domenica 21 aprile 2013

Il panaro che non caleranno mai


Cari amici elettori del PD, questo post è per voi. Siccome vi credo per la maggior parte in buona fede, vi voglio dare la mia interpretazione di come vi hanno fregati. Alcuni continueranno imperterriti ad additare il M5S come responsabile del penoso epilogo della farsa quirinale, ma altri forse avranno la duttilità di guardare oltre le rappresentazioni mediatiche, in un paese in cui i mass media sono il cane da guardia non già della democrazia, ma dello status quo.

E qual è lo status quo, nell'Italia di oggi? L'esistenza di due forze opposte e contrarie, che si annullino a vicenda. Bipolarismo, democrazia dell'alternanza, bipartitismo, chiamatelo come volete; è uno dei metodi più efficaci e collaudati per disinnescare la democrazia. Chi ha perso tempo a studiare il greco antico, come me, sa che etimologicamente la parola "democrazia" vuol dire "potere", non "governo", del popolo. "Kratos" è la forza, il potere, corrisponde a un concetto politico-militare, non giuridico. Parlare di "democrazia formale" è assurdo, è una contraddizione in termini. Democrazia, se vogliamo andare alle radici del concetto, è quello stato di cose in cui il popolo comanda. E capirete bene, qualsiasi possa essere la vostra visione di una società perfetta, che in un mondo di enormi sperequazioni economiche e rapporti di produzione vergognosamente asimmetrici, una democrazia così intesa è semplicemente una minaccia.

Voi volete contare. Giusto, giustissimo. Volete farlo attraverso il voto. Giusto anche questo, a mio modo di vedere, ma solo se si tiene conto di un fattore decisivo: la politica, quella borghese (perdonatemi il termine), è essenzialmente fabula. Il principio di rappresentanza è una bella favola liberale, un inganno che funziona finché il ceto medio ha la pancia piena, dandogli l'impressione di non prosperare sulla miseria di classi sociali e aree geografiche più deboli. Perchè la ricchezza della quale ci arriva qualche tiepido raggio, come una a una pianta la luce solare, si produce creando dislivelli economici, e dunque di potere. In primavera e in estate abbiamo assorbito tanto calore, e oggi che è arrivato l'autunno è quel calore accumulato che ci consente di sopravvivere. Ma prima o poi finisce, e molti, a giudicare dal risultato elettorale e dal modo in cui è stata accolta la rielezione di Napolitano, se ne sono già accorti.

Cosa fa, in una società di dislivelli, in una società costruita in senso verticale, chi ha bisogno di qualcosa che deve necessariamente venire dai piani alti? Chiede di scendere il panaro, perchè sono secoli che funziona così. Chiamala democrazia, chiamalo feudalesimo, chiamalo Impero, la sostanza è quella. Solo che questa volta il panaro non ve lo possono scendere, perchè non c'è niente da metterci dentro. Posso immaginare quanto vi ripugni il concetto, ma a questo punto direi che sarebbe veramente il caso di cominciare a mettere in discussione il sistema del panaro. E non credo proprio che si possa impostare un simile discorso con gli inquilini dei piani alti.

sabato 20 aprile 2013

Una telenovela tutta italiana

Cari amici vicini e lontani, buonasera. Dopo la breve parentesi felice in cui ci siamo occupati del giardino del vicino - che in questo caso è indubbiamente più verde del nostro - torniamo a parlare delle vicende di casa nostra. Trovo che sia ironico che, mentre in Venezuela si fa la storia, noi facciamo le telenovelas. Bersani e Alfano non avranno la bellezza e la grazia femminile di Grecia Colmenares, ma il loro amore impossibile, immortalato in quel tenero abbraccio che tutti abbiamo visto, sta appassionando non poco gli Italiani. 

Quando avremo finalmente un presidente? Questo è quello che si chiedono milioni di spettatori trepidanti di fronte al teleschermo, fra un colpo di scena e l'altro. Dopo aver bruciato già diversi candidati, pare ormai certo che la scelta convergerà su Napolitano. Se qualcuno, anagraficamente troppo giovane per ricordare gli anni Settanta, si fosse chiesto perchè in questo paese tanti giovani abbiano impugnato le armi e scelto la strada della violenza, adesso ha un'ottima opportunità per farsene un'idea. ATTENZIONE, non sto dicendo che bisogna imitarli, sto semplicemente constatando come la politica parlamentare in questo paese sia assolutamente incapace di esprimere un grammo di REALE democrazia, al di là della farsa delle primarie e di qualche altro specchietto per allodole. 

Che cosa succede? Succede che in Italia abbiamo un sistema politico bipolare, imperfetto ma nondimeno concepito come tale. E la cosiddetta "democrazia dell'alternanza" funziona finché esistono due poli contrapposti ma sostanzialmente non alternativi l'uno all'altro. Sono vent'anni, per chi non se ne fosse accorto, che le nostre riforme strutturali non le fanno questi quattro burattini senza midollo e senza cuore, ma think tank che agiscono nell'ombra, e che nessuno ha mai eletto. Il ciclone M5S ha messo in pericolo il funzionamento della nostra "democrazia", e quello che è in atto non è che un tetativo di disinnescare il pericolo costituito da questo intruso. In tal senso, è FONDAMENTALE avere un Presidente della Repubblica condiviso. Chi auspicava che il PD lo scegliesse unilateralmente non ha capito niente, perdonatemi l'arroganza. 

Perchè Napolitano? Perchè è la scelta più logica, più sicura, per CONSERVARE l'esistente. Quello a cui stiamo assistendo è il funerale del Partito Democratico, probabilmente, ma non solo; è il funerale della puerile illusione di poter avere democrazia dopo "la fine della storia". Se accettiamo quell'assioma, dobbiamo accettare il LORO concetto della politica come prodotto di consumo, e toglierci dalla testa qualsiasi velleità di partecipare alla costruzione del nostro futuro. Se invece vogliamo essere cittadini, e non CONSUMATORI DI NARRAZIONI FAVOLISTICHE, dobbiamo prendere atto del fatto che la politica si fa, non si delega agli altri.

E adesso vi lascio alla prossima puntata di Amore senza confini, quella in cui Pedro Luis Izquierdo e Angel Derecho si riconciliano, e il simpatico nonno Jorge benedice la loro unione solo apparentemente incestuosa.

venerdì 19 aprile 2013

Il compleanno della libertà e le majunches a Posillipo

Amici del Bradipo, buonasera. Anche oggi, ve lo confesso, ho fatto una marachella. Invece di andare a seguire la mia lezione di pedagogia all'Università, nell'ambito nel percorso formativo che mi porterà a diventare il professor Palermo, me ne sono andato a fare una gita fuori porta con alcuni amici sovversivi. Dovete sapere che in data odierna si celebra l'anniversario dell'indipendenza del Venezuela, e per l'occasione il personale del Consolato napoletano della patria di Bolivar si è recato, come di consueto, a ricordarlo presso il busto del Libertador, al Parco Virgiliano. In una splendida cornice di sole, mare e la famosa "aria fina" celebrata da tanti capolavori della canzone napoletana classica, hanno preso la parola il Console, alcuni suoi collaboratori, e infine un sovversivo del quale non faremo il nome, ma al quale faremo riferimento d'ora in poi come "il facinoroso", per ragioni che vi appariranno chiare a breve.

Ebbene, era tanto una bella giornata, gli interventi erano stati estremamente misurati ed equilibrati, nonostante la situazione di grave tensione che ha vissuto il Venezuela negli ultimi giorni (che hanno prodotto otto morti e diversi feriti); poi, poco prima di schierarci per una bella foto ricordo, un misterioso personaggio con la maglia della Vinotinto si avvicina al facinoroso, pronunciando la fatidica locuzione "lei mi deve una spiegazione", Vabbè, non ha detto proprio così, ma quello era il senso. Invitato a unirsi a noi per lo scatto, declina l'invito. Mmmhhh...

Poco dopo, ecco spiegato l'arcano: alcune giovani donne, munite di cartelli e striscioni antichavisti, si avvicinano (pur rimanendo alla debita distanza di sicurezza) ed esprimono il loro dissenso rispetto a qualcosa. Siccome non è facile (almeno per me) capire che cosa si possa mai imputare al proceso bolivariano, mi avvicino, preceduto peraltro da un gruppetto di compagne e compagni (scusate il termine). La curiosità mi mangia vivo, non ho mai visto dei majunches da vicino. Come avevo ipotizzato, sono venezuelane. Una di loro ha perfino una pentola con sé, che però ha il buon gusto di non percuotere. Leggo i cartelli, chiedono il riconteggio dei voti. Care amiche, forse non vi è arrivata la notizia, ma i voti si stanno già riconteggiando. E verrà confermato il risultato annunciato, state tranquille. Sappiamo quanto sia affidabile il sistema elettorale venezuelano, ce lo hanno detto gli osservatori internazionali. Ce lo ha detto Jimmy Carter, che lo ha descritto come il più affidabile che avesse mai avuto modo di conoscere. Ma voi volete il riconteggio. E va bene, lo avrete. Non era necessario sparare, aggredire, appiccare incendi. Non lo era, perlomeno, se il vostro obiettivo era una verifica del risultato elettorale, e non far sprofondare il paese in un clima che potesse giustificare un intervento militare. Ma non facciamo i malpensanti, parliamo con le signore. 

Se non che, le signore tanto signore non sono. La loro antipatia per il neo-eletto Nicolas Maduro è viscerale, una parola tira l'altra, e ben presto una di costoro invita il facinoroso ad andarsene a Cuba, che nella sua immaginazione dev'essere una specie di riserva per comunisti pedofagi e liberticidi. Si scatena il parapiglia. Il facinoroso ha un diavolo per capello (meno male che di capelli non ne ha tantissimi...), le majunches sono quasi in lacrime, dicono di volere la pace, ma allora poi uno si chiede perchè siano venute a provocarci, proprio nel giorno in cui si celebra l'indipendenza del loro paese. Si scopre ora che l'uomo misterioso è il marito di una di loro, nonché sedicente militante del M5S, che rimprovera al facinoroso di aver accostato il Movimento a un'esperienza a suo giudizio negativa. In realtà, è facilmente verificabile che lo stesso Grillo ha più volte fatto riferimenti a Chavez ed altri leader latinoamericani di sinistra, indicandoli come modelli positivi. Il facinoroso viene calmato a fatica, si inizia a discutere più pacatamente, non si trovano punti in comune (era oggettivamente improbabile) ma spunta qualche timido sorriso, da una parte e dall'altra. Non fa niente che il vostro candidato fa schifo alla merda, il Venezuela è anche vostro, e l'ex autista che denigrate con tanto astio e tanta supponenza perchè figlio del popolo sarà anche il vostro presidente. Alla fine il facinoroso arriva perfino ad abbracciare la moglie della talpa vinotinto, e andiamo via sereni.

Bilancio della giornata: non ci sono più le mezze stagioni, Posillipo è sempre meravigliosa, e questa primavera sta portando una bella ventata d'aria fresca: perchè quando la borghesia prende striscioni e pentole e scende di casa per andare a difendere i suoi privilegi (ebbene sì, erano tutte signore benestanti), vuol dire che l'aria sta cambiando. Apriamo le finestre, lasciamola entrare, questa aria nuova. Ve lo faccio dire anche dal grande Vincenzo Russo, figlio del popolo come Nicolas Maduro, nuovo presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
 



venerdì 12 aprile 2013

L'irresistibile tentazione del parlarsi addosso

 Le chiacchiere non riempiono lo stomaco. Come dubitarne? A meno che non si parli di quelle che si mangiano a Carnevale, e che a Roma sono note con l'appellativo di frappe (pure la chicca di dialettologia vi regalo), le chiacchiere non sono commestibili. E allora perchè buona parte del popolo italiano se ne riempie costantemente la bocca? 

Se fossi colto e preparato, indagherei sulla possibilità che questo atteggiamento affondi le radici nella Roma repubblicana, con il suo esasperato parlamentarismo, e il suo culto della retorica che infinite rotture di coglioni addusse agli italici studentelli. Badate che oggi sparo a zero. E la prima vittima è Marco Tullio Cicerone, che scriveva manco la chiavica. Scrivere bene vuol dire farsi capire al volo, arrivare immediatamente al lettore, per quanto complessi siano i concetti che tratti. Spostare il soggetto in culo a tua sorella non ti rende migliore di nessuno, brutta merdaccia. Io ti maledico, in saecula saeculorum.

Se la Roma dell'età repubblicana ci ha lasciato in eredità il gusto del parlare difficile, e dell'abusare della pazienza altrui, quella imperiale è stata un punto di riferimento imprescindibile per la nostra penosissima esperienza dittatoriale. Penosa due volte: la prima in quanto dittatoriale; e la seconda in quanto il fascismo è stato la schifezza delle dittature. Adesso non c'è bisogno di approfondite analisi, non è questa la sede, e non sarò certo io a regalarvele, tanto meno nel presente stato d'animo. Io sono un saltimbanco, un giullare che si dona a voi attraverso la parola per essere dileggiato ad libitum. E visto che ho subito l'influenza della cultura britannica, che scherza su tutto, io vi parlerò del fascismo in termini giullareschi e sbarazzini. Per la gioia dei post-comunisti politically correct.

Come è nato il fascismo? In breve, un manipolo di Arditi e altri reduci di guerra si è riunito, ha deciso che alla testa di questo paese c'era gente che si parlava addosso e non riusciva ad affrontare il pericolo rosso e gli altri problemi che ci relegavano al ruolo di paesucolo; da lì sono nati i Fasci di Combattimento, embrione di quello che sarebbe diventato il PNF. E la sinistra, nel frattempo, che faceva? Non mi sogno nemmeno di analizzare qui e adesso le cause della sua inerzia, della sua titubanza, anche perchè vi basterà leggere Gramsci per farvene un'idea secondo me abbastaza chiara. Il fatto è che il Partito Socialista, e poi anche il neonato Partito Comunista d'Italia, tenevano in mano. In breve, ignoravano bellamente le ragioni per cui era nato il Fascismo. L'ordine esistente si era rotto, e si era davanti a un bivio: rivoluzione dei lavoratori, o "rivoluzione" della borghesia.

 E così Mussolini e i suoi fanno la marcia su Roma. Aiutati non poco dalla scelta di socialisti e comunisti di sconfessare gli Arditi del Popolo, gli unici che invece di parlarsi addosso contrastavano il fascismo nell'unico modo possibile, ovvero nell'azione. E adesso pensate che i fascisti, saliti al potere con un colpo di stato (sebbene penosamente somigliante nella forma a una gita fuori porta) inizialmente ti lasciano lì il parlamento, e non ti mettono neanche fuori legge i partiti rossi. La schifezza della dittatura, come dicevo. Per fare una dittatura come si deve, serve un'opposizione da reprimere.Ci vuole il delitto Matteotti per far capire alla sinistra parlamentare italiana dell'epoca che bisogna FARE qualcosa. Naturalmente, a quel punto è tardi. Puoi andare sull'Aventino, puoi andare sul Tuscolano, sul Nomentano, dove ti pare. Hai già perso.

Qualcuno oggi paragona il M5S al Fascismo, e Grillo a Mussolini. Personalmente, questi accostamenti mi fanno ridere. D'altro canto, se un movimento così dirompente è venuto fuori ci saranno delle ragioni. La reazione della "sinistra" di oggi  (parlamentare, ma non solo) è essenzialmente la stessa di quella di allora: bla bla bla. Come ci piace chiacchierare, diceva la Ferillona nazionale in una pubblicità, qualche anno fa. E vabbè, voi chiacchierate, mentre le imprese chiudono e la gente si butta a mare. L'Italia cambierà senza di voi, in un senso o in un altro. Farete la fine di Marco Tullio Cicerone, ammuffirete nella soffitta della cultura morta e inutile, con la vostra ampollosa retorica e le vostre proposizioni in cui non si riesce mai a trovare il soggetto. Io, da ex latinista anglofilo, ho una sola cosa da dirvi: Romani ite domum.


 

giovedì 11 aprile 2013

La promessa infranta, la levata di scudi e l'inesorabile avanzata di chi si fa il mazzo


 E' diventato difficilissimo parlare di politica in Italia. Non che sia mai stato facile, me ne rendo conto, ma ora come ora si rischiano dinamiche alla Peppone e Don Camillo. C'è, a occhio e croce, un quinto del paese che si stringe intorno al suo partito di riferimento, il PD, con una determinazione e un valore militare degno di ben altre battaglie. Per darvi la mia impressione su questo bislacco fenomeno, vi parlerò brevemente della mia adolescenza.

Dovete sapere che io ho frequentato il liceo classico. In quanto figlio di una laureata in Lettere Classiche, ero un "soggettone bipolare": della chimica e della fisica poco mi caleva, ma sul latino e greco ci ho fatto studi matti e disperatissimi. In primo liceo, la sorte volle mettere sulla nostra strada un vecchio reazionario, incartapecorito e incattivito dalla vita, che si rifaceva su di noi per mezzo della valutazione creativa. Ovvero, non si limitava al proverbiale zero spaccato, ma arrivava a conferire voti algebrici. Avevo un compagno di classe che una volta fece i salti di gioia per aver preso 2, anzichè il solito -2. Io, forte del mio bagaglio di conoscenze acquistate al prezzo della morte sociale, oscillavo fra il 5 e il 6. Per incentivarmi a fare ancora meglio, la mamma (che parola insidiosa...) mi promise che mi avrebbe comprato il mezzo se avessi preso un 7 in latino o in greco. Parafrasando Proudhon, all'epoca per me il mezzo era la libertà, ma era anche il furto; nel senso che, per provare ogni tanto quella sensazione di libertà data dalla motorizzazione, lo frocoliavo a un compagno di classe per farmici un giro. Guarda caso, lo stesso compagno di classe del -2 alle versioni.

Inutile dire che, se da una parte il Terrore instaurato da quel vetusto despota mi spingeva nella direzione dell'odio per i classici, la promessa di una completa mobilità mi infondeva rinnovate energie nello studio delle avite lingue morte. E così fu che presi quel benedetto 7. Era una versione di latino. Sallustio, se non sbaglio. Nei corridoi si parlava di me: non era da tutti andare oltre la sufficienza con quel docente. Ebbi i miei quindici minuti di fama. Ma quanto volentieri avrei rinunciato alle lodi del volgo, in cambio di un Ciao usato! Avrete capito che la mendace genitrice non mi comprò un bel niente. Nihil mihi donavit mater mendax mea. Madreeee!!!! Perchè non rendi poi quel che prometti allor? E la risposta è semplice: perchè fra di noi non c'era stato un patto. Perchè che io studiassi e me la facessi a piedi era nella natura, nell'ORDINE delle cose. Perchè il mezzo era pericoloso.

E veniamo al presente. Per ragioni che io posso solo in parte immaginare, e alle quali preferisco onestamente non pensare troppo, molti italiani si ritrovano nel Partito Democratico. Rendendosi conto della sua difficoltà, lo difendono strenuamente. Non vogliono perderlo, e mostrano un risentimento francamente eccessivo nei confronti del M5S, che peraltro aveva annunciato in tempi non sospetti di non essere disponibile per accordi post-elettorali. Levano gli scudi.

Uno scudo
 
 Non c'è da discutere, qualsiasi argomento usiate rimbalzerà addosso a queste persone. Secondo la Corte dei Conti, il costo della corruzione in Italia ammonta a una cifra che ora non ricordo (se vi piacciono le cifre, specie quelle sparate a vanvera, guardatevi le trasmissioni "di approfondimento") ma che insomma, se si recuperasse diventeremmo un paese ricco, ma ricco assai. Solo che recuperare quei soldi vuol dire andare a toccare i privilegi consolidati di gente che SI SUPPONE LAVORI, e invece campa sulle spalle di chi lavora davvero, senza nemmeno dover subire l'onta della riprovazione sociale. Professori universitari, professionisti, tecnici, intestatari di cariche e prebende varie, e via dicendo, non meno disonesti di Giggino la Polpetta, e forse ancora più dannosi. Se mi seguite ormai avete capito come la penso sul lavoro: è l'unica fonte legittima di arricchimento. Il lavoro. Questa bestia rara. Questa forza di progresso, di libertà, di uguaglianza. Il braccio che si flette, la mente che partorisce idee e concetti, l'essere umano che si supera combinando le proprie energie e capacità con quelle dei suoi simili. Lavorare non per il salario, andare oltre; lavorare per migliorare sé stessi e il proprio ambiente, per modificare il mondo e la sua percezione. Fino a quando la specie umana finalmente non dovrà più  elemosinare il mezzo alla mamma, perchè a quel punto se vuole il Superbravo se lo costruisce tale e quale a come lo facevano nel 1988. E poi a farsela a piedi saranno le mamme premurose e preoccupate che levano gli scudi.

martedì 9 aprile 2013

Fra il ragioniere Casoria e il Feldmaresciallo Schultz

Allora, un post sommario, perchè non è che posso sempre stare a moderare i toni e lavorare di cesello. Insomma, lo abbiamo detto tante volte, basta recarsi in cucina, dove il televisore in prima serata è sempre acceso, e quasi sempre su qualche "programma di approfondimento", per constatare ancora una volta la gravità della situazione. La quale consiste non certo nel fatto che non abbiamo un governo, ma piuttosto nell'asservimento completo, spudorato, dei nostri mezzi di comunicazione ai rispettivi padroni. I nostri padroni, in questo momento, sono due: il ragioniere Casoria, magistralmente interpretato dal Cav. Silvio Berlusconi, e l'Unione Europea, espressione dell'antica fascinazione teutonica per la conquista e l'assoggettamento di popoli vicini. Sia chiaro, non ce l'ho con i Tedeschi, ce l'ho con chi ne parla come se fosse una razza superiore, paradigma di ogni virtù ed esente da qualsiasi vizio. E ultimamente, per convizione o per secondi fini, sono in tanti.

Gli Italiani, secondo la versione corrente, sono inefficienti, svogliati, ignavi, quando non proprio ladri o corrotti. I Tedeschi, invece, sono bravi, gran lavoratori, pagano tutti le tasse e non buttano mai le carte per terra. Per questo, se ogni tanto ci fanno una tiratina d'orecchie, hanno sicuramente ragione loro. Le regole vanno rispettate. Italiani sempre rumore, sempre cantare, chitarra e mandolino. E smettiamola con quel mandolino, se no ci cacciano dal campeggio.


Ve lo ricordate Herr Schultz, il turista della democrazia che Berlusconi voleva proporre per il ruolo di kapò? Me lo sono ritrovato in collegamento a Ballarò, mentre stappavo un'ottima bottiglia di Chianti. Naturalmente mi sono allontanato in tutta fretta, sono anni che in televisione guardo l'unica cosa più o meno guardabile, ovvero lo sport. Non so cosa possa aver detto o cosa dirà, e non ha importanza. Il punto è che in un momento come questo al popolo italiano non dovrebbe interessare cosa dice il Feldmaresciallo Schultz. Perchè se c'è qualcuno che vuole impoverirmi e togliermi il diritto di campare dignitosamente, a me non interessa se si chiama ragioniere Casoria o Feldmaresciallo Schultz, ma piuttosto pormi il problema di come difendermi.

Che cosa ha fatto questa Unione Europea per il nostro paese? Che cosa ci ha dato di buono, nel corso della sua storia? La legge antifumo. Basta. Di contro, ha danneggiato la nostra agricoltura, la nostra industria enogastronomica, le nostre manifatture. Le sue regole ci hano penalizzati, a beneficio di quelli che vengono definiti paesi "virtuosi", perchè la loro struttura economica trova una maggiore corrispondenza a un sistema di norme che non sono affatto universali e scontate. Io, ad esempio, sono nato e cresciuto in un mondo in cui le regole erano diverse. La sovranità economica e monetaria dei singoli stati era sacra, il bilancio di ciascun paese era affare di quel paese e di nessun altro, l'occupazione poteva essere incentivata con investimenti pubblici, così come le esportazioni potevano essere incoraggiate con la svalutazione della moneta. Tutto questo, cari i miei loro, era normale. E se è cambiato non è per virtù dello spirito santo, ma perchè vuolsi così colà dove si puote. Cioè, a casa del Feldmaresciallo Schultz.

Una volta c'era anche un principio, in voga presso la sinistra (se siete giovani, fatevela raccontare da mamma e papà), chiamato internazionalismo. Si fondava su un ragionamento molto semplice (le idee valide sono sempre semplici), ovvero: visto che il capitale non ha patria, anche i lavoratori devono essere in grado di superare i confini nazionali e le barriere culturali e linguistiche, perchè sono tutti partecipi di una stessa sorte, e solo insieme possono cambiarla. Oggi che la "sinistra" sta con il capitale, c'è da fare un distinguo per i meno sagaci. Sei mio fratello, Gunther, ma capirai anche tu che se per darti l'aumento io devo rimanere a spasso, il tuo aumento dovrà aspettare.

Che vi devo dire? So di non avervi convinti. L'essere umano presenta una strana peculiarità cognitiva: si lascia persuadere dal volume  e dalla provenienza delle argomentazioni, non dalla loro aderenza alla realtà percepita e conosciuta. E siccome i media de sinistra vi hanno catechizzati sulla superiorità morale dei Crucchi, non è che adesso arrivo io e vi convinco che sono come tutti gli altri esseri umani, e cioè come li vuole il Potere. Con le dovute eccezioni, s'intende. Lutero, l'antesignano di tutti i disobbedienti, era tedesco, mica di Manduria. E io, onesto, fesso e amante del lavoro, sono italiano. E non me ne vergogno neanche un po'.  Anzi, Fantozzi, non abbi paura, lo suoni pure quel mandolino, io la accompagno alla chitarra. E se i Tedeschi ci cacciano dal campeggio, peggio per loro: il pesce ratto, per il quale le confesso di andare pazzo, ce lo mangiamo tutto noi.

lunedì 1 aprile 2013

Le radici della purezza

Homo sum, humani nihil a me alienum puto. Questa citazione del commediografo latino Terenzio vuol dire che, in qualità di essere umano (su, fatemela questa concessione), non reputo estraneo nulla di ciò che è umano. Riguarda i miei simili, dunque riguarda me. Il XIXsecolo ha prodotto ponderose dottrine politiche, che in Italia e nel resto dell'Europa Occidentale si sono contrapposte in modo durissimo, dividendo i popoli in base a elementi principalmente socio-economici, e dando luogo a ideologie abbastanza ben definite. Queste ideologie hanno dato luogo a sottoculture, e infine si sono trasformate, come era inevitabile che accadesse in una società esasperatamente mercantile, in segmenti di mercato. Le idee sono mercato, la politica è mercato. Tè, prendi questa T-shirt del Che, così tutti sapranno come la pensi.

La verità è che l'idea socialista, nelle sue diverse varianti, ha rappresentato il prodotto del fallimento del liberalesimo e della sua applicazione alla realtà economica, finanziaria e giuridica. La dottrina liberale ha prevalso, almeno per il momento, e la sua più grande vittoria è stata proprio ridurre la più grande idea rivoluzionaria della Storia a un "io la penso così". Quello che era uno strumento di lotta, per il cambiamento profondo della società e per arrivare a una soluzione di ciò che il secondo Ottocento ha unanimemente riconosciuto come "il problema sociale", è finito sugli scaffali di questa sorta di megastore ideologico, diventando una posizione.

La possibilità di modificare i rapporti di produzione non è neanche più presa in considerazione, cessa di essere un obiettivo. Come un pesce che, dopo milioni di anni passati a vivere nelle profondità oceaniche, perde la vista, la sinistra ha perso la profondità del suo sguardo. Si guarda le scarpe, un po' imbarazzata di fronte alle sfide che gli eventi le mettono davanti, ma si rifà fischiettando Bella ciao. "Con i fascisti mai! " laddove i fascisti sono i ragazzotti di Casa Pound, non il fascismo economico di matrice UE che la nostra classe politica, con marginali eccezioni, spalleggia dall'inizio della Seconda Repubblica. "Contro tutte le mafie!" tranne naturalmente il sistema di clan che vige nella sinistra radicale italiana, con le sue continue faide e insulti reciproci. Smettetela di guardarvi le scarpe, cari compagni, e vi accorgerete che mentre voi discettavate, pontificavate, tuonavate contro i peccatori ideologici, questo paese si muoveva. 

"Giammai con Grillo!" è il nuovo grido di battaglia. L'ordine è guardarsi le scarpe, compagni, non sia mai alziamo lo sguardo, qui c'è da mettersi a piangere. Nessuno ci apprezza, nessuno ci capisce, nessuno ci vota. Beh, ma se mentre la gente sale sui tetti o si dà fuoco tu pensi alla tua purezza rivoluzionaria, te lo meriti di restare solo. Dice quelli sono imprenditori, non ci riguardano. Bravo, complimenti. Una classe da sempre conservatrice comincia a star male, a lamentarsi, e noi che facciamo? Una beata mazza. Anzi, magari sorridiamo di meschina soddisfazione perchè il sciur padrun non ha più le bele braghe bianche. Mica ci mettiamo a ragionare sulle prospettive che ci apre questo terremoto socio-economico...

Lo ripeto, "humani nihil a me alienum puto". L'Uomo è sintesi degli uomini (e perdonatemi il maschile sessista, ma detta così è più efficace e diretta). Le idee sono mezzi per conseguire un fine, e il fine dovrebbe essere l'Uomo, non il trionfo di un punto di vista a beneficio della vanità intellettuale di Tizio o Caio. Non è revisionismo, è semplice buonsenso.

O forse avete ragione voi. Forse abbiamo perso, definitivamente, per sempre. Il capitalismo non è un sistema insostenibile, destinato a trasformarsi prima o tardi in qualcosa di diverso (come del resto tutti gli altri ordini socio-economici che lo hanno preceduto). Non c'è più niente da fare, ma è stato bello sognare. Restiamo qui, compagni, teniamoci per mano in questi giorni tristi. Al mio tre, tutti a guardarci le scarpe. E a ricordare le nostre radici. Quelle che ci terranno saldamente ancorati alla nostra posizione, qualsiasi cosa accada.