Cari lettori del Bradipo, oggi è Rigoberto Saviani che vi scrive. Vi ricordate di me? Sono il campano campione della legalità e della libertà, il Leonardo da Vinci, il Pico della Mirandola di quelli che al ristorante sanno scegliere bene il vino. Ebbene, sono riuscito a convincere il mio amico Bradipo a ospitarmi di nuovo su queste pagine per affrontare un tema molto importante, sollevato dagli eventi di ieri.
Mentre qui, nel nostro bel paese, il cui unico problema risiede nella presenza di uomini dai volti scuri e torvi, le unghie dei mignoli esageratamente lunghe e gli anelli eccessivamente grossi e pesanti, spesso abbinati a medagliette di santi penzolanti da catene d'oro di dubbio gusto... dicevo, mentre nel nostro bel paese alcune decine di studenti manifestavano inopinatamente contro le politiche del degno, meritevole ed elegantissimo governo Monti, costringendo le irreprensibili forze dell'ordine italiane a manganellarli come se dalle ecchimosi dei primi dipendesse la redenzione dei secondi, nella illiberale e camorrista Cuba la blogger legalitaria e libera pensatrice Yoani Sanchez veniva fermata dalla brutale e repressiva polizia cubana. Poiché vedo che già molti gridano al "due pesi e due misure", fra cui l'amico Bradipo, che amo e stimo, ma dal quale dissento su tutta la linea, è bene che io vi educa sull'argomento. Mettetevi seduti, composti, senza distrarvi. Adesso vi spiego.
La scuola, bisogna prenderne atto, è in grande crisi. Ma da dove comincia questa crisi? Si tratta forse di carenza di fondi? Spesso ci è stato detto, quasi gridato in faccia, che molti istituti non hanno nemmeno la carta igienica nei bagni. Ebbene? Sarà forse una fetida e ripugnante, ma sempre simpatica "sgommata" sulla mutanda dello studente così poco previdente da non portarsi un rotolo da casa, ad impedire il trasmettere del sapere? No, cari amici. Non è questione di sottofinanziamento; quello che ha fallito è la pia, ingenua illusione dell'istruzione universale. Insomma, l'Illuminismo è finito da un pezzo! Parliamoci chiaro: al funzionamento di questa società non serve il sapere, ma il saper fare. Il sapere, per dircela tutta, è solo una gran rottura di coglioni. E siccome questa è la società che mi fa campare di rendita su un libro che è uscito sei anni fa, e una serie di articoli uno più scafesso dell'altro che ho potuto pubblicare solo in quanto nemico giurato della camorra de Napule (perchè, detto fra noi, io non so scrivere), sappiate che io questa società la difenderò a spada tratta! Come si può criticare un ordine socioeconomico che tanta prosperità ha creato per coloro che sanno scegliere il vino più adatto da abbinare a questa o quella pietanza? Rendiamoci conto, dunque, del fatto che quella di istruire tutti è un'utopia, illiberale e di un egalitarismo francamente di cattivo gusto, che può sfociare solo in disordini, come quelli creati ieri dagli studentelli camorristi. Bene hanno fatto, dunque, i nostri valorosi tutori dell'ordine, a intommarli di mazzate. Certo, la violenza va sempre condannata, ci mancherebbe altro. Come faccio a sentire le educatissime note di Vinicio Capossela, se le grida di Tizio o Caio vi si sovrappongono? Finché coloro che vengono massacrati di botte avranno il cattivo gusto di urlare, la violenza andrà limitata al minimo. Ma capirete, cari amici, che questo era proprio uno di quei casi in cui una bella mazzolata ci stava tutta.
E passiamo invece alla mia amica Yoani. Mi direte che era chiaramente provocatorio il suo intento, quando per il processo al quale intendeva presenziare non era accreditata. Mi direte che non accreditarla poteva essere al limite anche una scelta ragionevole, visto che a Cuba non la conosce e non la legge un cane. Mi direte che anche nel liberale e legalitario Occidente si celebrano processi a porte chiuse, o potreste farmi notare che ormai tutti nostri corrispondenti di guerra devono portare un badge che li identifica come graditi a questa o quella potenza occupante, e che quelli indesiderati rischiano di essere bersagliati dai proiettili democratici del buon soldato di guardia al posto di blocco. Ma il punto non è quello. Il punto è che Cuba è uno stato palesemente camorrista. Prova ne sia che i buoni del mondo sono costretti a sottoporla a un embargo che dura da una sessantina d'anni. Per questo, qualsiasi cosa faccia la polizia di quella disgraziata isola, sbaglia a prescindere. Pensate alla raffinata malvagità che hanno dimostrato nel non sottoporla ad alcun tipo di tortura, da poter poi sbandierare come prova della loro cattiveria... La povera Yoani è stata costretta a imporsi uno sciopero della fame e della sete, solo perchè i camorristi agenti della polizia segreta, incappucciata e sadica di Bayamo non si potevano prendere il fastidio di sottoporla a una sessione di waterboarding, come invece i loro omologhi legalitari, liberali e democratici statunitensi non omettono quasi mai di fare nei confronti dei loro fermati politici.
Per questo, cari adepti, vi metto in guardia: la legalità non è sempre una cosa positiva. C'è legalità e legalità. Nel caso di alcuni gruppuscoli di studenti estremisti che vorrebbero riportare la storia indietro a un'epoca oscura in cui la gente di sinistra non sapeva che vino mettere a tavola, la manganellata e il fermo ci sono tutti; ma se si vuole mettere il bavaglio a chi denuncia un regime illiberale e inspiegabilmente ostile al mercato, quella meravigliosa realtà che consente di pubblicare anche a chi non sa scrivere, allora il mondo libero non può restare a guardare! Liberate Yoani! Che cosa? L'hanno già liberata? E che diamine... Questi nemici della democrazia e della legalità non danno proprio soddisfazione...
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