venerdì 31 luglio 2015

Perché altrimenti...

 
Cari amici, buonasera. Il lavoro dell'insegnante è faticoso e ingrato, sapete? Dopo nove mesi passati a combattere l'ignoranza, dopo nove mesi di travaglio, di fatica titanica, arriva un lungo trimestre di vuoto. Come una neo-mamma, l'insegnante a giugno si trova improvvisamente sgravato della sua prole di sapienza e saggezza, e non sa più come riempire le giornate. Può addirittura capitare, in un momento di scarsa lucidità, che apra uno dei mille link in cui si imbatte nelle sue peregrinazioni internautiche, in cui si parli della Corea del Nord. Ora, costui è saggio, come abbiamo detto poc'anzi, e dovrebbe sapere che quando nello stesso link coesistono le sequenze di lessemi "Corriere della Sera" e "Corea del Nord" si preannuncia una ricca insalata di nonsense. Eppure, preda del caldo estivo e della propria incapacità congenita di sottrarsi all'altui idiozia (come se non bastasse la sua), apre quel fatidico link

Il post non si dilungherà sul contenuto demenziale dell'articolo. Ormai non ce ne dobbiamo stupire più, dopo la bufala sulla gente giustiziata con i cannoni antiaerei. Quello che vorrei fare è una considerazione sull'ossessione della nostra stampa per la Corea del Nord. E comincerei con una domanda: ma voi, cari lettori, ci vivete bene oggi in Italia? Credo che sia opportuno partire da qui, per comprendere tanto accanimento contro il paese asiatico. Sono del tutto irrilevanti il tenore di vita dei norcoreani, l'apertura della loro società o la brutalità della loro polizia; quando i giornalai italiani parlano di loro, in realtà stanno parlando di noi.

E allora vi rinnovo la domanda: voi, in questo paese, ci state bene? Può essere che alcuni di voi rientrino nella sterminata schiera di disoccupati o sottoccupati che aumenta continuamente e non sembra destinata a diminuire; forse qualcuno fra voi avrà ricevuto una cartella esattoriale da quella associazione a delinquere che si chiama Equitalia, o magari vi vedete ogni mese mangiare una parte considerevole dello stipendio dal padrone di casa, a causa di affitti ormai spesso esorbitanti rispetto a salari sempre più modesti. Perché tanti, tantissimi italiani, oggi stanno male. Pinocchio si è visto strappato al paese dei balocchi e sta cominciando a rimostrare contro Lucignolo, mentre Mangiafuoco gli propone contratti a tempo determinato che non gli permettono neanche di coprire il costo mensile delle sigarette. E allora? E allora bisogna mettergli paura. 

Sì, è vero, siamo in una fase di stagnazione economica, è dura, ma bisogna mantenersi ottimisti e soprattutto continuare a credere nella nostra classe dirigente e nelle sue ricette provatamente fallimentari, perché altrimenti... perché altrimenti finisci a vivere in un paese in cui si nasce prigionieri e ti torturano senza motivo, se ti fai una risata ti mettono al muro e ti giustiziano a cannonate, se fai un pirito non ne parliamo proprio. Molto peggio dell'Italia, dovrete convenire con me, in cui se ti torturano, se ti sparano addosso, se ti tolgono la casa, il lavoro, la dignità, il futuro, cè sempre un motivo. Qui non ci sono dittatori arbitrari con improbabili tagli di capelli. Basta imparare, qui da noi, a non mettersi dalla parte sbagliata del plotone di esecuzione. Perché altrimenti...
 

mercoledì 8 luglio 2015

A Genova non si gira a sinistra


Cari amici, buonasera. Vi scrivo dalla ridente Genova, altresì detta Zena, città di mare, e pertanto di stridenti contraddizioni e flagranti contrasti. Questa, cari i miei loro, è un'allitterazione, non è mica una pipa! Ma secondo voi Totò, quando diceva al sergente Quaglia che la sua era una pipa, non un capitone, stava facendo un ironico riferimento a Magritte? Bah, comunque restiamo sull'argomento. Il quale è il seguente: il dogmatismo delle umane genti.

E partiamo, come si addice ai solipsisti quale io sono, dai cazzi miei. Da quando ho acquistato un Kimco Grand Dink 250 usato, me ne vado allegramente a zonzo per questa bella città, che in meno di 10 minuti ti porta dal mare alla montagna e viceversa. Orograficamente, Genova si può paragonare a Salerno, anche se per dimensioni è molto più simile a Napoli. Ma sto di nuovo divagando. Il punto è che, in questa meravigliosa città, per andare dove devi andare, non si capisce mai da che parte devi andare. La cosa più difficile, come avrete capito dal titolo del post, è che non ti fanno mai girare a sinistra. Ilo sistema della viabilità è molto rigido al riguardo. E quando il semaforo dice VERDE, il genovese proveniente dal senso di marcia opposto parte de capoccia, con una guapparia e una determinazione di matrice meroliana. E provaci, a girare a sinistra... Il brutto è che, mentre nella natia Partenope l'automobilista è tanto circospetto quanto tollerante, qui a Zena, come noi medaglia d'oro della Resistenza, egli si proietta verso la meta con una proterva iattanza di stampo futurista, D'Annunziano, quasi fascista. Nunn'o faje niente. Quando il semaforo è verde, lui arrota pure Gesù Cristo, se gli si para innanzi. 

Cari lettori, l'irriformabile imbecille che state leggendo è sempre più inquietato da questo tipo di atteggiamenti. Egli, per indole e formazione, predilige la flessibilità, la reciproca comprensione, la composizione pacifica e ragionevole dei bisogni e degli interessi. Si è persuaso che, più leggi ci sono, meno ordine c'è. Si è convinto che è questione di mettersi d'accordo, in barba a quello che qualche deficiente rivestito di autorità ha fatto dipingere sull'asfalto o su un cartello stradale. O genovese, renditi malleabile: guarda la mia freccia lampeggiare, prova compassione per il mio predicament, come dicono a Mugnano di Napoli, e schiaccia pietoso il pedale del freno. La Madonna, pur essendo priva dell'attributo dell'esistenza fattuale, te lo rende. Io eviterò di girare a vuoto per un quarto d'ora, con il rischio non trascurabile di finire a Voltri invece che a Caricamento, e tu sarai in autentica comunione con il Creato, persino con le sue forme di vita più semplici e gerarchicamente pi basse, come il sottoscritto. 

Sai cos'è? Non è tanto il fatto di girare a sinistra. E' piuttosto che le regole andrebbero fatte per vivere meglio insieme, per non arrecarci danno l'uno con l'altro. Si comincia col mandare me a Savona per fare un'inversione e si finisce con gli ultimatum del FMI e le atrocità dell'ISIS o del battaglione Azov. Il dogma. Quello è il problema. Quella pesante coltre di violenza implicita che, mentre scorazziamo con lo scooter per la città  finalmente liberi dal gioco dell'IPSSAR Bergese, ci fa sentire come Butch Cassidy ogni volta che vorremmo girare a sinistra.