venerdì 9 settembre 2016

Postulanti alla meta

 
Da piccoli ci hanno insegnato che le cose si chiedono per favore. Se siete stati bambini obbedienti e coscienziosi come il vostro Bradipo, avete imparato la lezione e preso quindi l'abitudine di non esigere con arroganza, né tantomeno appropriarvi di quello che volevate con la forza. Ma poi siamo cresciuti, e ci siamo accorti che non tutti erano venuti su educati e rispettosi del prossimo; qualcuno aveva seguito la sempreverde vocazione del fetente di merda, ancora  attraente per il genere umano in quanto inspiegabilmente tollerata dalle genti. Le quali genti, anziché prendere il fetente di turno e impalarlo sulla pubblica piazza, onde evitare che la fetenzia prendesse il sopravento, lo hanno additato a modello di successo. 
 
"Guarda quel fetente come veste bene! E che savoir faire!"
 
E così i fetenti sono diventati la classe dominante. Si prendevano quello che non apparteneva loro senza chiedere il permesso a nessuno, non solo con il beneplacito, ma proprio con l'aiuto del resto della popolazione. Andavano dal contadino che si spezzava la schiena a lavorare nei campi per sfamare la famiglia (quando andava bene) e gli leggevano l'editto in base al quale doveva lasciare casa e lavoro e andare a combattere per i fetenti. E quello ci andava. E se non ci andava succedeva una cosa di un'assurdità grottesca e tragica: il fetente diventava lui. Allo stesso modo se si rifiutava di pagare tributi o prestare opera gratuitamente al fetente. La legge la facevano i fetenti.
 
Gradualmente, e viene quasi di dire suo malgrado, la specie umana ha cominciato a capire che questo stato di cose era insostenibile, in quanto sprecava risorse e talenti in quantità gigantesche. E allora ha iniziato a mettere argini ai fetenti. Fra questi, quello senz'altro più significativo è stata la messa in discussione della proprietà privata.
 
"Nè, fetente di merda, posa la roba ché ti cionchiamo le mani!"
 
Così si sarebbero espressi i padri del Socialismo, se fossero stati originari del Wiltshire settentrionale. E la specie umana, per molti decenni, ha preso sul serio queste critiche al diritto dei fetenti di accumulare a danno della gente per bene, quella che lavora. Le ha prese tanto sul serio che persino i fetenti hanno dovuto fare delle concessioni, e abbiamo avuto i diritti.
 
Ma poi, e tutto questo è successo nell'arco di decenni terribilmente brevi, i fetenti hanno cominciato a lusingarci con beni voluttuosi e promesse di potere:
 
"Anche tu puoi essere come noi! La fatica la fanno i ciucci! Vieni anche tu nel club dei fetenti di merda!"
 
Così la civiltà è diventata una lotteria, una specie di giostra sulla quale puoi continuare a girare solo se sei il fortunato che ha preso al volo il fiocchettino. I diritti sono spariti mentre facevamo il giro della morte, e i fetenti sono più agguerriti che mai. Cosa ci resta, dunque? L'educazione che ci ha dato mammà. Teniamola da conto, perché dovremo passare la vita a chiedere, a supplicare, a implorare che ci diano quel poco che ci spetta, nella speranza che i fetenti non ritengano di prendersi anche quello. 

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