lunedì 24 febbraio 2014

Free for all




"Free for all: a competition, dispute, or fight open to all comers and usually with no rules"

Questa è la definizione data dal sito del Merriam Webster, un prestigioso dizionario della lingua inglese. Secondo il Cambridge online, invece, si tratta di "a situation without limits or controls in which people can have or do what they want". Insomma, a Roma si direbbe 'na gran caciara, a Napoli si chiamerebbe ammuina. Ora, è ben noto che nelle situazioni caotiche i primi ad avvantaggiarsi sono i gaglioffi, i lestofanti ed i malfattori. Vi piace questo lessico desueto? Io lo adoro. E lo trovo particolarmente calzante, dal momento che il rispetto, la continenza, l'autolimitazione dei propri impulsi e appetiti in nome dell'interesse generale sono così fuori moda. Non solo il vocabolo, ma lo stesso concettodi "gaglioffo" è obsoleto quanto quello di "galantuomo". Viviamo in una società in cui il forte, il furbo, il cinico si fanno strada calpestando i cadaveri dei mansueti. Quelli che dovevano ereditare il regno dei cieli, ve li ricordate? E sappiamo bene come ogni classe dominante confezioni ideologie a proprio uso e consumo.

L'elemento ideologico fondamentale in ogni società marcatamente asimmetrica è l'occultamento delle asimmetrie. Un modo eccellente per raggiungere questo risultato è quello di creare una cultura esasperatamente individualista, in cui il singolo venga investito di funzioni che non gli sono proprie. Ad esempio, quella di (credere di) produrre una visione del mondo. Te la vendono dalla televisione, dalla radio, dalla stampa, da Internet, attraverso i film, la musica pop, i reality. E alla fine ti entra sotto pelle senza che tu te ne accorga. Diventa parte di te. E non ti accorgi che ti è stata inoculata.

Ma io, come il Giovanni Ferretti di un tempo, mi ricordo di discorsi belli tondi e ragionevoli. Mi ricordo che una volta non esisteva solo un unico modo di pensare con miliardi di insignificanti, pressoché invisibili differenze. E anche della democrazia esistevano concezioni profondamente diverse. Quella liberale classica era fondata sull'idea di un contratto sociale, un patto fra il singolo e la collettività, ed era quindi particolarmente attenta ai diritti individuali; ce n'era poi un'altra, secondo me più avanzata, che vedeva nella classe un elemento più importante dell'opinione individuale. Sì, per me è più democratico un paese con un solo partito in cui lo Stato spende il denaro pubblico per migliorare le condizioni di vita di chi vive del proprio lavoro, piuttosto che uno con duecento partiti, partitucoli e liste civiche in cui i soldi per grandi opere inutili ci sono sempre, ma per educare le future generazioni o curare chi si ammala scarseggiano perennemente.

Se esistono diverse concezioni, se il mondo può essere declinato in modi sostanzialmente diversi e reciprocamente incompatibili, non possiamo pretendere che tutte le forze politiche condividano lo stesso linguaggio e la stessa impostazione. I falsi paladini della tolleranza, della libertà di espressione, dell'uguaglianza, gridano allo scandalo quando qualcuno che non condivide la loro visione del mondo sbatte il pugno sul tavolo e dice a chi pensa di essere ad un free for all "questa non è casa tua, fammi la cortesia di uscire". Pretendono di occupare tutti gli spazi. Pretendono che io a casa mia faccia entrare chi dicono loro. Non è così che stanno le cose. Non c'è un solo modo di pensare, e non tutte le case sono uguali. I gaglioffi si regolino come vogliono, a casa loro, e lascino che i galantuomini tengano in ordine la propria.

Nessun commento:

Posta un commento