Salve, lettori del Bradipo. Ancora una volta, a scrivere è Rigoberto Saviani, difensore della legalità, depositario del quinto e sesto segreto di Fatima e guardiano del Santo Sepolcro. Solo io posso dirvi come si fa la vera pasta e fagioli con le cotiche, come si tolgono le macchie più ostinate dal velluto a coste, e dove sono la ragione e il torto in qualsiasi diatriba. Per questo ho approfittato di questo spazio gentilmente offertomi dal Bradipo, che è tutto sommato un buon uomo, ma sostanzialmente ignorante e impreparato, privo del mio spessore filosofico e del mio fascino di intellettuale tenebroso e condannato dalle minacce dei malvagi gaglioffi casalesi ad andar di terra in terra, come gli anarchici di Lugano, Ugo Foscolo e l'Ebreo Errante.
Ebbene, è proprio di questo popolo che tanto ha sofferto, che vorrei parlarvi. Scacciato senza colpa (altro che anarchici, quei camorristi bombaroli!) dalla terra che lo stesso Jahweh, nella sua infinita e parziale misericordia, gli aveva assegnato; perseguitato per secoli da popoli invidiosi del suo primato nella classifica del favore divino; sputato, deriso, perseguitato, sterminato...e quando finalmente arriva il nostro turno di metterci sotto qualche povero cristo e farlo piangere con le lacrime come un moccosiello di tre anni, tutti a romperci i coglioni! E si fa???
Scusate, ma quello che è successo ieri all'Assemblea delle Nazioni Unite è assolutamente vergognoso e intollerabile! Non è questa la strada verso la pace, come ha giustamente fatto notare il moderato e ragionevole Benjamin Netanyahu. Si comincia facendo sedere un fetente di palestinese come membro osservatore, e si finisce che pretendono pure loro l'acqua potabile. No, qui una cosa deve essere chiara, e se nessuno ha il coraggio di dirla o scriverla sarò costretto a farlo io: noi siamo un popolo in credito di atrocità. Scusate, ma secondo voi perchè un paese che ama atteggiarsi a baluardo della civiltà occidentale nel Medio Oriente va a schiaffare la stella di David sulla bandiera, se non per creare una sacrosanta confusione, oserei dire una quasi perfetta corrispondenza, fra identità religiosa e identità nazionale? In culo al principio di laicità dello stato! Noi siamo lo stato ebraico, tutto quello che ci fidiamo di fare a quei quattro pastori seminomadi lo dovete considerare un risarcimento, e dovete rendervi conto che lo facciamo anche in nome e a beneficio di quegli ebrei che, dimentichi dello spirito dell'Antico Testamento e della proba e divina crueltà di cui abbonda, si fanno prendere da una poco virile pietà nei confronti dei palestinesi, che nel ranking del favore di Jahweh sono penultimi, seguiti solo da una tribù cannibale dell'Amazzonia che non è mai entrata a contatto con l'uomo bianco, e che io conosco in virtù della mia onniscienza.
Ma il mondo non ha ancora capito che qualsiasi criterio di equanimità è inapplicabile, nel nostro caso? Che il solo ipotizzare una mediazione fra i nostri diritti e i presunti diritti dei palestinesi ci offende profondamente? Ma cosa credevate, quando avete legittimato l'idea sionista? Di poter ragionare con noi? Io, Rigoberto Saviani, non posso che togliermi il cappello davanti all'operazione realizzata in Terra Santa: a questa perfetta sintesi di rispettabile legalità e prevaricazione camorristica, insaporita dal delizioso gusto retro della teocrazia.
Scusatemi, l'amico Bradipo scalpita, protesta, si sbraccia. Mi fa notare innanzitutto che il titolo di questo mio articolo riprende quello di una canzone dei gloriosi Punkina, e che dunque sarebbe giusto citarli; e inoltre, come avrete già capito, ha la temerità di dissentire ancora una volta dalle mie idee. Dice, e lo cito testualmente, che tutte le religioni, con i loro testi, paramenti sacri e variegati strumenti di tortura andrebbero confinate ai musei. Come corollario di quanto appena detto, sostiene che il fondamento di qualsiasi autorità politica deve risiedere nel mandato popolare, non in quello divino; e se su un medesimo territorio convivono più confessioni religiose, a tutte va accordato lo stesso status, essendo l'esistenza di tutte le divinità ugualmente indimostrabile. Che la separazione fra stato e chiesa, fra potere temporale e spirituale, fra identità religiosa e identità nazionale, è ben chiara al mondo occidentale, e la nebulosità che assume quando si comincia a parlare di Israele è indice di completa estraneità alla tradizione di pensiero illuminista e post-illuminista (fatta eccezione per Rocco Buttiglione, il Cardinale Ruini e altri che potete ben immaginare). E chiude affermando che non gli garba punto che una manica di invasati sanguinari abbia a disposizione l'arma atomica; in particolare in virtù del fatto che il vecchio concetto del potere deterrente degli arsenali nucleari va a farsi benedire quando si mette in mezzo l'Iran. La bomba atomica di Israele è giusta e democratica, quella di Ahmadinejad è fondamentalista e ribalda.
Bene, amico Bradipo. Non sono d'accordo con te, e francamente me ne sbatto di quello che ha detto Voltaire, ma siccome tu mi fai scrivere sul tuo blog immagino di doverti fare delle piccole concessioni. Però adesso lasciami concludere il mio ragionamento. Quello che è successo ieri, amici, è una grave provocazione, come si evince già dal titolo di questa mia ennesima lectio magistralis. Jahweh è molto contrariato, ci ho parlato dieci minuti fa, e vi garantisco che ha un diavolo per capello. Lasciate che ve lo dica con molta chiarezza, al fine di dissipare ogni equivoco: la pace in Israele sarà una conquista definitiva solo quando l'ultimo palestinese sarà rinchiuso in un recinto, senza terra, senza acqua, senza possibilità di riscatto individuale o collettivo. Se non vi sta bene, non protestate con me; prendetevela con il Dio che ordinò ad Abramo di sgozzare suo figlio Isacco, se avete il coraggio.