Cari amici del Bradipo, domenica si vota. C'è chi vi mostra il culo, chi preferisce rivolgersi agli armenti, e chi prova a imbonirvi con promesse di paghette e improbabili detrazioni fiscali. Io non farò niente di tutto questo. Mi cimenterò invece, per l'ennesima volta, in un tentativo di ragionamento. Localizzate l'uscita più vicina e cominciate a staccare la linguetta all'estintore. Cominciamo.
Come sempre, il vostro umile servo parte dal personale per arrivare al sociale. Siccome nella vita ho letto quattro libri, tutti per giunta pieni di figure (non dimenticherò mai il tratto soave e le placide tinte che davano forma al meraviglioso mondo di quegli anatroccoli...), non so dire se questo metodo si chiama induttivo o deduttivo. Ma insomma, mo' vi conto il fatto. Come qualcuno di voi forse già sa, io mi reco due volte alla settimana in un borgo selvaggio (che non essendo natio vieppù mi ripugna) vicino Napoli per fingere di insegnare inglese in un istituto paritario. Allo scopo di guadagnare il punteggio in graduatoria che mi consenta di lavorare per lo Stato, io presto opera in un luogo in cui si infrangono costantemente le sue regole e si fanno pipì e pupù sulla sua Costituzione. Questo è fondamentale per capire l'essenza del nostro paese.
Dunque, nell'istituto paritario di cui sopra, si regalano i diplomi. O meglio, si regalano dal punto di vista del merito scolastico, ma si acquistano regolarmente presso la segreteria al momento dell'iscrizione. Naturalmente, questo è implicito nel sistema, non specificatamente espresso in alcun documento. E ci mancherebbe. Ma quello che regola veramente la vita di una comunità, che sia una scuola o uno stato, non sono le sue regole scritte, bensì quelle implicite nei rapporti socio-economici fra i suoi membri. In pratica, in una scuola in cui la promozione è stata pagata in moneta sonante e quindi bocciare non è un'opzione, viene meno agli alunni ogni incentivo allo studio. Sebbene esistano registri, voti e scrutini, questi si riducono a una ridicola pantomima, dal momento che non esiste un barlume di attività formativa. Gli insegnanti, pertanto, sono ridotti alla condizione di baby sitter o, nella migliore delle ipotesi, di fratelli maggiori degli alunni. E per questo ricevono punti in graduatorie che attestano la loro esperienza come insegnanti.
Ora, io non credo che in altri settori della vita economica di questo paese le cose vadano tanto diversamente. La discrasia fra quello che dovrebbe essere e quello che è testimonia, per come la vedo io, una semplicissima verità: il sistema di regole e rapporti informali che chiamiamo "corruzione" è il vero ordine, in Italia. Fin quando non si pone rimedio a quella discrasia, a quello sfasamento, è inutile parlare di programmi e di piattaforme politiche.
Molte persone di sinistra, o sedicenti tali, insistono a riconoscersi in questo o quel candidato, in questa o quella lista, per via del discorso che porta avanti o degli elementi di identificazione che ha scelto. Mi permetto di far rispettosamente notare a quelle persone che si sono fatte irretire in un concetto liberale della rappresentanza. In buona sostanza, acquistano il prodotto che preferiscono, come se il fine della politica fosse offrirci uno specchio in cui rimirarci, e non gli strumenti per modificare il mondo. Dobbiamo scegliere con attenzione le nostre priorità. E oggi la priorità in questo paese e in tutto il continente, politicamente parlando, è lo scapezzo di un modello sciagurato. Un modello che non ha mai funzionato e che ha prodotto discrasie su discrasie, risolvendo con la censura morale questioni che erano eminentemente, ripeto, socio-economiche.
Abbiamo bisogno di licenziare questo modello, non mettere una croce sulla sua interpretazione che più ci aggrada. Se riteniamo che il voto sia utile a tale scopo, allora dobbiamo votare. Se invece pensiamo che l'astensione sia una strategia più efficace, allora dobbiamo astenerci. Ma se non ci rendiamo conto che ci dobbiamo scapezzare, che dobbiamo aprire la porta alla confusione, a nuovi paradigmi che ancora non siamo in grado di prevedere del tutto, allora ci dovremo tenere un paese, un continente, un mondo molto simile all'esamificio di cui vi ho parlato: un mondo ignorante e senza visione del futuro, pieno di regole che nessuno rispetta, e che va avanti comprandosi gli esami.
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