Che dire sulla dipartita di Hugo Chavez? Chi ne ha seguito la parabola in questi ultimi anni sa chi era, e non c'è bisogno, nè è il caso, che io aggiunga altro. Chi lo ha conosciuto tramite la stampa e la televisione mainstream non capirà le manifestazioni di stima e di affetto che oggi gli arrivano dal suo popolo, dai capi di stato latinoamericani con cui ha impostato un lavoro di integrazione politica ed economica di inestimabile valore, da tantissime persone in tutto il mondo che hanno visto in lui un esempio prezioso in un momento storico tristissimo. Chavez continuerà ad essere un tiranno populista per alcuni, e un autentico partigiano della democrazia per altri.
Quello che voglio raccontarvi è come ieri il consolato del Venezuela a Napoli abbia aperto le porte a chiunque desiderasse portare le proprie condoglianze al popolo venezuelano, attraverso i suoi rappresentanti. Senza cerimonie, al di fuori di ogni protocollo, come se la persona che se n'è andata fosse un parente comune, uno zio emigrato in Venezuela come tanti italiani, al quale tutti volevano bene. Il perchè di quell'affetto sono fatti nostri; a chi vuole capire non mancherà il materiale per informarsi, avvicinarsi alla figura di un capo di stato inconcepibile all'interno dei nostri paradigmi europei, purtroppo finiti in una spirale di decadenza; e per cominciare a comprendere un popolo così diverso da noi, così giovane, proteso verso il futuro.
Nosostros somos Chávez. Quanto sia inclusivo questo "nosotros" dipende dalla coscienza e dall'intelligenza di ciascuno di noi. L'uomo ha seminato: chi vuole raccogliere non ha che da rimboccarsi le maniche. Questo frutto si chiama socialismo, e appartiene a tutti.
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