Come forse saprete, ieri il Sole 24 Ore ha pubblicato una classifica della qualità della vita in varie città italiane, nella quale Napoli figura al penultimo posto. Peggio di noi solo Taranto, sversatoio dei veleni dell'ILVA. A questa graduatoria lo scrittore napoletano Erri De Luca ha risposto con la seguente dichiarazione:
Il Sole 24 ore pubblica una statistica sulla qualità della vita secondo
la quale Napoli è all’ultimo posto. Ignoro i criteri di valutazione ma
dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città
che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a
differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza
coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose
squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali.
Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del
golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il
vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria
leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e
della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso
entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della
vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la
geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita
l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un
“Ma faciteme ‘o piacere”.
Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.
Per consiglio, nelle prossime statistiche eliminate Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare.
Ora, io non ce l'ho con Erri De Luca. Il suo problema è solo uno: quello di fare parte della percentuale di napoletani che, per diritto di nascita, per merito o per una combinazione di questi due fattori, riescono a tirarsi fuori dalla melma. Tutto vero, quello che ha detto. Ma capirete che il Capo di Posillipo rischia di venire meno alla sua funzione consolatrice, se lo si guarda dal posto di osservazione della miseria e del degrado. La città vive di notte perchè la gente non ha bisogno di andare a letto presto per svegliarsi riposata la mattina, come succede in luoghi con un minore tasso di disoccupazione. Se i prezzi della focaccia e del saltimbocca sono bassi è perchè la maggior parte dei napoletani vive con poco o pochissimo, e se la merce costasse di più rimarrebbe invenduta. Il caffè, la pizza, le canzoni, l'ironia, sono tutte cose vere, ma fanno parte della nostra cultura, sono un retaggio della nostra storia. Sarebbe ora che a Napoli la gente cominciasse a guardare avanti, anziché passare la vita a rovistare nel cascione di un passato presuntamente glorioso, e della misera eredità che ci ha lasciato. Con quello strano "oggetto a forma di chitarra" ci possiamo letteralmente pulire il culo.
Una classifica della qualità della vita deve tenere conto della vivibilità di una città, non di quanto è bella la cartolina. Deve tenere conto di come è amministrata, dei suoi servizi, delle sue infrastrutture, e soprattutto, dal punto di vista di una persona di sinistra - quale è sicuramente Erri De Luca - di come ci vive la povera gente, i lavoratori, il sottoproletariato. Non tu, scrittore di successo e benestante, quando torni a visitarla. Lavorare a Napoli, spostarsi a Napoli, trovare un soluzione abitativa a Napoli, pagare una cazzo di RCA a Napoli; di questo dobbiamo parlare. Di che cosa vuol dire nascere in un quartiere che cade a pezzi, da genitori disoccupati o sottoccupati, quando non proprio organici a quel sottobosco economico e sociale che spesso si designa con il termine vago e generico di camorra. Di quali prospettive possa avere chi decide di aprire un'attività produttiva o commerciale in questa città, e a quali difficoltà e limiti vada incontro. Poniamoci queste domande, e credo che alla fine dovremo dare ragione al Sole 24 Ore. A Napoli si sta male. Il che non vuol dire che questa città non abbia grandissime potenzialità, ma che non le esprime. E non le esprimerà mai, se continuiamo a rifugiarci nella retorica del sole, del mare e della sfogliatella.
In ultimo, sarà opportuno chiarire che nessun napoletano ha motivo di sentirsi offeso da quello che ho scritto. O meglio, mi correggo: se questa città vi sta bene così, sentitevi pure offesi. Se avete votato la classe dirigente che ha sistematicamente saccheggiato questa città e questa regione fin da quando io ne abbia memoria, sentitevi offesi. Se pensate che sia normale per un napoletano avere pretese più contenute rispetto a un vicentino o a un savonese, sentitevi pure offesi. Erri De Luca in parte ha ragione, c'è un fattore di cui la classifica in questione non ha tenuto conto: si chiama Questione Meridionale. E acconciarsi la bocca con la proverbiale tazzulella 'e cafè non la risolverà.
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