Cari amici, rieccomi a voi. Reduce da una tornata infernale di scrutini, in cui immancabilmente si apre il vaso di Pandora della italica pubblica distruzione, torno a rendere conto degli usuali orrori. Per me, titolare di supplenza su sei classi del triennio, l'orrore in questo momento si chiama 5A e 5C. Costoro, perlopiù ignari di quasi tutto lo scibile umano, dalla scoperta del fuoco in poi, formano un Calibano collettivo che provoca la rabbia del docente nel vedersi rispecchiato in cotanta turpitudine. E neppure sperano di affrancarsi un giorno dalla loro schiavitù, della quale non hanno percezione alcuna. Pascono beati nei prati dell'indeterminatezza come l'agnellino di Blakiana memoria, allietando le verdi vallate con i loro placidi belati. Bene, che belino pure.
V'è stato un tempo in cui il pedagogo si dannava, strappandosi per la disperazione quella rada peluria che ancora gli ricopre il capo, nel tentativo di ridestare nei fanciulli una prometeica scintilla di ribellione alla Vita nella Morte che vinse ai dadi l'antico marinaio di cui cantava il buon Coleridge. Non è stato sempre così serafico, il vostro Bradipo, di fronte all'inerzia dei neuroni che lo fissavano da quegli occhi vitrei, come di squalo. Ma, per quanto si sforzasse, non riusciva a strappare segnali di vita senziente a quei ricettacoli di inanità. Ogni suo tentativo si scontrava con l'impenetrabilità, l'imperturbabilità, l'irremovibilità di quei corpi virtualmente privi di vita, dando luogo a un penosissimo effetto Has Fidanken.
Ma tutto questo, ormai, è solo un brutto ricordo. Il commissario di Lingua e civiltà inglese, quest'anno, al Liceo Artistico, sarà esterno. A qualcun altro toccherà sedersi di fronte a questi ruminanti e ascoltarli violentare la morfosintassi e la logica, mentre un sudore gelido gli imperlerà la fronte a dispetto del caldo estivo. A me toccheranno altri ebeti ruminanti, altri placidi ovini, altri atarassici canidi. Non sarà meno madida la mia fronte, ma almeno, per Giove, non dovrò fingere che Has Fidanken sia dotato di talento. E questa è, in poche parole, l'importanza di essere membro esterno.
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