Anno nuovo, vita nuova? Manco per idea. La stessa vita di sempre, un eterno presente che si trascina stancamente, senza che si apra il benché minimo spiraglio al cambiamento. Siamo o non siamo in Italia? Siamo o non siamo un popolo fatto a brandelli dall'austerity, dalla disinformazione, dall'idiozia nelle sue mille e più manifestazioni pubbliche, sulla cui carcassa il nemico infierisce impietoso? Come, dunque, aspettarsi uno slancio d'orgoglio, o anche solo un debole segno di vita, da questo cadavere sfigurato? Non possiamo che trascinarci verso una morte che si spera non tardi ad arrivare, come Jeff Goldblum nel finale de La Mosca.
L'aspetto più avvilente di questo lento declino è il fatto che alcuni di noi non riescono a rivestirsi di quell'involucro di incoscienza che ci salverebbe, se non altro, dalla consapevolezza delle sabbie mobili in cui stiamo beatamente sprofondando. Alcuni di noi si ostinano a credere che sia tutto un brutto sogno, che un bel giorno ci sveglieremo e ci saranno l'equo canone, la scala mobile, Novantesimo minuto e il Napoli di Maradona. Perché su, andiamo, vi sembra plausibile che in un paese dell'Europa Occidentale, nel 2015, sia possibile pubblicare sulla versione online di un quotidiano a diffusione nazionale un articolo come questo? In virtù di quale arcano e perfido sortilegio un certo modo di scrivere, un tempo giustamente rivolto alle parrucchiere e alle portiaie, ha invaso i quotidiani e i blog di approfondimento politico? Non che io abbia qualcosa contro le parrucchiere e le portinaie, fin quando sono coscienti di essere gente umile e culturalmente svantaggiata, e si misurano la palla. Perchè io, cari i miei, la palla me la misuro davanti a chi è meglio di me, e ritengo che sia non solo una questione di buon gusto, ma né più e né meno che di civiltà. Quando le parrucchiere e le portinaie escono dal loro degno, utile ruolo e prendono la penna in mano, dovrebbe suonare un campanello d'allarme.
Se volete capire come l'immigrazione viene subita dagli italiani, dovete evitare di leggere queste guardaporta d'alto bordo e farvi un giro nei quartieri presi d'assalto dai migranti. Sì, perché saranno anche il 7%, ma non si distribuiscono equamente sul territorio. Nel quartiere dell'autrice dell'articolo, ad esempio, dubito che ce ne siano molti, a parte quelli a servizio. Nei rioni popolari, dove possono permettersi una stanza o un appartamento diviso in cinque o sei, si notano tanto. Ve lo assicuro, da domiciliato in Via della Maddalena. E siccome, oltre al coraggio, molti di costoro sono per svariate ragioni portatori di disagio e di notevole cazzimma, cose che di tanto in tanto si traducono in comportamenti non proprio simpatici o episodi di violenza, a qualcuno hanno cominciato a stare sul cazzo. Ora io, partendo da questa semplice e facilmente riscontrabile verità, vorrei provare a parlarne non come farebbe una persona intelligente e colta (misurarsi la palla, sempre!), ma almeno utilizzando un minimo di buonsenso.
L'immigrazione non è certo scevra da aspetti negativi. In effetti, gli aspetti positivi sono pochi, a ben vedere. Ne abbiamo già parlato nell precendente post, per cui non mi dilungo. Siamo davanti a una vera e propria tratta degli schiavi che pennivendoli di infima caratura vorrebbero far passare per una manifestazione, naturale quanto lodevole, dell'umano spirito di intraprendenza. Perché sbaglia chi ce l'ha con gli immigrati? Perché sono creature moralmente superiori, incapaci di fare il male, che non arrecano e non potranno mai arrecare alcun fastidio a noi che abbiamo la disgrazia di dirci italiani? No, non per questo. Perché, se qualcuno mi spara, io non devo prendermela con la pistola o il proiettile, ma con chi ha premuto il griletto. Ecco perché non riesco a tollerare articoli come quello che ho linkato: perché quella retorica da due soldi è la foglia di fico della completa indifferenza del potere politico rispetto al benessere dei cittadini. Un benessere al quale si prepongono le possibilità di quadagni illeciti, e soprattutto vergognosamente immorali, che i migranti offrono. Dobbiamo avere il coraggio di farla cadere, quella foglia di fico. Non negare che qualcuno stia sparando, ma additare l'assassino, invece dei bossoli sul selciato.
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