"Grillo è fascista!"
"Nel M5S non c'è democrazia!"
"I grillini sono razzisti!"
Sono in parecchi a rivolgere questo tipo di accuse alla seconda forza politica italiana. Ormai facciamo paura, e diamo fastidio. C'è un sistema mediatico più o meno compatto (se togliamo il Fatto quotidiano e qualche emittente satellitare) che sente il fuoco sotto la sedia, e vomita veleno per difendersi. E ci sono tante persone che, in totale buona fede, ma zavorrati nella loro capacità di analisi da un'educazione reazionaria e un approccio alla vita da compito in classe, abboccano.
Incominciamo a mettere i paletti, se no si parla nel vuoto culturale. Io credo nella essenziale validità del materialismo dialettico come strumento per capire il divenire storico. Poi magari lo applico male, non so. Però lo ritengo valido. Se esiste il M5S è perchè era storicamente necessario. Adesso reasta da capire se è una forza reazionaria o rivoluzionaria. E questo non si stabilisce, non si può stabilire in base al patentino rilasciato o meno da partiti e organizzazioni che hanno portato la Sinistra, per dirla con Celine, in un viaggio al termine della notte.
Adesso che vi ho stupito, io vecchio francofobo, con la citazione del tabagista erotomane (tutti i francesi lo sono per definizione, così come tutti i grillini sono razzisti) vado avanti con il mio ragionamento. Pensiamo al movimento operaio.Se i luddisti fossero stati bravi giovani, educati e che non dicevano le parolacce, le disumane condizioni di lavoro nelle fabbriche inglesi all'inizio dell'Ottocento non sarebbero arrivate sulle prime pagine dei giornali. I luddisti furono brutalmente repressi. Da allora in poi la storia del movimento operaio è una storia di violenza e repressione. Dal massacro di Peterloo nel 1819 alle raffiche di Bava Beccaris nel 1898 (cito a memoria), la prima, immediata risposta alle rivendicazioni dei lavoratori è sempre stata il piombo.
Anche quando sono arrivati i partiti socialisti e comunisti a organizzare le proteste, a indirizzarle, e a cercare di istruire i lavoratori, il livello medio di consapevolezza e di cultura delle masse rivoluzionarie è rimasto modesto. Se gli operai sono riusciti a tirarsi fuori dallo stato di abbrutimento in cui si trovavano all'inizio dell'era industriale, è stato grazie alla riduzione dell'orario di lavoro e all'aumento dei salari: a quelle conquiste, cioè, che avevano ottenuto dando in faccia agli sbirri e picchiando o minacciando i crumiri. Provo ad azzardare un 'ipotesi: se avessero chiesto le stesse cose per piacere e per cortesia, non le avrebbero ottenute.
Quello che sta succedendo oggi, mutatis mutandis, è qualcosa di molto simile.La differenza principale è che oggi a soffrire è principalmente la classe media, che si era abituata a un certo tenore di vita e lo sta perdendo a causa di una crisi senza apparente sbocco. Uno si aspetterebbe che la gente di sinistra capisse queste dinamiche, e le leggesse per quello che sono (ovvero una contraddizione socio-economica fra ceti produttivi e ceti parassitari), al di là degli inciuci che l'informazione borghese propina a tutte le ore. Ma evidentemente "le morali han chiuso i vostri cuori", come diceva un certo modenese con la barba, e vi hanno trasformati in professoresse. Vi mettete lì, con le vostre matite in mano, e godete nel sottolineare in rosso e in blu ogni errore commesso. Volete gli scolaretti, evidentemente. Alle ultime elezioni avete avuto Ingroia. Quanto gli diamo? Un sei e mezzo? Mica ci facciamo influenzare dal microscopico dettaglio della sua irrilevanza politica?
Forza, fate le vostre valutazioni, scrivete sul registro quello che ritenete più opportuno, decidete chi è promosso e chi è bocciato. Ma non lamentatevi, poi, se non cambia niente. Le vostre lezioni sono troppo noiose. Per quello la Storia continua a fare filone.
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