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Cari amici del Bradipo, buonasera. Mi chiama Rigoberto Saviani, e sono scrittore, filosofo, matematico, elettricista, ingegnere idraulico, radbomante e sismologo. Nacqui trentadue anni fa a Muortacciso, un piccolo comune dell'agro aversano. La mia non fu un'infanzia facile. Quando ci mettevamo a tavola, io chiedevo a mia madre perchè noi dovevamo condire la pasta con la diossina invece della salsa, come tutte le normali famiglie, e lei mi rispondeva con quella sua aria stanca e sconfitta: "Rigobertino, è colpa della camorra de Napule". Era una donna eccezionale, mia madre. Quando mio padre rimase ucciso da una pallottola vagante sparata da Pascalone "'o zuzzuso" all'indirizzo di Tummasiello "capa 'e vacca", lei portò me e i miei fratelli sulla scena del delitto, sollevò il lenzuolo e ci mostrò il volto paterno sfigurato dal colpo di pistola. "Guardatelo bene, figli miei" disse. "Anche questa è colpa della camorra de Napule". Da allora giurai vendetta.
Tutta la mia giovinezza fu dedicata allo studio di questa terribile organizzazione, responsabile della stragrande maggioranza dei crimini e delle nefandezze che affliggono e hanno afflitto l'umanità. Ad esempio, voi sapevate che John Fitzgerald Kennedy è stato ucciso proprio dalla camorra di Napule? E non un trafiletto sulla "Voce di Caserta" al riguardo. Così scrissi un libro contro quella nefanda, tentacolare e spietata organizzazione, intitolato "Ora vi spiego". Fu subito un successo, manco il tempo di metterlo sugli scaffali che se lo compravano tutti. Anche Rafiluccio "musso 'e puorco" ne acquistò una copia, purtroppo: da allora la mia vita non è più la stessa. Le minacce di morte subite da questi brutti ceffi mi costringono a spostarmi di nascondiglio in nascondiglio, costantemente accompagnato e protetto da due sosia di Mario Merola che hanno abbandonato la carriera nello showbusiness per dedicarsi alla meno redditizia ma più emozionante professione del bodyguard. Quando sono con loro, sono sicuro che nessuno mi darà fastidio. Pensate che una volta, in un bar ricevitoria di Villaricca, un giovinastro aveva cominciato a prendermi in giro per via della mia parziale calvizie, e uno dei miei angeli custodi gli ha somministrato un pacchero a mana smerza in piena faccia; lo stanno ancora cercando nelle campagne del Giuglianese. Eppure, se la presenza di questi due marcantoni mi metteva al sicuro dalla camorra di Napule, limitava anche molto la mia privacy. Non è piacevole, mentre si visionano pellicole per adulti, essere osservati da due nerboruti omaccioni, che magari per ammazzare il tempo si producono in una versione a due voci di Guapparia o di Lacreme Napulitane. Inoltre, per ragioni di sicurezza non posso spostarmi a mio piacimento, nemmeno se accompagnato dalla scorta. Non posso più scorazzare con la mia Vespa sull'Asse Mediano; perchè qualcuno dovrebbe prendere l'Asse Mediano in assenza di una improrogabile necessità non mi è chiaro, ma io lo facevo, e ora non posso più.
Una volta appreso tutto, ma proprio tutto quello che c'era da sapere sulla camorra di Napule, ho deciso che era venuto il momento di accettare una nuova sfida. Così ho deciso di cominciare a scrivere articoli per un giornale a tiratura nazionale che era così disperato da comprarseli: elogi funebri, brevi ritratti d'artista, riflessioni su avvenimenti di cronaca. Li scrivevo mentre ero seduto sul gabinetto. Dovete sapere che perfino nell'atto di espletare le mie funzioni corporali devo essere guardato a vista dai miei gorilla (la camorra di Napule potrebbe colpirmi proprio quando sono più vulnerabile), e questo mi causa una certa difficoltà defecatoria. Mi ci vogliono in media dai sedici ai ventitre minuti per andare di corpo, più o meno lo stesso tempo che impiego a scrivere i miei pezzi. E allora eccomi, piegato in due per lo sforzo congiunto di espellere le feci e usare correttamente la punteggiatura, sudato e paonazzo. Mi vedete? A questo mi ha ridotto la perfida camorra di Napule.
Ma certo le minacce di questi manigoldi non mi hanno impedito di fare anche una certa vita mondana. Ho incontrato uno scrittore famosissimo che era stato anche lui minacciato di morte dalla camorra di Napule, sotto le mentite spoglie di un ayatollah con il turbante. Un'altra volta ho cenato con uno che faceva il poliziotto e si era infiltrato nella camorra di New York (naturalmente affiliata a quella di Napule) e li aveva fatti arrestare tutti. Io gli ho chiesto "ma non avevi paura?" e lui mi ha risposto che si cacava sotto, ma gli davano un fottio di soldi. A me però questa cosa è sembrata poco nobile e allora mi sono fatto scrivere un paio di arguzie politicamente corrette dai miei editor e le ho messe nell'articolo. Non so cosa farei senza i miei editor. Sono sempre lì per me, correggono le mie bozze, se mi dimentico un apostrofo o una acca apparano subito informandomi che una volta il Metastasio o il Sannazzaro hanno scritto quella parola proprio in quel modo, e io così dico e non faccio la figura di merda. Anzi, la gente dice "guarda guà, conosce pure al Metastasio!" e condivide il pezzo su Facebook.
Cos altro (sic) dirvi di me? Beh, un giorno, mentre cercavo fra alcuni documenti la prova definitiva del coinvolgimento della camorra di Napule nell'attentato alle Torri Gemelle, ho scoperto per caso di avere origini ebraiche. Da allora ho fatto mia la causa di questo popolo oppresso e senza terra, povero e senza voce. A lungo ho cercato qualche mio parente fra le vittime dell'Olocausto, senza purtroppo trovarlo; se volevo sfruttare a pieno il mio sangue israelita per farmi pubblicità, dovevo fare una delle mie sensaazionali scoperte giornalistiche. E così ho passato anni a rovistare fra polverosi archivi, seguendo una pista che all'inizio poteva sembrare folle, ma che andava prendendo consistenza giorno dopo giorno, documento dopo documento. E così, oggi posso affermare senza tema di smentita che Adolf Hitler in realtà altri non era che Franchetiello 'o baffetto, scartiloffista di Grumo Nevano trasferitosi in Germania per lavorare come pizzaiolo nel ristorante di suo cognato. La longa manus della camorra di Napule era arrivata fino al Reichstag, e aveva portato odio, morte e distruzione in tutta Europa.
Oggi le cose non stanno molto diversamente: di chi credete sia la colpa, se non potete più andarvi a fare una settimana di mare a Formia? Inutile, a questo punto, che io ve lo dica; sarei ripetitivo. So che molti parlano di fallimento dell'Euro, o addirittura dello stesso modello neoliberista; ma queste persone cambierebbero immediatamente opinione se sapessero quanto ha guadagnato Totonno "bombammano", boss di Via Foria (ma solo numeri pari) dall'aumento dello spread. Quindi smettetela di inveire contro Commissioni Trilaterali, Gruppi Bilderberg, e altre istituzioni e sigle rappresentative delle elites economiche e finanziare che governano di fatto il mondo: sono brave persone che non c'entrano niente. La colpa è di ...
Sì, bravi, avete indovinato.
A questo punto credo di avervi detto tutto quello che c'è da sapere di me, e quindi vi darei appuntamento in libreria, in edicola, su Rai 3 o a San Remo. Avremo certamente modo di conoscerci meglio.
Ah, un'ultima cosa. La locuzione "la camorra di Napule" è frutto dell'ingegno di Amleto De Silva, in arte Amlo, e pertanto sua proprietà intellettuale. Che non si dica che Rigoberto Saviani copia o plagia l'opera altrui. E se qualcuno dovesse insinuarlo, sappiate che di altro non si tratta che della macchina del fango, uno dei principali strumenti di morte e distruzione della... sì, insomma, ci siamo capiti.
caro Bradipo,
RispondiEliminacome ben sai sono un estimatore della tua arte blogghista (e della tua risata) fin dal tuo primo vagito digitale. Stavolta però non codivido tanto questo tuo post e ora ti dico perchè.
Il buon Rigoberto Saviani che ospiti sul tuo onorato blog è sicuramente personaggio da giustamente sbeffeggiare (quando da non insultare per le sue intollerabili posizioni sioniste e per le sue dubbie fonti letterarie), tuttavia dalla lettera che tu pubblichi traspare, oltre alla più che giustificata ironia, anche una certa minimizzazione del fenomeno camorristico "di Napule" che sinceramente fatico ad apprezzare.
Anche il tuo buon amico Rigoberto quando fece la sua prima comparsa sul palcoscenico pubblico anni fa lo apprezzai proprio per il fatto di aver riportato l'attenzione sul fenomeno camorristico che negli anni precedenti stava per essere accettato come un fatto endemico di una limitata porzione d'italia, quando come ben sai non è così.
Dunque bene prendere per il cul Rigoberto, ma non minimizzare l'entità del problema rappresentato dalla "camorra di Napule" visto che è responsabile di un buon 90% dei problemi della nostra terra e che di sicuro non lotta insieme a noi.
Sicuramente il problema criminalità è serio e non va preso a scherzo. Qui si sfotte l'amico Rigoberto, che forse a quel fenomeno talvolta attribuisce colpe altrui: l'esempio principe è proprio quello della crisi economica.
RispondiEliminaLa camorra, o per meglio dire il crimine organizzato ("camorra" è un termine desueto in cui non si riconoscono più gli stessi "camorristi") è una piaga di questo paese, ma trae origine a sua volta da questioni ancora più profonde, radicate e serie. Dunque, parliamone di questa camorra di Napule, ma in modo organico e intellettualmente onesto. Secondo me in un'ottica neoliberista è impossibile affrontare il problema. Si deve creare lavoro, prospettive, sviluppo. Altrimenti poi scrivere contro la camorra di Napule risulta un tantinello ipocrita.