sabato 27 maggio 2017

Orrore perpetuo

Cari adepti, buongiorno. Come vi trova questa bella mattinata di tarda primavera? Dal momento che trova me in uno stato pressoché pietoso, e non ho neanche la forza di farmi la doccia, scriverò. Scriverò dell'orrore perpetuo che mi è toccato come sorte professionale.
Lo avete visto il film del quale vi ho azzeccato la locandina sulla pagina? Guardatelo, è fatto molto bene. Si tratta di un tizio che per lavoro scrive recensioni degli alberghi, il quale finisce in una stanza maledetta di un hotel statunitense. Questa stanza ha la peculiarità di farti rivivere la stessa giornata in eterno; ogni volta che il ciclo ricomincia si presentano orrori leggermente diversi, ma sostanzialmente tutti riconducibili alla natura malvagia della stanza stessa. Ecco, vi sembrerà strano, ma io sono fortemente convinto che l'autore di questa sceneggiatura abbia avuto una pessima esperienza scolastica. Sì, perché quello che racconta il film è qualcosa di molto, ma molto simile a una cattiva scuola.
Ieri una collega mi diceva di essere delusa dal fatto che i nostri alunni, quelli della classe che abbiamo in comune, non hanno dato mostra di aver fatto una maturazione significativa nel corso di questo anno. Credo che abbia ragione. Giorno dopo giorno, sono entrati in aula per dare vita a un orrore leggermente diverso nei dettagli da quello del giorno prima, ma fondamentalmente generato dalle stesse cause: sfiducia in se stessi e nei propri insegnanti, e di conseguenza ansia e rabbia di fronte alle prove che non possiamo esimerci dal sottoporre loro.
Ma l'orrore va oltre. Per noi docenti è ancora peggiore. Sì, perché se i ragazzi se ne liberano in cinque anni, per noi questo tormento continua, ci vede invecchiare (male) e diventare sempre più deboli e sprovvisti di strumenti ed energie per farvi fronte. Deboli perché perdiamo l'entusiasmo e le forze, e privi di strumenti perché il tessuto sociale degenera rapidamente e noi non possiamo farci assolutamente niente. Gli adolescenti sono inesperti e ignoranti, e dunque le prime vittime designate di questo degrado. Le seconde siamo noi, chiusi in una stanza in cui il tempo si è fermato e non esiste più il futuro.