Per quanto dura e avara di soddisfazioni sia la vita, una incontrovertibile verità mantiene sempre accesa la spia della speranza: c'è sempre qualcuno più cretino di te. Quando quel cretino è un servo, e le circostanze lo obbligano a difendere un padrone palesemente indifendibile, la cretineria viene fuori prorompente, a zampilli. E tu, pur senza salario, senza una compagna, senza una scheda sonora decente per registrare le tue residue, patetiche velleità musicali, ti senti un po' meno peggio del solito.
Quando un giornale come il Daily Mail, e non qualche oscuro sito Web, pubblica un articolo come questo, vuol dire che il giocattolino sta cominciando a rompersi. La special relationship fra Stati Uniti e Gran Bretagna rischia di non essere poi così speciale nei prossimi anni, di fronte all'emergere di una differenza piuttosto profonda nei paradigmi culturali. Non me ne vogliano gli amici statunitensi, ma qui in Europa siamo un po' meno fessi e ingenui della maggior parte di loro, e il presidente nero può nascondere fino a un certo punto la sagoma di un imperialismo dai contorni quasi ottocenteschi. Non basta buttare lì un Adolf Hitler o un Saddam Hussein a convincerci della necessità di un intervento militare, specialmente quando poi viene fuori che tu, con questo esecrabile tiranno, ci sei andato a cena. Era buono, allora? Mi spiego: Hitler non ha ucciso sei milioni di ebrei on the spur of the moment, come dicono a Casavatore. Lo ha scritto, lo ha teorizzato, che gli ebrei erano il nemico. E non è che avesse tanta simpatia nemmeno per Slavi, nomadi e qualsiasi altra etnia che non fosse quella "ariana". Insomma, uno poteva anche aspettarsela qualche intemperanza dall'imbiachino austriaco. Assad invece no: interlocutore degno di considerazione nel 2009, dittatore sanguinario nel 2013. Come è successo? Una pioggia di radiazioni, come quella che ha investito Bruce Banner? Un trauma infantile rivissuto mangiando una madeleine? Una bolletta persa per colpa di un rigore inesistente dato alla Juve? Niente di tutto questo. Bashar Al Assad ha commesso un fondamentale errore. No, non c'entra niente la brillantina Linetti. L'errore del presidente siriano, a detta del Segretario di Stato statunitense, è stato quello di usare armi chimiche contro il suo stesso popolo.
Benissimo, adesso proviamo a passare al setaccio della ragione gli argomenti di Kerry. Noi non siamo americani, e sappiamo che c'è un'età per giocare a sceriffi e indiani, e si chiama infanzia. Poi, come dice Paolo di Tarso, uno diventa adulto e mette via i giocattoli. La guerra per noi non è un gioco, e per farcela accettare devi fornirci delle buone ragioni. La ragione offertaci da Kerry è la combinazione di due elementi che obiettivamente possono suscitare istintive e fondate reazioni di condanna, se presentate in un contesto di scarsa informazione o, peggio, falsa informazione. Il primo è l'uso di armi chimiche. Chi non prova un moto di sdegno, di sincera repulsione, all'idea che interi quartieri di una città vengano attaccati con gas che provocano estrema irritazione dei tessuti, intossicazione, e infine soffocamento? E deve essere proprio questo il motivo per cui l'uso di napalm da parte degli Stati Uniti in Vietnam causò a suo tempo tanto orrore nell'opinione pubblica. L'altro elemento in questione è la guerra civile. Pur provenendo da un paese che ne vanta una abbastanza lunga e sanguinosa, Kerry non deve aver ben chiaro il concetto di guerra civile. Quello che è in corso in Siria è evidentemente altro. Un paese in cui diverse confessioni religiose convivono più o meno pacificamente da svariati secoli non piomba nel caos da un momento all'altro, senza motivo. E poi, io mi chiedo quanti mercenari stranieri ci fossero sui campi di battaglia di Antietam e Gettysburg. Del resto, a differenza dell'incattivimento repentino di Assad, l'ostilità statunitense verso di lui e il suo popolo poteva già essere percepita nelle parole di Bush Jr., che l'aveva inserita nella sua "nota della spesa" di stati canaglia. Tutto questo, senza parlare del fatto che non una sola prova o indizio della colpevolezza del "regime" siriano sono stati offerti alla considerazione dei popoli statunitense, britannico e francese.
E così, visto che da questa parte dello stagno, lo voglio ripetere, abbiamo smesso di giocare a indiani e sceriffi quando ci siamo visti spuntare i primi peli sul pube, il parlamento britannico ha votato contro l'intervento militare, e secondo l'articolo del Daily Mail quello francese attende di vedere queste famose prove inoppugnabili dell'attacco del 21 agosto per dare il via libera all'operazione militare. Gli statunitensi, invece, agiranno comunque. Statene pur certi. Allo sceriffo del terrore prudono le dita, e solo un grilletto gli toglierà da dosso quella smania infantile di affermare il proprio capriccio al di sopra di ogni ragione. Noi dovremo farci bastare le nostre residue, patetiche velleità musicali e la magra consolazione di non essere così cretini da berci le frottole e le pantomime di democrazia rappresentativa dell'amministrazione Obama.
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