lunedì 27 aprile 2020

Winston Smith col mandolino


Si sbagliava di grosso il rag. Filini quando ingiungeva a Fantozzi di "smetterla con quel mandolino, se no ci cacciano". Le strimpellate sul balcone, i "ce la faremo" (salvo poi sputare al passante di turno, si intenda), i tricolori e via dicendo sono graditissimi alle nuove classi dirigenti, che talvolta parlano tedesco, talvolta inglese, e talvolta anche italiano, ma con l'accento di Harvard. 

Cosa voglio dire? Voglio dire che mentre noi, con addosso la paura che sfocia nel ridicolo tipica del servo, infornavamo pizze mal lievitate e cantavamo in modo penosamente approssimativo Bella Ciao, c'era tutta una classe di persone che non era chiusa in casa, ma decideva, colà dove si puote, dove portarci.

Per chi non lo sapesse, Winston Smith è il protagonista di 1984, il capolavoro di George Orwell. Questo grigio ometto di mezza età, "giornalista" al servizio della menzogna, a un certo punto della sua vita non riesce più a tacitare la sua coscienza critica, il suo senso morale, e si ribella alla dittatura totale e panottica che gli è stata imposta. Insieme a una donna, con la quale sfida uno dei tabù più atroci del mondo in cui ha avuto la sfortuna di nascere, quella della proibizione dell'amore, trama contro l'ordine costituito. Purtroppo per lui, l'organizzazione alla quale si era affiliato per rovesciare la tirannide del Grande Fratello era un'esca: Julia e lui vengono arrestati, e Winston è sottoposto a orribili torture, che culminano in un lavaggio del cervello.

Ora, chi ha letto il libro si accorgerà che ci sono dei punti di somiglianza fra quella storia e l'attualità, anche se la nostra situazione mescola il comico al tragico come i migliori film di Monicelli. Andiamo dunque a elencare questi punti di contatto:
  1. la paura diffusa. Solo che i cittadini di Airstrip 1 temevano la più brutale delle repressioni poliziesche, noi gli starnuti;
  2. la psicopolizia; naturalmente, nella narrazione distopica orwelliana si veniva liquidati, qui ti trollano su Facebook;
  3. la proibizione del contatto fisico. Solo che Orwell si era limitato a immaginare un potere ostile al potenziale di sovversione di una sessualità vissuta liberamente, il metro di distanza non se lo sognava nemmeno;
  4. la penuria di generi di prima necessità: a Winston mancavano le lamette da barba, a noi le penne lisce e il papier hygiénique;
  5.  l'esistenza di un'organizzazione dal potere illimitato che mantiene un controllo assoluto e terroristico sulla popolazione: Ingsoc, il temibile Partito del perfido O' Brien nel romanzo, la comunità "scientifica" dei virologi-soubrettine da noialtri;
  6. la perdita della privacy, compromessa dai telescreens, alla quale Winston sfuggiva chiudendosi in bagno. Noi, che siamo più tecnologicamente avanzati, lo schermo che ci controlla ce lo portiamo ovunque, anche nella toilette;
  7. i due minuti di odio. Il nemico di Winston si può chiamare Eurasia o Estasia, il nostro Giulio Tarro o Stefano Montanari, ma la violenza degli attacchi è la stessa;
  8. l'esistenza di un volto familiare, di un leader paterno che veglia su di noi; solo che il Grande Fratello è un po' come il Megadirettore di Fantozzi, nessuno lo ha mai visto e non è neanche certo che esista; il nostro Giuseppi, invece, lo vediamo tutte le sere come un amico al bar;
  9. infine, come a Winston Smith, anche a noi hanno fatto il lavaggio del cervello. Poiché abbiamo un coraggio paragonabile a quello di Alberto Sordi in divisa, non c'è stato bisogno di torturarci con la corrente elettrica o con un topo dentro un cappuccio; è bastato farci vedere un reparto di terapia intensiva pieno di gente moribonda. Caspita, chi l'avrebbe mai detto che in terapia intensiva la gente muore... 
Bene, ora mi preparo all'arrivo della psicopolizia ripassando un po' il mio doublethink

L'ignoranza è forza.
La guerra è pace.
La libertà è schiavitù.

Era così, no?



domenica 5 aprile 2020

La liceità del cannibalismo

Cari lettori, si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Anzi, peggio, perché le foglie hanno solo due alternative: restare attaccate al ramo o cadere. Gli esseri umani, in quanto appartenenti al regno animale piuttosto che a quello vegetale, ambiscono a vivere piuttosto che, appunto, a vegetare. Abbiamo bisogno di esercizio fisico e intellettuale. Essendo già stato a fare la spesa stamattina, procedo a darmi sfogo di tipo intellettuale. E lo faccio a vostre spese.

Il signore nella foto si chiama Armin Meiwes, ed è noto come "il cannibale di Rotenburg an der Fulda". Qualcuno di voi potrebbe ricordare l'incredibile e grottesco episodio di cui fu protagonista nel 2001, e che ebbe ampia risonanza nei media italiani. Il signor Meiwes contattò su un sito Internet per cannibali chiamato The Cannibal Cafè (sì, esisteva un sito per cannibali, e aveva proprio quel nome) un certo Bernd Jürgen Brandes che, non chiedetemi e non chiedetevi perché, aveva voglia di farsi mangiare. Se volete conoscere i dettagli del loro incontro potete leggerli su Wikipedia. Fatto sta che, dopo aver mangiato Brandes, Meiwes pubblicò un annuncio in Rete per trovare un'altra vittima.

Meiwes non è certo l'unico ad aver praticato il cannibalismo nel mondo sviluppato contemporaneo. Jeffrey Dahmer, il "mostro di Milwaukee", è ritenuto responsabile di 17 omicidi, e quando fu arrestato nel 1991 nel suo congelatore furono trovati pezzi di svariati cadaveri. Quello che colpisce nella vicenda di Meiwes è il fatto che la sua vittima fosse consenziente. Al processo, la difesa di questo insolito gourmet si basò proprio su questo elemento.

La questione che mi interessa sollevare qui, però, non è giuridica. Legale e lecito sono due cose diverse. Quando l'Italia fascista cominciò a collaborare all'Olocausto, chi denunciava gli ebrei nascosti era perfettamente in regola con la legge; la qual cosa non mi impedisce di mettere in discussione la liceità di quel comportamento. L'arbitrio umano può scrivere qualsiasi cosa su un pezzo di carta, metterci una firma e un timbro e renderlo pubblico. Anche in spregio ai più basilari e ovvi principi di convivenza civile.

Questo video, che mi è capitato di guardare stamattina, rappresenta un punto di vista che mi pare simile a quello del cannibale Meiwes: lui era consenziente. Le regole dell'UE le abbiamo decise collegialmente, tu italiano spaghetti baffi neri mandolino devi rispettarle, non puoi fare sempre i tuoi comodi. Badate che il video dei Cartoni Morti è stato pubblicato ieri, in piena emergenza sanitaria globale. Sorvolando sul fatto che Italia, Francia, Germania e così via non sono entità monolitiche e quindi non restano uguali a se stesse nei decenni, per cui può sopraggiungere un nuovo indirizzo politico di maggioranza che ne modifica il volere comune, sorvolando sul fatto che uno stato non è un'azienda che può essere vincolata a un contratto in quanto, pur costituita da una molteplicità di soggetti, rappresenta un'unica personalità giuridica, sorvolando sul fatto che i popoli europei non hanno mai avuto scelta rispetto ai processi di "integrazione" calati dall'alto, resta un elemento ancora più evidente e clamorosamente ignorato dagli europesti: il fine della convivenza è la civiltà, ovvero realizzare insieme quello che da soli non potremmo mai realizzare. Progredire materialmente e moralmente. Condividere esperienze e conoscenze, arte e cultura. Non macellare e cannibalizzare i deboli. Si rendano conto, i sostenitori del "non c'è alternativa", che oggi non c'è alternativa alla solidarietà, se non vogliamo perdere ogni traccia d'umanità. Il cannibalismo potrà diventare pure legale con firme e timbri, ma non sarà mai lecito.