- Ma come puoi dirlo, se quello ancora non è finito?
- E pure quando è finito non mi piace.
Che cos'è un pregiudizio? Proviamo a darne una definizione funzionale. Diciamo, per esempio, che il pregiudizio è un filtro che ci permette di non dover rimettere costantemente in discussione tutto quello che sappiamo e in cui crediamo. Ad esempio, se abbiamo una visione del mondo aridamente utilitaristica e amorale, il presepe non può piacerci.
Adesso mi addentro in un'operazione che è scorretta se pretende di arrivare a conclusioni oggettive, ma secondo me legittima fintanto che si costruiscono ipotesi senza pretese di autorevolezza. Per me, quando alla fine del III atto Tommasino dice al padre che il presepe gli piace, sta dicendo la verità. Ha prevalso in lui l'aspetto migliore dela mentalità infantile: la capacità di trovare gioia e appagamento in ciò che è semplice. Di questo tratto della personalità del "nennillo" Eduardo ci aveva dato diversi indizi, dallo strummolo che porta sempre in tasca, fino alla pazziella di carta con cui si gingilla alla fine del I atto. Tommasino è un bambino viziato che non vuole crescere. Non cerca lavoro, non studia, non fa niente di niente. Pazzea co' strummolo. Non sente il bisogno di evolversi. Il presepe non gli piace, e basta.
Poi la tragedia colpisce, e allora Tommasino è costretto ad affrontare la realtà, e assumersi le sue responsabilità. Le scale del palazzo le fa trenta volte al giorno, come racconta la madre a Donna Carmela, correndo fra la farmacia, il medico e il capezzale del padre in fin di vita. Troppo tardi. Per meglio dire, troppo tardi Tommasino si è reso conto di non essere un bambino, ma un uomo, che con il suo operato crea ripercussioni nel mondo che lo circonda. Se Vittorio Elia finisce a cena in casa Cupiello, la sera della vigilia, è anche per l'intervento del nennillo. E sappiamo come finirà la serata. Mentre Concetta serve la prima portata, sperando che ci si possa mettere a tavola "in grazia di Dio", si consuma la fase culminante del dramma privato di Ninuccia e Vittorio. Ma non è troppo tardi per capire il valore dell'integrità. La famiglia non può funzionare senza la sincerità, la fiducia e il rispetto reciproci. Il presepe è bello. Chi lo denigra è semplicemente chi ne è rimasto fuori.
Ecco perchè ci corre l'obbligo di allestire un presepe che metta tutti d'accordo, perchè nessuno, ma proprio nessuno, ne rimanga escluso. Tranne Nicolino Percuoco, fabbricante di bottoni, che sarà anche "un grande galantuomo", ma non capisce che il brodo vegetale è meglio di quello di gallina, e soprattutto non capisce che una famiglia non si compra.
E qui arriviamo alla pietra angolare di questo post e del capolavoro che è Natale in casa Cupiello: Concetta. La nemica della casa, la nemica dei figli, la nemica mia. Io, cari lettori, sono un integralista della libertà. Per questo vi dico che Concetta ha torto, e Lucariello ha ragione. Se Ninuccia avesse avuto la libertà di scegliersi il marito che più le aggradava, la famiglia Cupiello si sarebbe fatto Natale veramente in grazia di dio. E invece Concetta le impone Nicolino, perchè non le piace il presepe, ma vuole che la figlia si distingua socialmente, che sposi quell'uomo che ha centinaia di operai.
Il presepe, cari amici, non deve essere bello per essere bello. L'importante è farlo. Poi, se pure non esce l'acqua vera, perchè l'enteroclisma non era disponibile, non fa niente. Ma chi non fa il presepe, chi non lo apprezza, sono coloro che non capiscono e non apprezzano il valore dell'armonia, dell'inclusione, del rispetto reciproco, e della LIBERTA', che solo questi presupposti rendono veramente possibile. Il resto è arbitrio, è violenza, è raggiro. Vittorio Elia, che aveva schernito il presepe di Don Luca, torna disperato da lui per baciargli la mano prima che la morte se lo porti via. E finisce lui stesso in un amaro, tragico presepe, mano nella mano con Ninuccia.
Quello, cari i miei lettori, è il presepe che dobbiamo fare noi, con la differenza che noi dobbiamo farlo consapevolmente. Un presepe che raddrizzi i torti, riavvicini gli scettici e i cinici come Tommasino, e dimostri a Donna Concetta che TUTTI devono partecipare alla vita della famiglia. Pertanto concedetemi di esprimere il mio biasimo per Concetta Cupiello e la sua gestione fallimentare della casa. E quando arriverà da Roma Nicolino Percuoco non fatelo entrare. Nel presepe c'è il macellaio, il pescivendolo, la lavandaia...la fabbrica di bottoni con centinaia di dipendenti, no. E Ninuccia nun te vo' bbene. Vittorio, vieni qua. Dai la mano a Ninuccia. Tommasì, hai visto come è bello il presepe? Certo che è bello. Lo abbiamo fatto noi. E' casa nostra.
Poi la tragedia colpisce, e allora Tommasino è costretto ad affrontare la realtà, e assumersi le sue responsabilità. Le scale del palazzo le fa trenta volte al giorno, come racconta la madre a Donna Carmela, correndo fra la farmacia, il medico e il capezzale del padre in fin di vita. Troppo tardi. Per meglio dire, troppo tardi Tommasino si è reso conto di non essere un bambino, ma un uomo, che con il suo operato crea ripercussioni nel mondo che lo circonda. Se Vittorio Elia finisce a cena in casa Cupiello, la sera della vigilia, è anche per l'intervento del nennillo. E sappiamo come finirà la serata. Mentre Concetta serve la prima portata, sperando che ci si possa mettere a tavola "in grazia di Dio", si consuma la fase culminante del dramma privato di Ninuccia e Vittorio. Ma non è troppo tardi per capire il valore dell'integrità. La famiglia non può funzionare senza la sincerità, la fiducia e il rispetto reciproci. Il presepe è bello. Chi lo denigra è semplicemente chi ne è rimasto fuori.
Ecco perchè ci corre l'obbligo di allestire un presepe che metta tutti d'accordo, perchè nessuno, ma proprio nessuno, ne rimanga escluso. Tranne Nicolino Percuoco, fabbricante di bottoni, che sarà anche "un grande galantuomo", ma non capisce che il brodo vegetale è meglio di quello di gallina, e soprattutto non capisce che una famiglia non si compra.
E qui arriviamo alla pietra angolare di questo post e del capolavoro che è Natale in casa Cupiello: Concetta. La nemica della casa, la nemica dei figli, la nemica mia. Io, cari lettori, sono un integralista della libertà. Per questo vi dico che Concetta ha torto, e Lucariello ha ragione. Se Ninuccia avesse avuto la libertà di scegliersi il marito che più le aggradava, la famiglia Cupiello si sarebbe fatto Natale veramente in grazia di dio. E invece Concetta le impone Nicolino, perchè non le piace il presepe, ma vuole che la figlia si distingua socialmente, che sposi quell'uomo che ha centinaia di operai.
Il presepe, cari amici, non deve essere bello per essere bello. L'importante è farlo. Poi, se pure non esce l'acqua vera, perchè l'enteroclisma non era disponibile, non fa niente. Ma chi non fa il presepe, chi non lo apprezza, sono coloro che non capiscono e non apprezzano il valore dell'armonia, dell'inclusione, del rispetto reciproco, e della LIBERTA', che solo questi presupposti rendono veramente possibile. Il resto è arbitrio, è violenza, è raggiro. Vittorio Elia, che aveva schernito il presepe di Don Luca, torna disperato da lui per baciargli la mano prima che la morte se lo porti via. E finisce lui stesso in un amaro, tragico presepe, mano nella mano con Ninuccia.
Quello, cari i miei lettori, è il presepe che dobbiamo fare noi, con la differenza che noi dobbiamo farlo consapevolmente. Un presepe che raddrizzi i torti, riavvicini gli scettici e i cinici come Tommasino, e dimostri a Donna Concetta che TUTTI devono partecipare alla vita della famiglia. Pertanto concedetemi di esprimere il mio biasimo per Concetta Cupiello e la sua gestione fallimentare della casa. E quando arriverà da Roma Nicolino Percuoco non fatelo entrare. Nel presepe c'è il macellaio, il pescivendolo, la lavandaia...la fabbrica di bottoni con centinaia di dipendenti, no. E Ninuccia nun te vo' bbene. Vittorio, vieni qua. Dai la mano a Ninuccia. Tommasì, hai visto come è bello il presepe? Certo che è bello. Lo abbiamo fatto noi. E' casa nostra.
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