domenica 5 aprile 2020

La liceità del cannibalismo

Cari lettori, si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Anzi, peggio, perché le foglie hanno solo due alternative: restare attaccate al ramo o cadere. Gli esseri umani, in quanto appartenenti al regno animale piuttosto che a quello vegetale, ambiscono a vivere piuttosto che, appunto, a vegetare. Abbiamo bisogno di esercizio fisico e intellettuale. Essendo già stato a fare la spesa stamattina, procedo a darmi sfogo di tipo intellettuale. E lo faccio a vostre spese.

Il signore nella foto si chiama Armin Meiwes, ed è noto come "il cannibale di Rotenburg an der Fulda". Qualcuno di voi potrebbe ricordare l'incredibile e grottesco episodio di cui fu protagonista nel 2001, e che ebbe ampia risonanza nei media italiani. Il signor Meiwes contattò su un sito Internet per cannibali chiamato The Cannibal Cafè (sì, esisteva un sito per cannibali, e aveva proprio quel nome) un certo Bernd Jürgen Brandes che, non chiedetemi e non chiedetevi perché, aveva voglia di farsi mangiare. Se volete conoscere i dettagli del loro incontro potete leggerli su Wikipedia. Fatto sta che, dopo aver mangiato Brandes, Meiwes pubblicò un annuncio in Rete per trovare un'altra vittima.

Meiwes non è certo l'unico ad aver praticato il cannibalismo nel mondo sviluppato contemporaneo. Jeffrey Dahmer, il "mostro di Milwaukee", è ritenuto responsabile di 17 omicidi, e quando fu arrestato nel 1991 nel suo congelatore furono trovati pezzi di svariati cadaveri. Quello che colpisce nella vicenda di Meiwes è il fatto che la sua vittima fosse consenziente. Al processo, la difesa di questo insolito gourmet si basò proprio su questo elemento.

La questione che mi interessa sollevare qui, però, non è giuridica. Legale e lecito sono due cose diverse. Quando l'Italia fascista cominciò a collaborare all'Olocausto, chi denunciava gli ebrei nascosti era perfettamente in regola con la legge; la qual cosa non mi impedisce di mettere in discussione la liceità di quel comportamento. L'arbitrio umano può scrivere qualsiasi cosa su un pezzo di carta, metterci una firma e un timbro e renderlo pubblico. Anche in spregio ai più basilari e ovvi principi di convivenza civile.

Questo video, che mi è capitato di guardare stamattina, rappresenta un punto di vista che mi pare simile a quello del cannibale Meiwes: lui era consenziente. Le regole dell'UE le abbiamo decise collegialmente, tu italiano spaghetti baffi neri mandolino devi rispettarle, non puoi fare sempre i tuoi comodi. Badate che il video dei Cartoni Morti è stato pubblicato ieri, in piena emergenza sanitaria globale. Sorvolando sul fatto che Italia, Francia, Germania e così via non sono entità monolitiche e quindi non restano uguali a se stesse nei decenni, per cui può sopraggiungere un nuovo indirizzo politico di maggioranza che ne modifica il volere comune, sorvolando sul fatto che uno stato non è un'azienda che può essere vincolata a un contratto in quanto, pur costituita da una molteplicità di soggetti, rappresenta un'unica personalità giuridica, sorvolando sul fatto che i popoli europei non hanno mai avuto scelta rispetto ai processi di "integrazione" calati dall'alto, resta un elemento ancora più evidente e clamorosamente ignorato dagli europesti: il fine della convivenza è la civiltà, ovvero realizzare insieme quello che da soli non potremmo mai realizzare. Progredire materialmente e moralmente. Condividere esperienze e conoscenze, arte e cultura. Non macellare e cannibalizzare i deboli. Si rendano conto, i sostenitori del "non c'è alternativa", che oggi non c'è alternativa alla solidarietà, se non vogliamo perdere ogni traccia d'umanità. Il cannibalismo potrà diventare pure legale con firme e timbri, ma non sarà mai lecito.

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