Cari amici, il bradipo è ancora vivo. Certo, fra mascherine e coprifuoco parlare di vita è un clamoroso overstatement, come dicono a Battipaglia, ma sappiate che le mie funzioni vitali sono, grosso modo, nella norma.
Dopo il dramma di Vittorio Elia, che anni fa riscosse un discreto successo, torno dall'oblio per parlarvi di un altro dramma: quello del moro di Venezia. Come forse sapete, io ho il vizio di andare quasi sempre contro il sentire comune e le nozioni condivise; per questo vi dico che Otello NON è il dramma della gelosia, ma dell'integrità perduta.
Sì, tutti conosciamo la famosa citazione sul mostro dagli occhi verdi - la gelosia, ovviamente - che dileggia il cibo di cui si nutre. Ma ricordiamoci che quelle sono parole di Iago, il diabolico antagonista di Otello, che muove i personaggi come marionette attraverso le sue menzogne E allora, come se fossimo in una crime fiction, ricostruiamo gli eventi che hanno portato al delitto, e capiremo la verità.
Otello è un generale dell'esercito della Repubblica di Venezia, pur non essendo veneziano. Al suo servizio c'è un ufficiale, veterano di molte battaglie, di nome Iago. Nel momento in cui resta vacante un posto di prestigio nella gerarchia militare, Otello gli preferisce Cassio, un fiorentino senza molta esperienza come soldato. Insomma, un raccomandato, un damerino forestiero che non ha versato una sola goccia di sangue, né di sudore, al fianco del moro. Questo suscita la gelosia di Iago (certo, è il lui il primo a provarla), il quale architetta un piano per distruggere Otello: gli farà credere che la sua giovane moglie Desdemona, che lo ha sposato contro il volere il volere del padre e le convenzioni sociali, lo tradisce con Cassio. Due piccioni con una fava.
Per raggiungere il suo scopo Iago sa di dover minare la fiducia di Otello in Desdemona; contemporaneamente, deve creare un motivo affinché Desdemona si mostri empatica nei confronti di Cassio. Deve, insomma, creare un'illusione coerente, credibile, che mandi in pezzi l'amore del suo generale per quella che noi sappiamo essere una ragazza non solo innocente, ma buona d'animo. Ci riesce convincendo sua moglie a rubare il fazzoletto donato da Otello a Desdemona come pegno d'amore. Il fazzoletto verrà poi usato per mettere la pulce nell'orecchio dell'uomo, quando Iago insinuerà di averlo visto addosso a Cassio. Il fatto che Desdemona interceda a favore del fiorentino presso il marito, dopo una rissa fra soldati in cui il primo era stato coinvolto, scatena i sospetti del moro. Questa è la prima picconata nell'edificio dell'amore di Otello: è così che comincia a rompersi l'integrità del suo mondo.
Certo, da questo momento in poi, la gelosia comincerà a divorare il poveraccio, ma siamo già al terzo atto. Un altro mondo era già andato in pezzi: quello di Iago. Ed ecco che vediamo impazzire di gelosia Otello, i cui comportamenti diventano sempre più bizzarri, fino al limite del grottesco. E poi succede qualcosa di inatteso: Otello recupera la lucidità. Otello, e qui è il punto, non uccide Desdemona in un accesso di rabbia, ma in ossequio a una necessità morale. Soffocando Desdemona, che continua ad amare nonostante tutto, conta di riacquistare la propria integrità. Non si tratta di onore, no. Il vecchio generale afferma chiaramente che Desdemona deve morire, o tradirà altri uomini. Si tratta di giustizia, si tratta di rimettere a posto le cose, di fare pulizia. Il dramma di Otello, quello più vero, quello più atroce, non è il tradimento di Desdemona, ma quello di Iago, che lo spinge a privarsi di quanto di più prezioso ci fosse nella sua vita. Il dramma, insomma, può essere letto come una cautionary tale, secondo l'espressione comunemente usata a Cercola, Volla e San Giorgio a Cremano, che ci mette in guardia contro la menzogna, quel terribile veleno che corrode il tessuto della nostra integrità e ci trasforma in nemici inconsapevoli di noi stessi.
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