorrendo i programmi, mi sono imbattuto in un uno di quegli show fatti con mille lire che ormai costituiscono il 99% del palinsesto nella sua totalità: "the dog whisperer", atrocemente tradotto in italiano come "uno psicologo per cani". Sorvolando sulla sconfortante crisi delle professionalità legate al mondo della televisione e del cinema, vi dirò subito cosa ha attirato la mia attenzione. "Colui che sussurra ai cani", al secolo César Millán, rimproverava la coppia dall'aria affabile e simpatica proprietaria del cane in questione per l'eccessivo lassismo nel rapporto con l'animale stesso. Il cane va messo in riga, insisteva l'ispanico dallo sguardo vagamente torvo, solo imponendo la vostra disciplina riuscirete ad avere un compagno docile e obbediente. 

A questo punto, cari lettori, non ho potuto fare a meno di pormi una domanda: ma se io compro un cane, o lo prendo dalla strada o da un canile; insomma, se accolgo in casa un amico a quattro zampe, è perchè cerco compagnia o un essere vivente da assoggettare alla mia volontà? Naturalmente non nego che un cane debba rispettare il proprio padrone, ma non vedo perchè questo non dovrebbe valere anche in senso contrario. E allora la mia mente, seppure impigrita dal dolce far niente, recentemente riconquistato, ha fatto un'associazione: c'è un altro programma, più o meno della stessa tipologia, in cui si assiste spesso allo stesso tipo di script. "Supertata USA" va in onda verso le 9.30 della mattina, orario da casalinghe, ed ha pertanto come argomento le tribolazioni di alcune famiglie americane, così disperate e spaesate di fronte al compito di educare i propri figli da dover ricorrere ai servigi di una governante inglese. Anche qui, sorvoleremo sul fatto che la Gran Bretagna ha un tasso di criminalità minorile spaventoso, probabilmente senza eguali nel mondo occidentale, per cui io una governante la farei venire da qualsiasi paese del mondo meno l'Inghilterra. Osserveremo invece che anche in questo caso, in cui si ha a che fare con degli esseri umani, l'approccio è lo stesso: si bada prima di tutto all'obbedienza, alla sottomissione, alla disciplina. Non so se i casi seguiti dalle supernannies siano reali o inscenati per la telecamera, ma questo non cambia la sostanza delle cose: i bambini vanno gestiti in un rapporto rigorosamente asimmetrico, esattamente come i cani.

Ora, sarà vero che io ho problemi con l'autorità, e certo non me ne vergogno, semmai ne faccio un vanto. Ma è possibile concepire la convivenza domestica come una questione di disciplina e obbedienza, trasformando di fatto il focolare in caserma? Se un bambino piange, se un cane abbaia, è moralmente accettabile trattare questi comportamenti come infrazioni o fastidi arrecati al padrone/genitore? Non è piuttosto un dovere di questi ultimi sforzarsi di capire il motivo di quei comportamenti e porvi rimedio? E allora, dato che purtroppo ho passato anni e anni della mia vita a studiare invece di rubare e toccare le femmine, è scattata un'altra associazione, in virtù di ciò che resta nella memoria di un esame dato anni fa.


Nel 1524, in piena riforma protestante, i pezzenti si ribellarono in molte regioni dell'odierna Germania, e presero le armi. Contro chi? La gente povera e ignorante non bada a sottigliezze, ha un solo nemico: il potente, a prescindere dall'abito che porta. Che sia la tonaca del chierico o il mantello del nobile, il pezzente lo riconosce, perchè non è vestito di stracci come lui. E, direi con ragione, vuole conferire alla sua regione lombare le proverbiali sembianze del tarallo. Ignoro come si dica arrevuoto in Alto Tedesco; so però che Lutero deluse parecchio gli insorti, condannandone le rivolte e chiosando che chiunque detenga una qualsiasi autorità la deve direttamente a dio, il quale gliela toglierebbe se lo ritenesse indegno di esercitarla. Verrebbe da chiedersi, allora, come Lutero giustificasse la sua stessa ribellione al papato, ma è ben noto che il florido frate non era una mente eccelsa, e che il più sprovveduto dei domenicani se lo sarebbe mangiato a colazione. 

Ma non usciamo fuori traccia. Concludiamo il ragionamento iniziato. Dunque, Lutero inizia una vera e propria rivoluzione, salvo poi correggere il tiro di fronte alle spaventose conseguenze delle sue bravate, e di fatto porre le basi per una nuova dottrina dell'obbedienza, dovuta non più all'autorità morale del clero, ma a quella secolare e politica  dell'aristocrazia. Un altro signore di teutonici natali, vissuto molti anni più tardi, ci ha spiegato come siano i rapporti economici e i modi di produrre e distribuire la ricchezza a fare la storia, e che anche dietro personaggi straordinariamente carismatici e apparentemente unici ci sono processi di graduale mutamento. L'indebolimento dei legami feudali, il nuovo modo di fare la guerra (con la polvere da sparo) che rendeva obsoleta la cavalleria come istituzione, i progressi nella navigazione che cominciavano a consentire l'apertura di nuovi mercati hanno permesso che un panciuto e teologicamente non eccelso crucco lasciasse la sua impronta sulla storia del mondo. E quegli stessi cambiamenti e processi hanno portato alla nascita del mondo moderno, capitalista e colonialista, un mondo in cui ha ragione non chi riesce a dimostrarlo in un confronto dialettico, ma semplicemente chi ha il coltello dalla parte del manico. Sapete che non ho la minima simpatia per la chiesa cattolica, ma fra Lutero e Calvino da una parte, e la Controriforma dall'altra, io scelgo la Controriforma. L'etica e la teologia protestanti sono una serie ininterrotta di aberrazioni disumane, dalla dottrina della predestinazione alla convinzione che la povertà sia un segno dello sfavore divino. Tutto a uso e consumo delo nuovo modo di fare soldi e di immaginare il consorzio umano: non più un qualcosa di regolato, per quanto ingiuste possano essere le regole vigenti,  ma come una fossa dei gladiatori, una lotta perenne, tutti contro tutti. Per tornare alla televisione, come The Weakest Link, il famoso gioco a premi britannico in cui otto concorrenti devono collaborare per far crescere il montepremi, ma eliminarsi a vicenda dopo ogni turno per poi rimanere in due soli a contendersi il denaro accumulato.

Guardando a ciò che sta accadendo in Grecia in questi giorni, e più in generale al modo in cui si è trasformato il mondo negli ultimi decenni, senza che i popoli si indignassero, protestassero, dessero fuoco alle banche e ai parlamenti, mi viene da interrogarmi sul ruolo svolto dall'etica dell'obbedienza che mi sono sforzato di descrivere. Non ci sono abbastanza manganelli da costringere centinaia di milioni di persone a sopportare  in silenzio soprusi e raggiri. I padroni di questo mondo hanno bisogno di psicologi per cani e supertate che ci ricordino a ogni ora della giornata l'importanza della disciplina, della cieca sottomissione a un'autorità autoriferita, priva di fondamento morale. Siamo cani da tenere al guinzaglio, strattonare, finanche prendere a calci. Ma non prendiamocela troppo: se faremo i bravi, magari il padrone ci regalerà un bell'osso di plastica.


sabato 11 febbraio 2012

Storia d'anarchia e diabete



Cari amici del Bradipo, come sapete uno dei obiettivi nel creare questo blog era quello di recuperare storie perdute, dimenticate da tutti, e ridare lustro e dignità a eroi ignoti senza volto. Oggi intendo parlarvi di Gualtiero Santamadonna, anarchico, intellettuale, martire della criminalità organizzata e della glicemia alta. Di lui la storia non ci ha consegnato una fotografia, un ritratto, neppure una descrizione fisica; ma gli eroi son tutti giovani e belli, per cui  immaginatelo come più vi aggrada. 

Nato nel 1859 a San Marcellino d'Aversa da un bracciante e una lavandaia, viene sin da giovanissimo destinato al lavoro dei campi. A nove anni Gualtiero è già al lavoro nelle piantagioni di percoche, assoggettato a condizioni di lavoro durissime, orari disumani e caporali senza pietà. In questi anni si forma lo spirito ribelle del Santamadonna, che a soli quindici anni lo porta a fuggire da quella vita durissima e senza speranza di riscatto, per cercarne una migliore a Napoli. Qui conosce il Malatesta e l'idea anarchica, alla quale rimarrà legato per tutta la vita. Ben presto, però, entra in polemica con il suo maestro. Pur essendo rigorosamente analfabeta, Gualtiero ha le idee molto chiare: rifiuta nettamente ogni forma di ricorso alla violenza, dichiarandosi fermamente convinto che sia possibile convertire il mondo attraverso la dolcezza dei frutti di bosco. Così, a soli sedici anni, Gualtiero fonda una setta massonica di rito scozzese, sotto l'egida della quale attorno a lui si stringono fruttivendoli, pasticcieri e rivoluzionari orfani di una causa.

E. Malatesta, maestro e mentore di Santamadonna 

Gualtiero impara a leggere e scrivere da autodidatta. Dopo aver pubblicato un libello dal titolo "Terra e libertà, pane e fragole" (del quale purtroppo non ci sono arrivate che citazioni sparse nell'opera altrui), il Santamadonna si dedica anima e corpo a un progetto oltremodo ambizioso: creare, sul finire del XIX secolo, un ghiacciolo al gusto di fragola con un'anima di fiordilatte, da brandire come gioiosa arma contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Al termine di anni e anni di ricerca, duro lavoro e svariati tentativi, il sogno di Gualtiero prende forma: si chiama Fragolibero, e rappresenta l'affrancamento da ogni schiavitù per mezzo degli zuccheri e del fruttosio. Naturalmente, come i più perspicaci di voi avranno intuito, si tratta dell'antenato dimenticato del Fiordifragola, che molti anni dopo sarebbe stato spacciato da una famosa quanto disonesta ditta di gelati come una sua brillante invenzione. Nessuna traccia rimane nei libri di storia delle manifestazioni organizzate dal Santamadonna fra il 1881 e il 1902, il cosiddetto ventennio rosso, in cui migliaia e migliaia di lavoratori, artigiani, studenti e disoccupati percorrevano le strade della città campana brandendo ghiaccioli alla fragola. Il Fragolibero diventa un segno di riconoscimento tra gli aderenti al movimento, costretto ad operare nella clandestinità dalla dura repressione di uno stato insensibile alle istanze dell classi subalterne, e al richiamo del dolce e carnoso frutto. 

Ma non è lo stato borghese l'unico nemico di Santamadonna: da quando un capoclan locale si burla di lui per via dei suoi spessi occhiali, Gualtiero giura eterna inimicizia alla camorra, contro la quale scrive violentissime invettive, fino al grave incidente del '97: il Santamadonna, coadiuvato da alcuni adepti della sua setta, fabbrica una rudimentale granata ripiena di ghiacciolo alla fragola, e la scaglia nel basso ove ha residenza il guappo che l'aveva canzonato, Taniello Sfaccimma. Alcuni passanti lo odono gridare "viva l'anarchia, viva la fragola!" prima di  lanciare l'ordigno nell'abitazione. L'esplosione investe lo Sfaccimma, la sua numerosa famiglia e un compare di battesimo, che muoiono tutti all'istante di diabete fulminante.

Taniello Sfaccimma, in una illustrazione di Gustavo Dorè

L'inchiesta viene archiviata per l'omertà degli abitanti del quartiere, e da allora in poi nessun camorrista darà più noia al nostro Gualtiero. Ma un altro nemico, ben più pericoloso della camorra, sta per sferrare il suo attacco al rivoluzionario: la glicemia alta. Il consumo continuo di ghiaccioli alla fragola ha ormai minato la sua salute: Gualtiero finirà in un letto d'ospedale il 15 aprile 1902, e non si riprenderà più. Il 7 maggio dello stesso anno, a soli 43 anni, Gualtiero Santamadonna esala il suo ultimo respiro. Viene sepolto in una tenuta del suo agro aversano, oggi adibita a frutteto. Indovinate un po' quale frutto producono quegli alberi...