domenica 26 giugno 2016

Il collegio dei docenti e l'abuso di democrazia

Cari amici, come potete vedere non trovo pace. Da qualche giorno a questa parte, un po' perché la scuola è sospesa, un po' perché i britannici hanno fatto la marachella, ho tanta voglia di scrivere. Anche perché poi, fra una partita e l'altra di Euro 2016, leggo le dichiarazioni di questo o di quel sadico antisociale (in Italia abbiamo una cantera di questa gente, che il Barcellona ci fa un baffo), il quale ci spiega come il Brexit sia stato un'onta inaudita, una macchia indelebile sulla camicia buona dell'Occidente.
 
Nel titolo del post faccio riferimento proprio a una di queste dichiarazioni, quella dell'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Roberto Saviano tira fuori dal cascione addirittura Hitler e Mussolini. Lui dice di ricordare come le folle acclamavano i due leader (lui "ricorda" tutto, probabilmente era anche compagno di banco di Göring). Insomma, siamo di nuovo al popolo bue che non sa, non deve decidere.
 
E cosa c'entra il collegio docenti? Un po' di pazienza. Ché poi, se mi leggete, è certamente per questo mio modo di costruire i post, mica per attingere al mio Verbo. O almeno spero. Dunque, se non fate gli insegnanti e dunque non siete mai stati a un collegio docenti, vi spiego cos'è: è un luogo in cui viene data la possibilità a noi professori di ratificare decisioni prese da altri. Il DS (dirigente scolastico, oggi il preside si chiama così) parla, parla, parla fino a sfinirti, e poi ti fa alzare la mano. Non importa come voti. Un voto contrario alla linea della dirigenza non è che un temporaneo ostacolo, una battuta d'arresto; tanto comunque una proposta alternativa dovrà essere stilata per forza da loro. Tu non deciderai mai niente, perché non hai diritto di ingresso colà dove si puote. La scuola è governata da un'idea tecnocratica, non democratica.

Ma cosa vogliono dire questi due termini? Entrambi contengono la parola greca antica kratos, ovvero "potere". Potere del popolo contro potere della competenza, della techné. La democrazia, nella nostra epoca, deve essere maquillage, una bella facciata dietro la quale il palazzo trama contro i villici. Stare con questi ultimi (dei quali del resto fai parte, 999 volte su mille) ti fa bollare immediatamente come "populista", come se il popolo fosse cacca. E loro, questo, lo pensano davvero. Disprezzano il popolo per la sua ignoranza (guardate i social e datemi torto, se potete), come se l'gnoranza fosse colpa di chi la subisce, e non di chi ha preso a colpi di maglio per decenni il diritto universale all'educazione. Diritto che era stato affermato proprio perché potessimo esercitare come si deve la democrazia, non per insegnarci a essere bravi sudditi, mentre comanda chi sa farlo. La disobbedienza, cari i miei tecno-fascistelli, non è un abuso della democrazia; la disobbedienza è la democrazia. Quella cosa che, quando alzi la mano, puoi decidere.
 
 

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