lunedì 17 dicembre 2012

La vittoria non è un caciocavallo.


E insomma, alla fine è arrivata la sconfitta clamorosa. Dopo una serie di prestazioni deludenti, con vittorie fortunose e pareggi striminziti, abbiamo preso la classica doccia fredda. Che succede, si chiedono i meno avveduti. Che deve mai succedere? Che non ti può andare sempre bene. Che quando una squadra va avanti da anni con evidenti lacune - SEMPRE LE STESSE, PORCO IL MONDO - non può arrivare sempre la prodezza individuale che ti risolve la partita. O magari, come ieri sera, questa prodezza la esegue un avversario, e si porta a casa i tre punti.

E giù con le diquisizioni e disamine, più o meno dotte, sulle ragioni di un rendimento inferiore alle aspettative. Basterebbe guardare con assiduità le partite di questa squadra (sto parlando del Napoli, per chi non lo avesse capito) per prendere atto di una verità lampante, accessibile a tutti: a parte Cavani, la nostra rosa è interamente composta da giocatori carenti sotto il profilo tecnico, atletico o mentale. E perché stupirsi? Oggi come oggi, nell'era dei mercati globalizzati, a quei livelli, i giocatori veramente completi non passano certo inosservati, e la loro valutazione sale di conseguenza. E non date retta a chi vi dice che è andato a scovare un campione che conosce solo lui; è come quando l'amico cazzaro vi dice che conosce un posto dove si vende un vino squisito a due euro al litro. Voi, che vi ostinate a credere nell'umanità, gli date retta, e lo assaggiate; a quel punto vi rendete conto di avere un altro amico del tutto inaffidabile, da aggiungere al già interminabile elenco. E vi resta in bocca il saporaccio di un intruglio da interrogazione parlamentare.

Insomma, il Napoli ha una rosa lacunosa. Dall'isterico De Sanctis, decisamente più abile nel ruolo di zitella acida che non in quello di estremo difensore, al fumoso Zuniga, autore di finte che confondono solo lui, passando per "Mezapalla" Hamsik, la cui notevole tecnica è controbilanciata da una personalità pari a quella di un suricato. Per non parlare della difesa, quasi sempre inattenta sui calci piazzati, e spesso in difficoltà nel rilanciare l'azione. Ma per quello che ha speso il nostro presidente, questo si compra. Tutt'al più si potrebbe ambire a ingaggiare qualche giocatore esperto e "stagionato" a parametro zero, strada che però il club non ha voluto intraprendere, preferendo la logica di acquistare giovani talenti da far crescere per poi vendere, realizzando plusvalenze. Così ha fatto con Lavezzi, e così farà, vedrete, con Hamsik e Cavani.

E perché? Perché il proprietario di questa società è un bottegaio, un pizzicagnolo, uno charcutier. Perché la SSC Napoli è la sua mega-salumeria, non una creatura amata alla quale si augura il successo, ma una vacca da mungere per fare mozzarella da vendere a una tifoseria poco critica. Eppure qualcuno evidentemente sta cominciando a svegliarsi, se ieri lo stadio era semivuoto. Forse qualcuno comincia a capire che lo scudetto non si vince con le mozzarelle, ma con i campioni. Abbiamo sofferto di buon grado nell'inferno della C e nel purgatorio della B, perchè lì l'obiettivo era chiaramente quello di vincere. Ci siamo attrezzati per farlo, e lo abbiamo fatto. Adesso che abbiamo raggiunto il massimo livello sportivo compatibile con il nostro fatturato l'obiettivo, ipocritamente non dichiarato, è quello di arricchire il padrone. E quindi ci dobbiamo intossicare con partite come quella di ieri sera.

E ora mi rivolgo a voi, "ragionieri" del pallone, esperti di contabilità e partita doppia, montiani dell'ars pedatoria, che più d'ogni altro male aborrite e temete il deficit di bilancio. Il mondo è bello perché è vario. C'è gente che si realizza nel completare una collezione di francobolli, o nel conoscere tutte le capitali del mondo. Se voi trovate soddisfazione nel constatare che il bilancio della vostra squadra del cuore è in attivo, io non vi biasimerò. Ma che voi vogliate convincermi che il successo di una società di calcio si misuri da quello, non lo accetto. Il sucesso di un club lo determinano i trofei vinti, e i piazzamenti conquistati. E con la filosofia del caciocavallo, amici miei, non si riempiono le bacheche, ma solo le salumerie.

Nessun commento:

Posta un commento