Amici, compagni, cittadini; compatitemi, se potete. Mentre il nuovo avanzava, io retrocedevo. Mentre una storia già scritta si faceva il trucco per ripresentarsi sotto mentite spoglie, come una vecchia puttana ormai inchiavabile che rinnova il look per non farsi riconoscere, io mi infrattavo nei meandri della minorità. Ti conosco, vetusta meretrice, non mi freghi. Da qui non esco. Sì, lo ammetto, mi avevi quasi fatto quando ti sei girata di culo, ma era destino che prima o poi dovessi ammiccare, è prassi puttanesca consolidata; ed è lì che ti ho sgamata. E arriva un punto in cui bisogna avere la dignità di preferire un dignitoso onanismo, un sano solipsismo sessuale, al coito con una casa caduta culona. Sì, mi piacciono le allitterazioni.
Ma di che sto parlando? Facciamo marcia indietro. Ultimamente ho letto un bel libro, che consiglio a tutti: Uomini come dei, di H.G. Wells. Quello de La macchina del tempo, La guerra dei mondi e L'uomo invisibile. In Men like gods (naturalmente l'ho letto in lingua originale, nel mio anfratto di minorità si parla inglese) un giornalista londinese che scrive per una testata moderata e decadente all'inizio degli anni '20 decide di prendersi una vacanza. Non sopporta più il suo direttore, un uomo petulante finanche nel cognome (Mr. Peeve), e non sopporta più il giornale, espressione di un punto di osservazione vecchio, superato. La pace costruita a Versailles è chiaramente instabile, Mr. Barnstaple lo sa bene, dal momento che la gran parte degli articoli pubblicati dal Liberal consiste in invettive contro questo o quel paese straniero. In poche parole, Mr. Barnstaple è esaurito. E allora si mette in macchina e parte.
Al volante del Pericolo Giallo (perfino nella scelta del soprannome della sua automobile si riverbera la paura che attanaglia l'epoca in cui vive), il nostro inizia a guidare più o meno senza meta. E siccome le cose migliori si trovano sempre quando non si cercano, Mr. Barnstaple finisce in quella che i nerd chiamano una curva spazio-temporale (credo), ed è catapultato in un universo parallelo. Questo mondo è simile alla Terra, per molti versi, ma molto più evoluto, essendo circa tremila anni avanti. Mr. Barnstaple si sente paradossalmente a casa, su Utopia, a differenza di altri terrestri che percorrevano la stessa strada nello stesso momento, ed erano quindi finiti su quello strano mondo con lui. Lì, fra uomini così evoluti da sembrargli divinità, trova le risposte che la cultura decadente della Terra, da poco uscita dall'immane massacro della Grande Guerra, non riesce a darsi.
Ecco, vi dicevo del mio anfratto di minorità. Siccome non conto molto sulla possibilità di finire in una curva spazio-temporale, la mia Utopia io cerco di ritagliarmela dal mondo che ho a disposizione. Un mondo, va detto, non privo delle sue meraviglie. Per esempio, sul sito dell'Ansa si dà la parola al Mago Zurlì, il quale ci assicura che Oscar Giannino non ha mai partecipato allo Zecchino D'Oro. "E 'sti cazzi non ce li metti?" direbbe qualcuno più volgare di me. Mamma santa, come va piano l'evoluzione. Non quella biologica, naturalmente non parlo di quella. Parlo dell'evoluzione culturale della specie umana. Fra il monoteismo totalitario e patriarcale dei nostri antenati e gli uomini come dei di Wells si frappongono Giannino, il Mago Zurlì, il Partito Democratico e tante altre creature da bestiario che potrete ben immaginare. E allora compatitemi, se non capisco che cazzo andate dicendo; io mi sono chiuso nell'anticamera di un futuro che non vedrò mai.
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