Cari amici, ho la netta sensazione che il mondo sia oggi conteso fra due categorie di persone, delle quali non so quale sia la più temibile: gli sciocchi e gli amorali. Spesso queste due qualità coesistono negli stessi soggetti. E allora la missione del Bradipo, poiché tra l'idiozia e la sopraffazione, va detto, scarseggia anche l'esprit, è quella di intrattenervi con delle simpatiche arguzie.
Ogni tanto, lo confesso, leggo dei libri scritti fitti fitti e senza figure. Non so quale insana libido mi spinga a farlo, dal momento che viviamo in una società completamente immune alla forza delle idee, ridotte al ruolo di corredo dalla valenza estetica più o meno apprezzabile della inattaccabile etica dei cazzi propri. Mi piace però pensare che sia più serio dare pane al pane, vino al vino, e catene alle catene.
L'osservazione che vorrei fare è piuttosto semplice, e per illustrarla mi servirò di riferimenti a una serie televisiva che forse qualcuno di voi conosce, Boris. Questa serie l'ho amata, perché credo che mostri l'Italia più o meno per quello che è, e ci vogliono coraggio e bravura per raccontare la realtà, e non uno spaccato selezionato e sanificato della stessa. Ma basta con questi toni seriosi, veniamo al dunque without further ado, come dicono ad Atripalda.
Io sostengo che la storia dell'Europa dal 1989 ad oggi possa essere letta attraverso la calzante allegoria della troupe di René Ferretti. Nel 1989, in maniera inaspettata per il general public, come si suole designarlo a Cancello Arnone, viene giù il muro di Berlino. La notizia viene raccontata con trionfalismo, anche con una certa commozione di contorno, nella migliore tradizione di quella che nella parlata dell'agro nolano viene chiamata human interest story: la Germania è di nuovo una, uomini con tagli di capelli che necessitano di spiegazioni si abbracciano, le donne piangono, i giovani mostrano euforici i pezzi di sfravecatura che hanno preso al fu-muro come tanti scalpi, e le parole "libertà" e "democrazia" riecheggiano in ogni dove. Era successa una cosa molto semplice: qualcuno aveva gridato "apri tutto, Biascica!", perché la poetica del maestro in quel momento lì era la completa apertura. Ricordate la fotografia di Beautiful? Ecco, quella era la politica del neoliberismo degli anni '80, del "abbiamo l'esclusiva", del passaggio da una società densa di rapporti umani regolati e vincolanti in quanto carichi di aspettative, a una società sempre più fliuda e, infine, liquida.
Gradualmente, com'era inevitabile che fosse, ad aprire tutto, a inondare di luce un set pieno di attori cani, è venuto fuori il brutto. La soluzione è stata semplicissima: quando il dottor Giorgio faceva qualcosa di moralmente reprensibile, in realtà non era lui, ma il suo gemello cattivo. Il gemello cattivo in questione è stato chiamato, a turno o in sincrono, "fascista", "razzista", "sovranista" e via discorrendo. Strutturalmente, le stesse identiche politiche creavano la società più aperta alla differenza della storia della modernità e il degrado più abietto delle periferie, ma chi osava suggerire che, forse, si poteva anche pensare di chiudere un po', veniva immediatamente coperto di improperi, come fa sempre Biascica con Lorenzo, lo stagista che è molto più competente di lui e di quasi tutti sul set, e proprio per questo è universalmente antipatico.
Tutto questo dare addosso a Lorenzo ha quindi un presupposto: la mancanza di professionalità e di etica professionale della troupe. Se tu a Duccio dici di aprire tutto, lui apre tutto; se gli dici di chiudere, lui chiude. Alla fine gli è indifferente. Le sue priorità, come sa bene chi conosce la serie, sono altre. Ultimamente, in modo inaspettato come era successo nel 1989, perché certi processi non sono visibili da vicino, ma solo in prospettiva storica, a Biascica è stato detto di chiudere tutto. A quella stessa regia che prima non si peritava di trasformare il set in un bagno di luce è parso opportuno regolarsi così. Adesso, se rivolete la luce, dovete accettare la poetica del maestro, la dovete smettere di rompere i coglioni. Intanto, ci hanno lasciati in mutande, come Lars von Trier. Per favore, non dite più che un'altra televisione è possibile, o il dottor Cane ci manda tutti per stracci.
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