martedì 10 dicembre 2013

A Milano non può fare caldo



Avete visionato la simpatica scenetta? Ah, mannaggia a Mezzacapa! Quando uno Milano non l'ha mai vista, si deve per forza fidare di lui e della sua rappresentazione. Poi arriva lì vestito da moscovita, gli ridono dietro, e se la prende con il suo compare, che a parte qualche piccola, trascurabile differenza è abbigliato come lui. La nebbia non c'è? Scusate ma la nebbia, quando c'è, non si vede. L'equivoco sintattico risolve un problema posto chiaramente dalla percezione immediata della realtà. Fa caldo? No, non è possibile. A Milano fa freddo, lo ha detto Mezzacapa. A Milano non può fare caldo! 

Perchè fa ridere questa scena? Perchè Totò continua a magnificare l'esperienza di Mezzacapa, anche di fronte all'evidenza. Forse il personaggio interpretato da Mario Castellani, quando parlava del freddo e della nebbia, si riferiva a un'altra stagione. Sicuramente, in quel momento, a Milano non fa particolarmente freddo, e la nebbia non c'è. Pur di non ammettere di aver fatto una sciocchezza nel fidarsi ciecamente di Mezzacapa, Totò rifiuta di adattarsi alle condizioni climatiche, come suggerirebbe di fare il senso comune.

E veniamo al qui e ora. In Italia si sta sviluppando un discorso politico radicato in un profondo malessere popolare. Un malessere diffuso, comune a vari settori della società. Questo discorso è conforme, nei suoi toni e nei suoi contenuti, ai suoi destinatari, e alle problematiche quotidiane e concrete che emergono da varie forme di mobilitazione.

Rispetto a questo discorso la sinistra che si dice antagonista reagisce, in buona parte, come Totò: dice che a Milano non può fare caldo. Dice che c'è la nebbia, anche se non si vede. E si rifiuta di dismettere un vestiario adatto a ben altri climi. Per questo non viene presa sul serio. E il problema non è che Peppino non ha saputo vestirsi da milanese: è che Milano non è come l'ha raccontata Mezzacapa. Non ora, perlomeno. 

Se Totò e Peppino non si adattano finiranno per dover chiedere informazioni al ghisa in una lingua incomprensibile, mentre chi parla in italiano porterà i milioni di scontenti dove più gli aggrada. Milano la si può anche cambiare, volendo. Si può costruire un palazzo qui, una fermata dell'autobus lì... Si può perfino decidere di abbattere il Duomo con tutta la Madonnina. Ma prima bisogna decidersi a guardarla per quello che è. Altrimenti tre anni di militare a Cuneo non saranno serviti a niente.

Nessun commento:

Posta un commento