mercoledì 15 dicembre 2010
I cartoni animati giapponesi, la pedagogia spicciola e l'eterna lotta fra il bene e il male
Bene, l'Italia s'è desta (come accade spesso quando le arriva l'acqua alla gola), e anch'io dunque mi scuoto dal mio consueto torpore, nonostante la temperatura insolitamente rigida di questo dicembre napoletano, e metto la testa a pensare. Naturalmente, essendo io un grandissimo arricchiunito, non prendo neanche in esame la possibilità di uscire di casa e partecipare attivamente alla vita del paese, dando fuoco magari all'auto di qualche piccolo imprenditore berlusconiano evasore fiscale e approfittandone per scaldarmi un po'; no, il mio sederino ignavo rimane saldamente ancorato alla sedia, ma in compenso il mio cervello peppéa come il ragù sul fuoco, per donarvi succulente porzioni di saggia follia.
Tra ieri e oggi il web è stato inondato di foto della manifestazione di ieri, in particolare di alcuni dei suoi momenti più truculenti. Sebbene a me risulti evidente che almeno la metà dei "facinorosi" siano infiltrati delle forze del (dis)ordine, alcuni politici, opinionisti e facce di cazzo assortite hanno approfittato di tali immagini per tirare fuori ancora una volta la storiella dei manifestanti violenti e antidemocratici, come se le manifestazioni di ieri avessero coinvolto solo le poche decine di "facinorosi" che vediamo devastare Via del Corso; e, soprattutto, come se le succitate forze del (dis)ordine non avessero svolto un ruolo principe, come spesso si verifica, nell'innescare la violenza attribuita ai dimostranti.
Bene, io ho una nipotina di sei anni che spesso si trova a guardare i telegiornali, a tavola con suo padre, i suoi nonni e me, e ogni tanto mi pone delle domande sulle notizie che sente. Io le rispondo in termini grottescamente manichei, per cui ormai nella sua personale hit parade del Male Berlusconi ha superato la strega di Biancaneve e tutti gli altri cattivi delle tonnellate di film d'animazione che conosce praticamente a memoria. Un passatempo che apprezzo particolarmente è discutere con lei delle varie punizioni da comminare al nano malefico; anche se, ahimé, si tratta di supplizi piuttosto infantili, come ad esempio fare un sacco di puzzette nel gabinetto e poi chiudercelo dentro. Io penso che questa mancanza di cattiveria agonistica nei confronti di un personaggio della risma di Silvio Berlusconi sia dovuta proprio alla natura dei cartoni animati, prodotto tradizionalmente destinato al pubblico infantile, nell'era del politically correct. Non ci sono più i cartoni di una volta, quelli giapponesi con cui siamo cresciuti noi bambini degli anni '80. Io a 5 anni guardavo Goldrake, non la Sirenetta o la Bella e la bestia, e quindi sapevo che nel mondo esiste un male inestirpabile, che va combattuto a oltranza. I venusiani non finivano mai, il bene non trionfava, ma a stento riusciva a respingere il male puntata dopo puntata. E, badate bene, i venusiani non erano "cattivi" nel senso di moralmente abietti: i venusiani facevano il male in quanto nemici del pianeta Terra. Questi cartoni animati erano realmente educativi, perchè ti mostravano che esisteva un noi e un loro. Ti mostravano come la sete di potere e di dominio sia alla base di ogni forma di barbarie. I tiranni, i nemici della collettività avevano fattezze mostruose, disumane, proprio per evidenziare la loro antiteticità a tutto ciò che è umano. Quei cartoni animati, a loro modo (giapponese), erano libertari. E come non citare, accanto ad Atlas Ufo Robot, capolavori come Jeeg robot d'acciaio e soprattutto Daitarn 3, che oltre a questi bei concetti sul bene e sul male ci offriva anche una finestra sul mondo femminile e sull'interazione fra uomini e donne.
Un po' più tardi uscì Ken il guerriero, un'epopea post-atomica con sottotrama romantica (mancava però la linea comica), in cui una manciata di superuomini riempiti di anabolizzanti si contendevano il dominio di ciò che restava del mondo. Quanta violenza c'era in Ken il guerriero...
Ora, tutti questi psicologi, pedagoghi e opinionisti che parlano in TV o tengono rubriche su quotidiani e riviste spesso ci dicono che i bambini non vanno traumatizzati, non vanno esposti alla violenza, addirittura se guardano un film dove c'è una scazzottata o una sparatoria in più devono essere in compagnia dei genitori. Mi pare che si esageri. Ma non è che forse la ragione per tutte queste preoccupazioni non è la serenità e l'equilibrio dei bambini, quanto piuttosto il senso di colpa rispetto all'ordine sociale ed economico del mondo che consegnamo loro?
Pino Daniele, quando era ancora una persona seria, cantava che i bambini andavano esposti al sole, perchè dovevano capire dove faceva freddo e dove faceva più caldo. I bambini devono sapere come va il mondo, devono sapere che non è un luogo ordinato, giusto, ragionevole. Devono capire che se Ken schiatta la capa a una ventina di fetenti con un solo pacchero a mana smerza non è perchè lui sia un violento o un prepotente, tutt'altro: è semplice autodifesa. Devono capire che alla base della violenza c'è sempre un sopruso, una minaccia, un finto ordine. Le bambine devono smettere di sognare il principe azzurro, perchè nella realtà principi, re e potenti di vario genere e provenienza non sono di solito buoni e generosi; e, quand'anche lo fossero, durerebbero poco sul loro trono, perchè tali doti mal si conciliano con l'esercizio del potere. Devono capire, i bambini, che non c'è ordine prima dell'avvento dell'eroe, e che questi non può contare sull'aiuto di fate o maghi, e pertanto non emergerà necessariamente vincitore dalle sue prove. Devono capire che la vita non è una favola, ma un'epopea, e che il finale dobbiamo scriverlo tutti insieme. E se ne schiatteranno di cape, in questa eterna lotta fra il bene e il male.
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