Cari amici del Bradipo, sappiate che per me non c'è speranza. You can't teach an old dog new tricks. Se a questo punto della vita non ho ancora imparato a imparare dagli errori, non imparerò mai. Per questo stamattina, a dispetto degli infausti precedenti, sono tornato a leggere un post su militant-blog.org. Non ce l'ho fatta, era troppa la curiosità suscitata dal titolo: "Imparare dal nemico".
Il nemico non era, che so, il club Bilderberg o il FMI. Era il M5S. Sul perché il movimento di Grillo sia così inviso alla sinistra sedicente rivoluzionaria io ho un'idea molto precisa, ma mi riservo di esprimerla, eventualmente, in un'altra occasione. Mi limiterò a notare che quando si parla di quella che è oggettivamente la sola opposizione parlamentare presente oggi in Italia si riversano parole in libertà sulla pagina, reale o virtuale che sia. Ad esempio, in questo articolo si definisce "intriso di anarco-capitalismo selvaggio" un movimento che è a favore dell'istituzione di un reddito di cittadinanza, e che ha fra i suoi slogan "nessuno deve restare indietro". Quanto poi le sue politiche siano valide in tal senso è cosa opinabile, ma se l'onestà intellettuale è ancora un valore "anarco-capitalista" è una definizione inapplicabile al Cinque Stelle.
Ma neanche su questo voglio soffermarmi più del dovuto. Quello che ho trovato significativo è il concetto espresso nel seguente periodo:
Un movimento che in questi anni è servito come camera di decompressione
di alcune istanze del movimento di classe, depotenziandole e inserendole
in un frame liberista, antistatale e pacificato.
Insomma, se la sinistra di classe è debole come mai, la colpa è anche del M5S. Mo', io sono fesso reoconfesso, ma ho fatto le scuole alte, quindi non è che mi faccio sgomentare da un frame qualsiasi. Questa è, cari amici, una fesseria bella e buona. A parte il fatto che il frame " liberista, antistatale e pacificato" lo avranno visto da qualche altra parte, forse al cinema; il punto è che non esiste la minima relazione fra la perdita di terreno del "movimento di classe" e la comparsa dei pentastellati sul palcoscenico della politica nazionale. Affermarlo è un po' come sostenere che i mammiferi hanno fatto estinguere i dinosauri.
Saprete, miei cari iniziati, che in questo periodo sono pendolare. Mi reco quotidianamente in quel di Capua per istruire una ventina di militi di livello lower intermediate nell'idioma della perfida Albione. Per arrivarci prendo la linea numero 7 della CLP, azienda della quale ho cominciato a conoscere, uno dopo l'altro, tutti gli autisti. Ieri sera mi è capitato di conversare con uno di loro. Lo chiameremo il signor Tom Waits, in onore alla sua voce rauca, sorvolando sull'accento dell'agro nolano. Essendo stata paventata la soppressione di alcune corse da un suo collega, in una precedente chiacchierata, chiedevo delucidazioni al signor Tom Waits. Il quale mi ha stupito per la sagacia e la capacità di analisi. Non è vero che il popolo è bue. Il popolo ragiona, e ragiona anche bene. Il problema è che non lo si ascolta mai.
Secondo il signor Tom Waits, il problema della CLP è dato dalla combinazione di due fattori: la sopraggiunta scarsità dei finanziamenti pubblici di cui gode l'azienda, e la scarsa propensione al lavoro di alcuni suoi colleghi. Dovete sapere che il signor Tom Waits ha fatto per anni il camionista. Quando ha preso il posto in quella che era l'antesignana della CLP, di cui il nome mi sfugge al momento, non gli pareva vero. Si lavorava molto di meno, e in condizioni assai più comode. Però si lavorava. Poi l'azienda diventò pubblica, racconta il signor Tom Waits. E fu allora che cominciarono i problemi. Gli autisti si rifiutavano di uscire con il mezzo se mancava un estintore o un martelletto di quelli che servono per rompere i finestrini in caso di pericolo. Un qualunque guasto li fermava, non facevano il minimo sforzo per erogare un buon servizio, e dunque dare la possibilità all'azienda (pubblica, non dimentichiamolo) di finanziarsi. Addirittura, il signor Tom Waits dichiarava di essere malvisto in quel periodo, a causa della sua alacrità. Metteva in cattiva luce quelli che scambiavano il non fare un beato cazzo per una giusta e legittima rivendicazione sindacale. Poi l'azienda è stata privatizzata. Ora c'era un padrone che esigeva di guadagnare. Secondo il signor Tom Waits, il vero problema della CLP è semplicemente che il suo personale adesso dovrà lavorare di più per gli stessi soldi. Le corse non saranno soppresse. Gli autisti dovranno ingoiare il rospo, oppure andare a spasso.
A quel punto il vostro Bradipo non ha potuto fare a meno di esclamare: "Questi se lo meritano, il privato!" Il signor Tom Waits era dello stesso avviso. E il vostro pigro e sonnolento intrattenitore, miei cari lettori, non ha il minimo problema a tracciare una bella linea per terra e dire "questa è lotta di classe, quello è malcostume". E a questo punto sente di essere dialetticamente inattaccabile nel momento in cui vi pone la domanda retorica: in che modo la sinistra di classe può affrontare, con i suoi frame, il problema della CLP e del signor Tom Waits? Lo stesso dicasi per la scuola, settore lavorativo nel quale un giorno spero di trovare un minimo di stabilità economica. Va benissimo dire che ci vogliono più soldi, ma non certo per rendere la vita più facile ai numerosi elementi nel corpo docente che vanno a scaldare la sedia, in modo non dissimile dagli studenti che condannano all'apatia a vita. C'è un momento per protestare e un altro per mettersi al lavoro. Questa è la lezione che mi ha insegnato Tom Waits. A non dare più retta a chi crede di avere niente da imparare, temo che non imparerò mai...