Il marketing è qualcosa di molto offensivo. Offensivo perchè presume di parlarci con la seconda persona singolare, quando chi ha elaborato il messaggio in questione non sa una beata mazza di noi. Ad esempio, avendo io impostato il mio status su Facebook come "vedovo", qualche generatore di algoritmi o qualcosa del genere seleziona automaticamente questi messaggi pubblicitari per la mia parete. Vagli a spiegare, a questa entità senza volto, fatta di miriadi di 0 e 1 in sequenza, che non sono veramente vedovo, e che non lavoro realmente "per il feudatario locale". Vagli a spiegare che ho fatto dell'ironia (diretta talvolta su me stesso, talvolta sugli altri) uno strumento di sopravvivenza. E vagli a spiegare cosa cercavo di comunicare con quel "vedovo".
Non tutti, però, sono dotati evidentemente dell'ironia e del distacco che consentono a me di non perdere completamente il senno in questo mondo bislacco; prova ne sia il fatto che a qualcuno è venuto in mente di creare una simile pubblicità. Evidentemente esistono persone che non oscillano fra l'incredulità, il divertimento e il raccapriccio quando vedono il concetto di innamoramento accostato a quello di gratuità, come se di norma si dovesse pagare una tassa o una retta per invaghirsi di qualcuno. C'è, deve esserci, il marketing sa quello che fa, una fetta della popolazione italiana che sente il bisogno di essere portata per mano alla scoperta della felicità coniugale. O mythos deloi, come dicevano immancabilmente le versioni di greco, laddove per mythos intendiamo l'oscenità ripodotta in apertura di post, che molti (o almeno alcuni) di noi ritengono la ricerca della felicità una questione di competenza. La tecnocrazia che ti entra nel letto, nelle mutande. E tu ringrazi pure che è gratis, perchè non hai capito, da deficiente quale sei (se approfondisci un messaggio del genere sei deficiente), che non si spendono soldi per pubblicizzare qualcosa che non te ne farà guadagnare. La chat sarà gratis, ma una volta dentro cercheranno di venderti libri, prodotti farmaceutici, corsi online e quant'altro.
E nemmeno rifletti sul fatto che, se tu che ti iscrivi a FriendScout 24 hai l'orchestra in testa come Robertino, ci sono serie probabilità che anche i partner potenziali che incontrerai in chat si troveranno nella tua stessa condizione. Sai che concerto che esce...
Allora, le nostre insicurezze, i nostri traumi, le nostre idiosincrasie e piccole fobie e fisime le abbiamo tutti. Vuol dire che abbiamo bisogno di essere guidati nella vita amorosa come degli adolescenti dalle mani perennemente sudate? Non credo. Per la verità, l'amico Rigoberto Saviani scalpita per spiegarvi come si conquista una donna o un uomo, a seconda delle preferenze, ma in questo caso credo che perfino uno sprovveduto come me possa assolvere all'opera che si profila.
Allora, io ti scrivo, tu mi rispondi. Ci piacciamo. Ci riscriviamo. Dopo un po' ci vediamo. Se ci piacciamo ancora visti da vicino, ci rivediamo, altrimenti no. A un certo punto ci si porrà il problema, se così si può chiamare, di dare stabilità e concretezza al rapporto: se entrambi lo riterremo opportuno, lo faremo, altrimenti no. E così via, fino all'eventualità di andare a vivere insieme, fare dei bambini e magari sposarsi. In tutto questo ci saranno baci, carezze, coiti, litigi, chiarimenti, distacchi temporanei o definitivi. Che potremo gestire in due, senza l'intervento di consulenti esterni, come del resto hanno fatto innumerevoli generazioni prima di noi. L'unica cosa da ricordare sarà di ripeterci continuamente il mantra creato da un ignoto monaco buddista birmano del VII secolo: "io non sclererò, io non sclererò, io non sclererò..."
So purtroppo che questo auspicio cadrà nel vuoto. Perchè voi volete sclerare. Volete essere inetti e inerti, volete delegare ad altri l'incombenza di traghettarvi verso quella che, si dice, sia la felicità. Non vi sfiora nemmeno l'ipotesi di farvela a nuoto, troppa fatica, e poi ci sono le correnti. E allora va bene, avete vinto. Compratevi il manuale che vi insegna a essere felici (avete visto che non era gratis?). Io, dal canto mio, vedovo sono e vedovo rimarrò. E che faccio, mi perdo il sollazzo di fare un'affacciata ogni tanto e vedere quando siete stronzi?
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