Cari amici di questo blog sprovveduto e cazzaro, buon pomeriggio. Basta parlare di sceriffi e indiani, leggi e norme, grilletti sensibili e sicure staccate. Oggi voglio librarmi leggiero nell'aere dell'astrazione. Io sono un osservatore dell'essere umano. Preferisco, nella maggior parte dei casi, osservarlo da lontano. Esito, titubo, non reputo sicuro avvicinarmici troppo. So quanto sia feroce, dotato di un'arma poderosa e difficilmente gestibile che a nessun altro animale la Natura ha donato: la fede. E allora mi affaccio a un balcone, e come in una vecchia canzone di uno stimabilissimo tabagista erotomane, guardo passare gli stronzi. Non se ne abbiano a male coloro che dovessero sentirsi chiamati in causa: l'epiteto è un'esigenza ipertestuale, e non c'è da parte mia rancore alcuno. Tanto più che lo stronzo potrei essere io. Ognuno prenda le precauzioni del caso, se lo ritiene opportuno e desiderabile.
Oggi parliamo di fede e ragione. Un argomento leggero leggero, non vi pare? Ma ve l'ho detto che questo blog è sprovveduto e cazzaro. Nello scrivere i miei post io seguo un solo criterio: quello di riempire vuoti percepiti. Se i miei two cents, come dicono a Mariglianella, vi fanno comodo, metteteveli in tasca; altrimenti lasciateli dove sono, io non mi offendo.
Dunque, partire dalla fine. In una narrazione, è perfettamente legittimo. L'autore, essendo demiurgo e padrone incontrastato del testo, nei limiti formali che lui stesso si è posto, può fare lo que le da la gana, come dicono a San Giorgio a Cremano. L'autore, al momento dello scrivere, è creatore, è normatore, è dio. Molto più frustrante la realtà, in cui mille nessi di causa ed effetto, attuali o potenziali, ti tengono in scacco. Ad esempio, nella mia men che mediocre opera di fiction, io ho ucciso un perfido e cinico professore universitario; nella vita reale non mi è mancata occasione di incontrarne più di uno, ma non ho mai osato neanche alzare la voce contro di loro, sapendo che sarei stato brutalmente represso se l'avessi fatto. Crocifisso in aula magna, roba così... Ma stiamo tergiversando. Il punto è che, nella realtà, il più vincolante degli elementi è il tempo. Questo, a meno che certe teorie di cui non ho mai sentito discutere prima della quarta birra, ma che comunque non sarei in grado di comprendere, siano esatte, procede in una sola direzione. Per questo, nella realtà, se vogliamo scoprire la verità su un evento o un fenomeno oggetto di indagine, dobbiamo procedere dall'inizio verso la fine. Acquisire elementi, confrontarli, sottoporre le nostre ipotesi al vaglio della ragione, e solo dopo aver compiuto questo percorso pronunciarci ed esclamare: "Il colonnello Mustard in cucina con il candelabro!"
"E che palle!" mi dirà qualcuno. Costui ha la fede. Di qualunque cosa stiamo parlando, la risposta è già lì, nella sua rappresentazione. Qualunque cosa non può che essere una delle tante manifestazioni di Dio, un capitolo, un paragrafo, una riga del suo sontuoso libro in cui il Diavolo ci è già stato mostrato con le spire nel sacco. Dunque, la linearità della narrazione si rompe, il dottrinario rifiuta di partecipare alla scrittura collettiva di quel libro pessimo, noioso, raffazzonato che è la storia di tutti noi, e aggiunge una postilla al suo tomo polveroso ricolmo di verità.
Che succede quando il dottrinario si confronta con il resto di noi poveri mortali, che brancoliamo umilmente nel buio, sospettando ora del maggiordomo e ora della giovane e irrequieta ereditiera, cercando indizi con la lente di ingrandimento e provando a ragionare con il nostro Watson, il nostro Biscuter, o addirittura magari dovendoci arrangiare con un Catarella qualsiasi? Che lui arriva e dice una cosa tipo "SO' STATI I ZINGARI!!!!!" (cusate il caps lock, ma credo che qui ci stesse tutto). E fa di tutto per venderci il suo finale, peraltro ormai trito e ritrito. Hai voglia di ripetere che questo elemento non combacia, che quella ricostruzione non convince, che i dati mostrano altro. Lui insisterà, se non riesce a prevalere dialetticamente vi sminuirà, vi attaccherà, vi ignorerà. Ma cosa pretendete? Gli avete toccato lla parola del Signore. Pensate cosa vorrebbe dire scoprire che non esistono Dio e il Diavolo, i santi e i demoni, ma solo il buon ordine e il delitto, e che sta solo a noi indagare e riformare. Gli assassini peggiori sareste voi. Il vostro deicidio ci lascerebbe tutti orfani di un finale veramente definitivo, con l'insopportabile angoscia di essere solo una riga, una parola, un fetente di segno di interpunzione nella storia, fluviale quanto mal scritta, di una umanità piccola, fragile, incerta.
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