martedì 21 giugno 2011

Spend the money!!!



Caro Babbo Aurelio,

mi chiamo Pier Paolo e sono un bambino di 38 anni. Lo so che Natale è ancora lontano, ma tra pochi giorni è il mio compleanno, così ho pensato che fosse legittimo chiederti un regalo. Vorrei che tu facessi una grande campagna acquisti per rendere competitiva la mia squadra del cuore, cioè il Napoli. Sai com'è, l'anno prossimo abbiamo la Champions League, e potremmo trovarci di fronte compagini veramente forti, per cui credo sarebbe opportuno attrezzarci adeguatamente; già abbiamo collezionato figure di cacca a livello planetario per il problema dei rifiuti, cerchiamo di non ripeterci.
Ora, essendo un bambino maturo, so bene che qualsiasi richiesta nella vita va motivata, soprattutto se viene da un fesso qualunque, e allora vorrei parlarti un po' di me e della mia situazione; sono sicuro che alla fine converrai con me sulla giusta natura delle mie accorate preci.
Nacqui a Napoli nel lontano 22 giugno del 1973, in una famiglia senza difficoltà economiche, ma non ricca. Sviato da un'educazione anacronistica, dedicai la mia infanzia e adolescenza agli studi, anzichè apprendere le ben più utili arti del borseggio o dello scippo. Ebbi poi una giovinezza travagliata, fra difficoltà accademiche, delusioni amorose e Napoli in serie B... Finalmente, il 15 marzo 2004 - oh happy day! - mi laureai in Lingue e Letterature Straniere; una laurea che, come ben sai, è seconda in prestigio ed utilità solo a quella in Filosofia Moderna e Contemporanea conferita dalla University of Woolamaloo. Una volta celebrato il lieto evento, mi trovai di fronte all'ingrato compito di cercare un'occupazione. Cominciai l'immancabile trafila di stage, corsi di formazione regionali e lavoro a nero, a cottimo o part time, che ormai in Italia tocca a quasi tutti i comuni mortali; trafila che certo non hanno dovuto fare i tuoi figli, o i figli di qualsiasi camorrista di Casal di Principe, ma non stiamo qui a recriminare. Vorrei solo spiegarti che, mentre voi persone di successo avete facile accesso al denaro, quello vero, quello serio, noi si è pagati con i soldi del Monopoli (quando si riesce a lavorare). Unica nota positiva in questo quadro di altrimenti assoluta desolazione, la rinascita del mio club, quello che da ragazzino mi aveva dato tante soddisfazioni, illudendomi che la vita non fosse una perenne riproposizione del tema della sconfitta. Quel risalire la china, quell'affrontare le avversità, domenica dopo domenica, su campi di patate con 20-30 spettatori sugli spalti, in luoghi spesso non segnati sulle mappe, aveva il sapore genuino e fragrante di un calcio che non c'è più. E tu, caro Babbo Aurelio, eri come l'Albertone nazionale nei panni di Benito Fornaciari, presidente del Borgorosso Football Club nell'omonima e godibilissima pellicola. Ci avevi raccolto dalla polvere, promettendoci di portarci sugli altari del calcio che conta; e noi, domenica dopo domenica, tra una sfida contro il Cittadella e uno spareggio contro l'Avellino, ti avevamo creduto. Arrivò la serie A, e tutta questa città fu pervasa da un entusiasmo straordinario. Grazie a una campagna acquisti non spendacciona (non sia mai, eh?) ma indovinata, ci qualificammo subito per la Coppa Uefa. Purtroppo i limiti della squadra, meno evidenti in Italia a causa del livello ormai preoccupantemente basso della nostra lega, vennero fuori chiaramente sul palcoscenico europeo. Ma tu continuasti impererrito a parlare di tetto di ingaggi e intascare i diritti d'immagine dei tuoi giocatori. Cominciai allora a pormi qualche interrogativo sulla tua buona fede. Ognuno ha il proprio concetto di ambizione e grandezza: se per te un "grande" Napoli significa un Napoli che arrivi terzo, quarto o quinto in campionato e vada a fare la Cenerentola in Europa, allora l'equivoco è chiarito. Certo, tu sei un uomo di successo, hai prodotto tanti film di cassetta, hai guadagnato tanti soldini. Ma io, caro Babbo Aurelio, che non ho un lavoro degno di tale nome e sono costretto a vivere ancora con mamma e papà (e tu sai quanto sia difficile andare d'accordo con le persone anziane) voglio di più. Io voglio un GRANDE Napoli, laddove "grande" vuol dire completo in tutti i reparti, e competitivo a tutti i livelli. Per questo ti esorto a, come dici tu, "spend the money". Ti ho composto anche una canzoncina, dove dalla tua viva voce si può ascoltare una sintesi, spero corretta, del De Laurentiis-pensiero. La trovi qui.
Fiducioso in un riscontro positivo, ti porgo i miei più distinti saluti, e i migliori auguri di un'estate serena e di relax per te e tutta la tua famiglia.

Con affetto,
Pier Paolo Palermo - estroso disoccupato

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