Bettino Craxi. Uno che mangiava, ma ti lasciava le briciole.
Innanzitutto sarà il caso di fare una precisazione: io faccio parte di quella categoria di fessi avvezzi a rispettare le regole. E non solo per il timore delle sanzioni in cui potrei incorrere se non lo facessi, ma perchè ci credo, nelle regole. Non nell'imposizione autoritaria, che è cosa diversa, ma nella necessità di autolimitarsi nella propria libertà ed autonomia per non nuocere al prossimo. Alcune leggi o norme possono apparire ingiuste o esserlo palesemente, e in quel caso non ho difficoltà a ignorarle del tutto. Ma appropriarsi di ciò che non è nostro, al di là di qualsiasi discorso sulla natura della proprietà, è indubbiamente immorale qualora lo si faccia ai danni del nostro prossimo e non di istituzioni senza volto e senza legittimità.
Detto questo, devo confessarvi di avere negli ultimi tempi una certa nostalgia di Bettino Craxi e della Prima Repubblica. Quando c'era lui l'Italia era prospera. Ladrona, come oggi, ma prospera. Io, figlio di un'insegnate e di un contabile, facevo due mesi di vacanze all'anno. Luglio mare, agosto montagna.
Certo, era un sistema inaccettabile. E arrivarono Di Pietro & co. a spazzarlo via, a botte di sentenze. Io gioivo nel veder cadere i sobri corrotti del tempo che fu, perchè non sapevo cosa sarebbe venuto dopo. L'alternanza di pagliacci corrotti, privi di qualsiasi velleità di governo, e di quella nuova sinistra che man mano ha scoperto il suo vero volto di subdolo e spietato alfiere del più bieco neoliberismo.
Dopo vent'anni di questa jacovella condita di programmi di "approfondimento" per lo più finti e asserviti alle istanze di questa o quella parte politica, non c'è neanche più bisogno della politica, ridotta a mero teatrino di inciuci più o meno avvincenti. Guardatelo, Mario Monti: è Darth Vader senza la maschera. Dietro i baffetti di D'Alema, l'emaciato pallore di Fassino, la zella di Bersani, c'era lui. Lui e i suoi amici tecnocrati, con le loro teorie economiche antisociali, da manicomio criminale. Se quando avevo 17 anni e occupavo il mio liceo la parola socialdemocrazia mi sembrava una bestemmia e Bettino era il nemico da trasformare in insaccati, oggi darei 10 anni di vita per poterli riavere indietro. A questo siamo. E adesso scendo a farmi un paio di birre e cercare di non pensare a quanto è profondo il baratro.
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