Cari amici, ogni tanto c'è bisogno anche di riunirsi tutti intorno al focolare domestico figurativo di un blog come questo, e raccontarsi storie edificanti, parabole che scaldano il cuore, rinnovano la fiducia nell'essere umano e ravvivano la speranza nel futuro. Proprio una storia così vorrei raccontarvi stasera: quella della morte del generale Josè Sanjurjo, già capo della Guardia Civil sotto la dittatura di Primo de Rivera, e partecipante di primissimo rango al piano di insurrezione armata che diede inizio alla Guerra Civile Spagnola.
In effetti, il generale Sanjurjo non arrivò mai a partecipare davvero al golpe: il piccolo aereo che avrebbe dovuto trasportarlo dal Portogallo, dove era in esilio, a Burgos, si schiantò contro una formazione rocciosa durante la fase del decollo. Il pilota aveva avvertito il tronfio militare che l'enorme baule in cui custodiva uniformi, insegne, stendardi e quant'altro era eccessivamente pesante per un apparecchio di dimensioni e potenza modeste. Eppure Sanjurjo non volle per nessuna ragione separarsi da tutto quell'armamentario che, ai suoi occhi, lo metteva al di sopra della plebaglia repubblicana. L'aereo prese fuoco, e lui morì insieme alla consorte. Il pilota, invece, rimase quasi illeso.
Dopo esserci rallegrati en passant, come è d'uopo di fronte alla morte di un reazionario della peggiore specie, faremo qualche considerazione, come al solito spicciola e gratuita, sulla natura umana. Pare che quando proposero a Churchill di tagliare i fondi alla cultura per farli convergere sulla Difesa, il pingue statista rispose: "Then what are we fighting for?" E allora per che cosa combattiamo? Ora, non so se sia vero, ma credo sia una frase illuminante per quanto riguarda il modo in cui l'essere umano costruisce la propria identità. Se al posto di Churchill ci fosse stato un operaio, avrebbe risposto senza esitazione: "Che si faccia quanto è necessario per salvaguardare la produzione". Se al posto di Sanjurjo ci fosse stato un contadino andaluso, avrebbe detto "Que se joda el burro" e avrebbe lasciato il ciuccio al suo destino in terra di Portogallo. Vuoi vedere che a Burgos non ci stanno i ciucci? E teniamo conto anche del fatto che il ciuccio, per il contadino, è uno strumento di lavoro. Le uniformi da parata, i galloni e via discorrendo sono oggetti senza utilità. Ma proprio per questo Sanjurjo doveva assolutamente portarli con sè. Per lavorare, un ciuccio vale l'altro; per non lavorare, ovvero per distinguersi dalla massa dei poveri cristi e vivere del loro lavoro, servono le uniformi da parata, i galloni, i pedigree, et similia.
Il generale Sanjurjo era un nemico della democrazia e partigiano dell'autoritarismo. Ma non bisogna pensare che atteggiamenti come il suo siano necessariamente propri della destra. Tutt'altro. Se la sinistra, nonostante un momento di profonda difficoltà del capitalismo a livello globale non riesce a decollare, è proprio perchè non si convince ad alleggerire il suo bagaglio, a lasciare a terra tutto ciò che ne testimonia un pedigree ormai senza prestigio agli occhi dei più. I lavoratori italiani, così come quelli del resto d'Europa, non chiedono generali. Sceglieranno i loro leader in base al valore e all'abilità che sapranno dimostrare, e non si faranno impressionare dalle mostrine. La maggior parte di loro (specialmente fra i più giovani) non sa neanche a quali guerre si riferiscono. Sanno quale guerra va combattuta oggi, perchè sono già al fronte. La sinistra, come Sanjurjo, è "in esilio". Se lor signori si decidono a lasciar perdere quel baule, forse l'aereo riuscirà a decollare, e portarli nel vivo del combattimento. Se invece preferiscono passare in rassegna vecchi cimeli e rimembrare vittorie già rese inutili dalla controffensiva del nemico, facciano pure. Ma se caricano il baule sull'aereo, stiano attenti a non andare a sbattere.
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