lunedì 24 aprile 2017

L'ordalia del fuoco, il Socialismo e la barbarie



C'è uno spartiacque che oggi è molto più importante delle presunte differenze fra Destra e Sinistra, diventate ormai due diversi segmenti di mercato, nella maggior parte dei casi. Si tratta della differenza fra coloro che credono all'idea di fine della Storia (ovvero la stragrande maggioranza degli Italiani e dei cittadini europei occidentali in generale, a giudicare dai loro processi politici) e coloro che non ci credono. Questi ultimi guardano con occhi più critici a quello che accade nel mondo, come a qualcosa che continua la storia del Novecento, rispetto a cui non vedono cesure. I primi, di contro, applicano quello che al vostro umile servo sembra una forma di pensiero magico agli eventi succedutisi fra il 1989 e il 1991, con lo sgretolamento del blocco orientale. Un po' come il visigoto spettatore dell'ordalia del fuoco, traggono dal fatto che l'imputato non sia riuscito a camminare sui carboni ardenti la conclusione della sua colpevolezza. La Storia ha emesso il suo giudizio: gli uomini non sono tutti uguali, e mai potranno esserlo. Di più: uguaglianza e libertà sono inconciliabili fra loro, e la seconda è naturalmente preferibile alla prima, perché insomma, è chiaro, qualsiasi coglione può farcela nella società dei reality e delle favolette politically correct. Io non voglio essere di più nell'uguaglianza, voglio avere di più. Questo, ovviamente, perché sono subalterno fino al midollo, e non potete pretendere che la mia ambizione vada oltre il feticismo della merce, la necrofilia del consumo.

La Storia non è finita, si è fermata a riposare. Ed appare sempre più preoccupantemente evidente che dovrà rimettersi in marcia, che non c'è stabilità in questo modo di produrre, distribuire, consumare e intendere la vita. Quale strada prenderà è da vedere, ma non potrà rimanere ferma ancora a lungo. Chi la orienterà? Mi sembra chiaro: coloro che non si fanno ingannare nel crederla finita. A quale prezzo? Questo dipenderà dalla consapevolezza che avranno i visigoti ai bordi del percorso infuocato che quella prova li riguarda e ci riguarda tutti; che alla fine di quella passerella rovente c'è una vita decente per tutti, senza la minaccia dell'esclusione, della privazione, della guerra. E che chi ci ha messo i carboni ardenti è l'unico, vero nemico.

Ma i Visigoti non brillano, parafrasando un vecchio cantautore francese, ni par le goût, ni par l'esprit. Fin quando saranno tali, non potranno che applicare alla realtà i principi interpretativi superstiziosi e fallaci che costituiscono le uniche risorse di una società senza cultura scritta. Ne consegue che il mondo si salva in un solo modo : con l'educazione. Non crediate di proteggere i vostri figli, di fare il loro bene, nell'essere permissivi e poco esigenti. Fidatevi, la Storia non è finita. Non vi illudete, non finirà fino a quando le masse dei lavoratori e dei miserabili, i soliti, eterni imputati della storia, non riusciranno a superare l'ordalia. Se amate i vostri ragazzi, preparateli a camminare su quei carboni ardenti, o preparateli alla barbarie.

 

mercoledì 19 aprile 2017

Difendere la città

Signore e signori, buonasera. In attesa di Barcellona-Juventus, parliamo un po' di questa nuova iniziativa del sindaco De Magistris: uno sportello per denunciare chi parla male di Napoli. La nostra città va difesa, giusto. Come? Con una forma di segnalazione non dissimile da quella che taluni sfigati rancorosi fanno nei confronti di questo o quel personaggio che su Facebook riceve qualche consenso e qualche like in più di loro.
 
Io sono carne di macello, sono emigrante, lo sapete. Se me ne sono andato, è perché la mia città natale qualche difettuccio ce l'ha. Se non altro, offre molto poco in quanto a opportunità lavorative. E tanti altri sono i limiti di cui si potrebbe scrivere, se non temessi di finire sul patibolo di questa nuova Inquisizione partenopea.
 
Intendiamoci bene, io non mi vergogno delle mie origini. Sapete perché? Perché significano molto poco, ve lo assicuro. I vizi napoletani sono, per la massima parte, vizi italiani. E lo stesso vale per la maggior parte dei nostri pregi. Da Genova a Napoli cambia l'accento, e poco più. Noi italiani siamo imbroglioni, pigri, bugiardi, fanfaroni. Gli ingredienti del cocktail sono questi, le quantità variano leggermente da città a città, da regione a regione. Ah, dimenticavo, e siamo campanilisti. Questo ci porta a vedere solo il bello del nostro luogo natio, e tutto il male delle altrui contrade.
 
Volete difendere Napoli? E allora vivete da persone per bene. Lavorate con serietà e passione, vivete la città in cui abitate (qualunque essa sia) con senso civico, crescete bene i vostri figli, pagate le tasse. E poi, quando qualche miserabile vi giudica per la vostra provenienza, scrollate le spalle e fatevi una risata: il napoletano serio si difende così.