domenica 2 settembre 2012

La vita del salmone


Il salmone nasce in acque dolci, in genere ruscelli di montagna, non lontano dalle sorgenti. Una volta schiusesi le uova, i piccoli salmoncini si guardano un po' attorno, ma presto sono attratti dall'istinto verso il mare e la sua acqua salata. Qui vivono per buona parte della vita, fino a quando non sentono il bisogno di riprodursi, e allora risalgono il fiume in cui sono nati per andare a deporre e fecondare le uova (a seconda del sesso) esattamente dove sono nati. Questo perchè l'amore è essenzialmente ritorno, anche se il salmone probabilmente non la metterebbe in questi termini. Risalire un ruscello o torrente è impresa ardua: i pesci arrivano così stremati nel luogo della riproduzione che il 90% di loro muore subito dopo. E questo senza neanche la soddisfazione di farsi una sciammeria, dopo tanto tribolare: i pesci, come è ben noto, non trombano.

Fin qui s'è fatta della zoologia spicciola. Adesso però bisognerebbe cercare di capire perchè io, come certamente tanti di voi, faccio la vita del salmone. Sempre a nuotare controcorrente, a risalire un torrente. Se mi rilasso un attimo, finisco a mare. Mai che ci si possa abbandonare, lasciarsi trasportare dal placido fiume. Sforzi sovrumani per fare pochi metri nell'acqua gelida. Distanze interminabili da coprire, mentre le forze ti vengono a mancare, e nemmeno la promessa dell'acqua cheta e limpida della sorgente ti sostiene. Er barcarolo va controcorente, ma almeno è dotato di un'imbarcazione, e il Tevere non è un impetuoso torrente. Ecco, questa sarebbe una discreta soluzione. Una bella barca. Una scialuppa di salvataggio. Con tanto posto dentro.

E ora vi lascio. Mi tocca dare qualche bracciata bella vigorosa, ho già perso parecchi metri. Se non sto attento, domani mattina si rischia che mi trovate al mercato del pesce di Torre Annunziata.

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