martedì 14 maggio 2013

Una cagata pazzesca


 Cari amici vicini e lontani, buonasera. Stasera sono un po' più afflitto del solito. Non basta essere poveri (e brutti) ed essere snobbati dal gentil sesso: ci si deve mettere anche la stupidità e la meschinità dei tuoi simili. Oggi pomeriggio ho assistito, in qualità di tirocinante e futuro docente, a un collegio d'istituto. Ormai non ho più il minimo dubbio: passerò il resto della vita a combattere in una trincea. Starò come d'autunno sugli alberi le foglie.

Vi tedierei oltremodo se facessi un resoconto della riunione. Come al solito, il Bradipo cerca di donarvi qualche immagine, qualche suggestione, qualche minuto di buonumore o, nei casi più eclatanti, di riflessione. E allora riflettete, se vi pare, sul fatto che appena mi sono accomodato sulla sedia ho notato sul muro alla mia destra una lunga citazione di C. Pisacane, tratta dal Saggio sulla Rivoluzione. Sul muro opposto c'era il famoso passaggio di Gramsci sull'indifferenza. Ma è stato quello di Piscane, che non conoscevo, a colpirmi di più. Un elogio della libertà, vista dalla prospettiva di un anarchico, pertanto come inscindibile dall'uguaglianza. Il passaggio parlava anche di nazionalità, un concetto che forse in italiano contemporaneo sarebbe meglio reso dal termine cittadinanza. Dopo tutto il buon Pisacane vive assai prima del tragico spartiacque del fascismo, esperienza invece ben conosciuta dal suo infausto dirimpettaio, e che ha pesantemente condizionato e alquanto problematizzato il concetto di identità nazionale di tutti noi italiani.

Ma bando alle chiacchiere. Ricordate il prof. Riccardelli? Mi sono sentito come lui, quando finalmente il rag. Fantozzi prende la parola dopo la proiezione dell'ennesimo pesaturo cinematografico. "Chissà quale profondo giudizio estetico avrà maturato in tutti questi anni" sono le parole del sadico direttore. In modo non dissimile io, di fronte a un passaggio in cui si parlava in maniera abbastanza chiara e netta di rifiuto dell'autorità, di superamento della divisione della società in classi e di indipendenza da padroni stranieri, ho pensato: "Chissà a quale augusto e nobile dibattito daranno luogo i dotti che impartiscono il sapere in cotanto tempio del pensiero critico". E adesso ve lo dico.

Sul megaschermo è proiettato un foglio Excel, con diverse voci corrispondenti a diverse attività pomeridiane extracurricolari, ad ognuna delle quali corrisponde una cifra. Si parla di soldi. SOLO di soldi. Sono pochi, e ognuno ne vorrebbe di più per sé. Gli studenti? Un oggetto misterioso. Se ne parla solo al momento di stabilire i criteri per promuovere o bocciare. L'insegnamento? La formazione? Vi si fa un vago accenno solo in relazione ai corsi pomeridiani di preparazione agli esami di lingua straniera (quelli tipo British, per capirci), in vista di un eventuale CLIL. CLIL che però non si può fare, perchè colui che sospetto essere l'unico insegnante dell'intera scuola con le palle prende il microfono e dice che, in base alla sua esperienza di docente di inglese, non ci sono i presupposti. I suoi colleghi che insegnano materie altre dalle lingue sono troppo scamorze.

E io mi chiedo: ma non ci sono temi generali da affrontare? Perchè non parlano del numero inaccettabile di assenze collezionate da alcuni studenti? Perchè non cercano di darsi una risposta circa i traguardi formativi sempre più modesti raggiunti dagli alunni? Perchè se un ragazzo non frequenta un'attività extracurricolare non esiste? Ah, a proposito, parlando di attività extracurricolari: si depennano dalla lista il laboratorio di discussione sulla Costituzione e quello sulla filosofia. Resta una Corazzata Potemkin di nozioni poco appetibili e mal trasmesse, da impartire a una massa di studenti annoiati, disarmati, condannati a lasciarsi divorare dalla cultura dominante, a schiattarsi la testa e pensare che il mondo sia un dato immutabile. 

Ormai soffro in silenzio, aspettando la fine questo strazio come il torturato aspetta la fine del suo supplizio. Ma ecco che Pisacane, ispirato forse dall'aspra invettiva contro gli indifferenti che ha proprio di fronte a sé, si materializza nello stupore generale e prende la parola. "Signora dirigente scolastica!" tuona il patriota e sovversivo, "volevo dire anch'io una parola." Pausa drammatica. "Questa scuola è una cagata pazzesca!" Novantadue minuti di applausi. Ma applaudo solo io. Ahimé, era tutta una fantasticheria, un'allucinazione causata forse dal burnout al quale nessun docente - presente o futuro - può sperare di sfuggire.Pisacane non si è materializzato, è ancora inchiodato al muro come un Cristo fatto di lettera morta, e la preside sta ancora parlando di chi si deve mangiare quel poco di fondi che ci sono.

Sapete che vi dico? Lasciate che i fanciulli vengano a me. Forse a loro, in qualche remoto angolo del cervello, resta qualche briciola dello spirito libertario ed egalitario che anima la citazione affissa alla parete. Voi educatori sembrate tanto quei soldati che scendevano la scalinata con i fucili spianati. Quando vi sento parlare mi vengono in mente l'occhio della madre e la carrozzella del bambino. Per cui la scena con la regia del Riccardelli, col montaggio analogico quasi meglio di quello del maestro, ve la girate voi. Io indosso l'elmetto e scendo in trincea. Come si chiama il mio film? Che ne dite di Uomini contro?


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