Oggi ad ora di pranzo, dopo vari giorni passati a promettere, mercanteggiare, sedurre e subornare, il governo ce l'ha fatta. Silvio Berlusconi si salva alla Camera per tre voti. Potremmo passare un buon quarto d'ora io ad affastellare epiteti a carico di tali personaggi, e voi a leggerli. Ma invece io vorrei che questo post fosse una riflessione, se è possibile e opportuno riflettere quando le principali città italiane sono sconvolte da disordini di piazza di una violenza alla quale non eravamo più abituati ormai da molti anni.
In questi giorni di sospensione dell'attività parlamentare l'Italia che non si riconosce in Berlusconi e in questo governo è rimasta con il fiato sospeso, in preda a un senso di angosciosa attesa. Si era come Vladimir ed Estragon, i due personaggi che aspettano Godot nel celebre lavoro di Beckett. E mi sembra che il paragone in questo caso non sia peregrino, visto il livello di assurdità che ha raggiunto la vita politica italiana. Un altro elemento che potrebbe rendere legittimo l'accostamento è che Vladimir ed Estragon sono in genere rappresentati come barboni, mendicanti cenciosi, uno stato patrimoniale dal quale ormai pochi italiani possono dire di essere realmente lontani. E il parallelismo si spinge oltre: che succede in Aspettando Godot? Niente. E niente è successo oggi.
I protagonisti della non-vicenda parlano fra loro senza in realtà dire niente; personaggi minori entrano ed escono di scena, alludendo talvolta a Godot, ma senza fornire indicazioni certe e precise circa la sua venuta. Soprattutto, non sappiamo per quale ragione i due poveracci aspettino Godot, e come quest'ultimo intenda aiutarli. Insomma, vorremmo uscire da questo tunnel lungo 16 anni, ma non sappiamo come fare. Aspettiamo qualcosa di non ben chiaro, che ovviamente non arriva. Anche l'azione, finanche nelle sue forme più decise, come assaltare una camionetta e darle fuoco, è improntata a un generico malessere per il quale non saprei individuare una cura. Se domani, per assurdo, Berlusconi decidesse di rimettere il suo mandato nelle mani di Napolitano, i nostri problemi sarebbero tutti risolti? Un ipotetico governo di solidarietà nazionale affronterebbe i problemi dell'occupazione, dei salari, delle pensioni, la riforma dell'istruzione, il problema rifiuti e quant'altro in modo soddisfacente e rispondente in qualche modo all'interesse comune?
Questa è l'Italia costruita da Berlusconi distruggendo poco a poco il paese, certo pieno di contraddizioni, ma sveglio e vitale, che esisteva prima del suo avvento sulla scena politica. Questo è il paese che rimane dopo decenni di mazzolature mediatiche da parte delle sue reti televisive, di quella assoluta leggerezza così pesante quando la si usa come un oggetto contundente, le donnine seminude che non dicevano mai niente eppure facevano arrivare il suo messaggio fin troppo forte e chiaro, le immagini di una libertà che a ben vedere era ed è gretta, angusta, reazionaria, ma che con la giusta luce (apri tutto Biascica!) sembra una bella soap opera americana. Questa è l'Italia del niente, in cui da 5-6 mesi non si parla di altro che di una drammatizzazione del niente che a Beckett je fa 'na pippa.
Parlavo prima degli epiteti che avrei potuto affibbiare ai "traditori" del FLI e dell'IDV. A Berlusconi ne potrei indirizzare anche di più, ma stasera vorrei limitarmi a uno: uomo di niente. Uomo di niente, leader di un paese di niente, in alternativa al quale non esiste che il niente. Non rammarichiamoci troppo del fatto che è ancora in sella: è ccosa 'e niente.
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