domenica 6 aprile 2014

Essere duri senza perdere la tenerezza

Cari amici del Bradipo, non so se avete presente come si disegna un coniglio. Mi spiego meglio, se siete artisti o semplicemente bravi a disegnare, magari non seguirete questo sistema; ma se siete graficamente impediti come me questo è il modo migliore per farlo. Si parte da quello che potrebbe sembrare, a prima vista, un apparato genitale maschile stilizzato, con i due testicoli e il pene. Da lì, seguendo semplici passaggi, si aggiungono il naso, la bocca, gli occhi e le orecchie. Et voila, il coniglio è servito. Nel seguente video potrete apprezzare la sagacia della tecnica suesposta e lodare anche voi in cuor vostro, come ho fatto io, il suo ignoto inventore.


Personalmente mi sorprendo sempre di come una delle icone più rozze e aggressive che la nostra civiltà abbia prodotto si possa trasformare, con pochi tratti di penna, in un tenero, soffice coniglietto. Poi però mi dico che un segno, tanto grafico quanto linguistico, in sé non ha qualità. Queste gli vengono attribuite dall'interpretazione che ne facciamo. Non esistono parole "cattive": esistono parole con una connotazione negativa, costruita attraverso l'uso. Ad esempio, io prima ho usato un lessema neutrale, con un retrogusto di medico, come "pene". Questo perchè so per certo che fra il mio pubblico ci sono signore di raffinata sensibilita, checchè voi rudi portatori di pelame superfluo ne possiate pensare. Se avessi detto "cazzo" avrei denotato esattamente la stessa parte dell'anatomia maschile, ma avrei dato un tono diverso al mio discorso, rendendolo meno conforme al suo scopo, ovvero quello di procurare diletto alle mie fan, oltre che provare disperatamente a seguire il filo di un ragionamento dopo la quantità inusitata di birra che ho trangugiato in gioventù e il conseguente, inevitabile danno cerebrale che ne è conseguito.

Quando non sappiamo ragionare, in una società in cui siamo letteralmente bombardati dai segni, diventiamo preda facile della connotazione, ovvero dell'arbitrario. E l'arbitrario non è mai una cosa positiva. L'arbitrario è qualcosa che qualcuno più sopra di noi, rivestito dei paramenti sacri dell'autorità, fa cadere a pioggia sulle nostre teste vuote, ricettacoli da riempire a loro piacimento e senza la minima possibilità di controllo da parte nostra. Perchè se non sai che il sapere, la cultura, il significato sono oggetto di negoziazione, e se non sei intenzionato a farti valere in quel processo di negoziazione, diventi un semplice ripetitore di una realtà prodotta da altri, in base ai loro interessi. 

Il sesso. Uno dei tanti settori merceologici interessati dal marketing. Tutto si vende, a patto che ci sia chi è disposto a comprarlo. Non è così? Del resto, i mercati esistono per soddisfare bisogni. Potreste dirmi che in questo caso si tratta di bisogni che dovrebbero trovare soddisfazione al di fuori delle logiche di mercato. Ma in una società che ha sancito la superiorità schiacciante e totalizzante del valore di scambio sul valore d'uso è assolutamente normale che qualcosa di centrale come la sessualità ci venga sequestrata e restituita sotto forma di merce. L'amore, che è incompatibile con tutto ciò, perchè quello veramente non si può vendere nè comprare, se lo prende in saccoccia e sopravvive di stenti fra gli piscodrammi consumati al buio della coscienza, timido e afsittico sulle bacheche di Facebook e in un numero pittosto limitato di relazioni miracolosamente funzionali. A meno che...

A meno che non resistiamo. Il Freud maturo, sconvolto dalla sconfinata violenza, dalla distruzione su scala mai vista prima della Prima Guerra Mondiale, rivide il suo concetto di libido e formulò la sua nota teoria su Eros e Thanatos, la pulsione di vita e quella di morte. Anche la sessualità sembrerebbe essere un processo contraddittorio. Questo sempre se ho capito qualcosa da quel paio di libri che ho letto a suo tempo e da una veloce consultazione di Wikipedia (ve l'ho detto che sono ignorante). Ebbene, questa contraddizione va risolta. Dobbiamo essere duri senza perdere la tenerezza. Lo ha detto uno che dava l'assalto alle caserme con l'inalatore per l'asma in tasca, quindi c'è da credergli. Oppure potremmo dire, riprendendo le parole dello straordinario principe interpretato dal grande e compianto Mario Brega, che le nostre mani devono essere capaci di essere ferro e di essere piuma. E non dobbiamo trovarci niente da ridere se quello che ci era sembrato un pene eretto e turgido si trasforma in un tenero, soffice coniglietto.

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