Le chiacchiere non riempiono lo stomaco. Come dubitarne? A meno che non si parli di quelle che si mangiano a Carnevale, e che a Roma sono note con l'appellativo di frappe (pure la chicca di dialettologia vi regalo), le chiacchiere non sono commestibili. E allora perchè buona parte del popolo italiano se ne riempie costantemente la bocca?
Se fossi colto e preparato, indagherei sulla possibilità che questo atteggiamento affondi le radici nella Roma repubblicana, con il suo esasperato parlamentarismo, e il suo culto della retorica che infinite rotture di coglioni addusse agli italici studentelli. Badate che oggi sparo a zero. E la prima vittima è Marco Tullio Cicerone, che scriveva manco la chiavica. Scrivere bene vuol dire farsi capire al volo, arrivare immediatamente al lettore, per quanto complessi siano i concetti che tratti. Spostare il soggetto in culo a tua sorella non ti rende migliore di nessuno, brutta merdaccia. Io ti maledico, in saecula saeculorum.
Se la Roma dell'età repubblicana ci ha lasciato in eredità il gusto del parlare difficile, e dell'abusare della pazienza altrui, quella imperiale è stata un punto di riferimento imprescindibile per la nostra penosissima esperienza dittatoriale. Penosa due volte: la prima in quanto dittatoriale; e la seconda in quanto il fascismo è stato la schifezza delle dittature. Adesso non c'è bisogno di approfondite analisi, non è questa la sede, e non sarò certo io a regalarvele, tanto meno nel presente stato d'animo. Io sono un saltimbanco, un giullare che si dona a voi attraverso la parola per essere dileggiato ad libitum. E visto che ho subito l'influenza della cultura britannica, che scherza su tutto, io vi parlerò del fascismo in termini giullareschi e sbarazzini. Per la gioia dei post-comunisti politically correct.
Come è nato il fascismo? In breve, un manipolo di Arditi e altri reduci di guerra si è riunito, ha deciso che alla testa di questo paese c'era gente che si parlava addosso e non riusciva ad affrontare il pericolo rosso e gli altri problemi che ci relegavano al ruolo di paesucolo; da lì sono nati i Fasci di Combattimento, embrione di quello che sarebbe diventato il PNF. E la sinistra, nel frattempo, che faceva? Non mi sogno nemmeno di analizzare qui e adesso le cause della sua inerzia, della sua titubanza, anche perchè vi basterà leggere Gramsci per farvene un'idea secondo me abbastaza chiara. Il fatto è che il Partito Socialista, e poi anche il neonato Partito Comunista d'Italia, tenevano in mano. In breve, ignoravano bellamente le ragioni per cui era nato il Fascismo. L'ordine esistente si era rotto, e si era davanti a un bivio: rivoluzione dei lavoratori, o "rivoluzione" della borghesia.
E così Mussolini e i suoi fanno la marcia su Roma. Aiutati non poco dalla scelta di socialisti e comunisti di sconfessare gli Arditi del Popolo, gli unici che invece di parlarsi addosso contrastavano il fascismo nell'unico modo possibile, ovvero nell'azione. E adesso pensate che i fascisti, saliti al potere con un colpo di stato (sebbene penosamente somigliante nella forma a una gita fuori porta) inizialmente ti lasciano lì il parlamento, e non ti mettono neanche fuori legge i partiti rossi. La schifezza della dittatura, come dicevo. Per fare una dittatura come si deve, serve un'opposizione da reprimere.Ci vuole il delitto Matteotti per far capire alla sinistra parlamentare italiana dell'epoca che bisogna FARE qualcosa. Naturalmente, a quel punto è tardi. Puoi andare sull'Aventino, puoi andare sul Tuscolano, sul Nomentano, dove ti pare. Hai già perso.
Qualcuno oggi paragona il M5S al Fascismo, e Grillo a Mussolini. Personalmente, questi accostamenti mi fanno ridere. D'altro canto, se un movimento così dirompente è venuto fuori ci saranno delle ragioni. La reazione della "sinistra" di oggi (parlamentare, ma non solo) è essenzialmente la stessa di quella di allora: bla bla bla. Come ci piace chiacchierare, diceva la Ferillona nazionale in una pubblicità, qualche anno fa. E vabbè, voi chiacchierate, mentre le imprese chiudono e la gente si butta a mare. L'Italia cambierà senza di voi, in un senso o in un altro. Farete la fine di Marco Tullio Cicerone, ammuffirete nella soffitta della cultura morta e inutile, con la vostra ampollosa retorica e le vostre proposizioni in cui non si riesce mai a trovare il soggetto. Io, da ex latinista anglofilo, ho una sola cosa da dirvi: Romani ite domum.
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RispondiEliminaLa storia non si fa certamente né con i sé né con i ma... però, se le organizzazioni che si definivano all'epoca rivoluzionarie (fossero esse anarchiche, socialiste o comuniste), non si fossero perse in ciance e lotte intestine, ma avessero risolutamente sostenuto e contribuito alla costruzione dell'arditismo popolare, anziché tacciarlo di vere o presunte impurità e/o contraddizioni - come del resto indicavano Lenin, Gramsci e la III Internazionale - probabilmente l'argine contro la reazione montante sarebbe stato molto più solido. Cosa che avevano ben capito tutti coloro che si consideravano anarchici, socialisti e comunisti, che senza indugi hanno dato il loro contributo agli arditi del popolo, unendosi risolutamente alle masse contadine, ai soldati reduci della prima guerra mondiale, agli operai e al popolo lavoratore che andavano organizzandosi contro la borghesia più infida e retriva i cui interessi sarebbero poi stati ben interpretati dal nazi-fascismo. loro non attesero gli ordini superiori delle direzioni nazionali che mai sarebbero arrivati.
RispondiEliminaParole sante, Ciro!
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