domenica 20 agosto 2017

Riflessioni su un semaforo genovese

Il Bradipo non scriveva da un po'. Si era appisolato sul suo ramo, nella dignitosa solitudine di chi ha ormai capito che l'unico modo per limitare i danni è prendere il genere umano a piccole dosi. Ma il fatto è che anche lui, per quanto forti siano le sue affinità agli ungulati arboricoli, ne fa parte; anche lui, dunque, deve pagare dazio a questo minuetto di efferate crudeltà reciproche che è diventata la società. L'unico lato positivo della faccenda è che si raccoglie materiale per invettive e bestiari. Ecco, ordunque, inveiamo! 
Oggi mi sono recato a Genova dal mio confino lavagnese. Mentre tornavo verso la stazione per prendere il treno diretto a Sestri Levante, dal quale sarei sceso alla penultima fermata, dopo uno stillicidio di oltre un'ora di continue fermate in borghi di poche centinaia di anime, ho avuto un'epifania. Mettetevi a sedere con la vostra bevanda preferita, e se per caso doveste avere un pirito in sala d'attesa, non fatevi venire in mente l'insano pensiero di trattenerlo per creanza o per soggezione nei confronti dei presenti: yours truly, come dicono a Vairano Scalo, se ne infischia del giudizio delle genti; orsù, fatelo anche voi! Scorreggiate fino ad esaurimento scorte e mettetevi comodi. Niente deve interferire con la trasmissione del Bradipo-pensiero e con il piacere che la suddetta trasmissione senz'altro vi procurerà.
Orbene, stavo attraversando via Balbi, quasi in Piazza Acquaverde, quando un ciclista è entrato in rotta di collisione con il vostro blogger preferito. Dovete sapere, cari lettori e catecumeni, che a Genova è in uso attraversare sulle strisce, e solo quando il semaforo è verde, o al massimo giallo. Ecco, il mio era proprio giallo. Allora, ben consapevole della quasi patologica mosciaria genovese, che si riflette anche nella temporizzazione dei semafori, ho affrettato il passo. Il ciclista, che aveva evidentemente il rosso, mi ha guardato con l'aria di chi subisce un torto. Questa espressione è durata una frazione di secondo, perché poi si è reso conto di non potermi muovere il minimo appunto. Il problema è quella frazione di secondo, e soprattutto il fatto che il ciclista in questione si sia sentito leso nel suo diritto di passare con il rosso. 
In molti, sulle nostre strade, hanno fatto la scelta di abbandonare auto e moto in favore delle biciclette. Certo, ci possono essere mille motivazioni dietro questa decisione, ma notate una cosa: non si fermano quasi mai con il rosso. E notatene un'altra, sono sempre, e dico sempre, in divisa da radical chic. Ecco, semplificando molto, ma non troppo per quanto mi riguarda, questa è la nuova Sinistra in Italia: un gruppo di persone che rivendica il diritto a passare con il rosso, a non dare alcun tipo di educazione ai propri figli (come insegnante ne so qualcosa...) e ad ammorbare chi li circonda con una variopinta panoplia di scelte alternative che hanno l'unico scopo di definirli in quanto élite. La loro libertà è libertà di culto, la libertà di essere setta e andare, alla bisogna, in culo al mondo universo. 
Io cari amici, tifo per il semaforo: una cosa meravigliosa, basata sul buonsenso e uguale per tutti. Buonanotte e sogni d'oro. Vi cuoro.