giovedì 15 luglio 2021

Il mattacchione, gli occhiali a raggi X e il sacro rituale liberatorio

 

Cari adepti, seguaci e catecumeni, seguitemi, e vi porterò fuori dalla terra d'Egitto! Il Signore degli Eserciti aprirà un varco nel mare e lo richiuderà alle nostre spalle, annegandovi gli empi nostri nemici! Così è scritto, e così sia!

Scusate, mi sono fatto trascinare, deve essere il clima di questi giorni. Non sono un profeta né un intellettuale di riferimento, sono un mattacchione, e vi racconterò quindi una storia da mattacchioni, traendone un irriverente parallelo con la realtà che purtroppo siamo costretti a vivere da oltre un anno e mezzo.  

Quando i motorini andavano ancora a miscela e i giocatori di calcio erano numerati dall'1 all'11, senza nomi sulla maglia, quando la gente andava in giro nelle Fiat Uno se era figa (se no avevi la 500 o la 126) nel nostro paese circolavano pubblicazioni come Alan Ford, L'intrepido e tante altre. Si trattava di fumetti indirizzati a un pubblico adolescente in un'epoca in cui la sessualità era ancora oggetto di limiti e tabù. Non deve stupirci, dunque, che questi giornali tipo Lando pubblicizzassero gli indimenticabili occhiali a raggi X. Non sto a spiegarvi cosa fossero perché l'immagine lo fa in modo piuttosto esauriente.

Io ero un preadolescente credulone, eppure di fronte a questo presunto prodigio della Scienza restavo un po' scettico. Ammesso e non concesso che fosse possibile a un paio di occhiali proiettare dei raggi X, avrei visto lo scheletro delle donne, mica le vergogne, mi dicevo e dicevo ai miei amichetti di allora. Eppure questi inserti pubblicitari non mancavano mai nelle succitate pubblicazioni. Evidentemente, qualcuno doveva comprarli. La speranza di poter vedere la supplente di chimica nuda doveva essere più forte della voce della ragione.

Oggi che sono un ometto di mezza età e la maggior parte dei miei amici e conoscenti ha i capelli sale e pepe, mi ritrovo di fronte a un fenomeno per certi versi simile. Ci hanno spiegato che questo virus muta in modo rapidissimo, per cui esistono già chissà quanti ceppi sui quali i "vaccini" (che vaccini peraltro non sono) non possono nulla; abbiamo letto degli effetti avversi, talvolta gravissimi, provocati da vaccinazioni di massa indiscriminate che non tengono conto dei fattori di rischio individuali; siamo (o dovremmo essere) consapevoli del fatto che i tempi con cui si è arrivati alla commercializzazione di queste preparazioni sono stati abbreviati rispetto al normale iter; infine, prima di iniettarci il siero benedetto ci fanno firmare una liberatoria. Ora, per come ragiono io questi elementi dovrebbero essere sufficienti a instillare qualche dubbio sulla valenza messianica di siffatte inoculazioni; e invece assistiamo non solo a una disperata corsa alla puntura (fin qui niente di male) ma addirittura al vilipendio di chi preferisce non offrire il braccio all'ago.

Se ne deve dedurre, pare chiaro, che il desiderio di risolvere magicamente un problema che ormai devi avere il prosciutto sugli occhi per non riconoscere come principalmente politico, economico e sociale supera le barriere della razionalità, un po' come il desiderio degli adolescenti di antan di vedere la supplente di chimica nuda superava il buonsenso e la ragionevolezza. Per quanto mi riguarda, mi sembra facilmente deducibile che, di fronte a un successo così travolgente della prima campagna vaccinale, sarebbe stupido da parte delle grandi case farmaceutiche non fare il bis. E lo faranno, il prossimo autunno-inverno, e poi ancora chissà quante volte, perché... sorpresa! Il virus muta!

Chiudo questo testo di dubbio valore formale e contenutistico con due constatazioni dolorose: primo, che sei vuoi vedere la supplente di chimica nuda devi trovare il modo di convincerla a spogliarsi in tua presenza; secondo, che se vuoi uscire dal clima di terrore che ci hanno imposto non hai altro sistema che smettere di avere paura.

Nessun commento:

Posta un commento