giovedì 7 aprile 2011

Essere Ignazio La Russa


Tutti abbiamo i nostri guai: il lavoro (ove mai ce l'abbiamo) non ci soddisfa, la salute ci da qualche problemino, la ragazza ci ha lasciati, lo scaldabagno si è rotto e l'idraulico non può venire a ripararlo prima del mese prossimo. Ma nonostante tutto ciò, la mattina ci alziamo, ci guardiamo allo specchio e vediamo un volto umano. Ignazio La Russa no. Poca attenzione è stata dedicata dai media di questo paese al mistero della natura di Ignazio La Russa, vuoi perchè distratti da altro, vuoi perchè insensibili alla questione. Io, invece, ogni giorno dedico svariati minuti alla riflessione sull'argomento, e sono giunto a una cocnlusione: Ignazio La Russa è una delle manifestazioni del Maligno.

Quali sono le prove a sostegno di questa mia tesi? Innanzitutto, le sembianze di La Russa, così sorprendentemente simili a quelle del demonio, come viene comunemente rappresentato nell'iconografia giudaico-cristiana. Questa foto, scattata da un paparazzo munito di teleobiettivo a un inconsapevole La Russa mentre si godeva il calduccio del focolare domestico, lo dimostra:


Vi è poi un'abbondante letteratura a suffragio dell'ipotesi. Cominciamo dal celebre Paradise Lost, il poema epico-religioso pubblicato nel 1667 da John Milton:

Soon after Lucifer from Heav'n  fell,
lest he be lonely in the pit of Hell
a demon joined him, boist'rous and ungracious
nasty by nature, and by name Ignatius.

Così il poeta inglese descrive l'arrivo di Ignazio La Russa all'Inferno, subito dopo la caduta di Lucifero. Il demonio dalla parlantina sciolta terrà compagnia a Lucifero per l'eternità che è stato condannato a passare nelle viscere della Terra. Ma la partnership si scioglie quando l'angelo caduto pronuncia la famosa frase:

Better to reign in Hell than serve in Heav'n

A quel punto Ignazio si fa due conti e decide che forse è meglio vivere da servi ma stare in Paradiso, o magari essere un po' servo e stare a metà strada, e fugge dall'Inferno: cominciano così le sue peregrinazioni sulla Terra.
Nel XVIII secolo si trova in Francia, ed ha modo di conoscere Lavoisier. Il grande chimico avrà poi a dire: "Nulla si crea, nulla si distrugge, ma cazzo, dovrà esserci un modo per distruggere quella merda di La Russa!"
Passa la Rivoluzione a lavorare come boia, ma rifiuta di farsi pagare, sostenendo di intendere quell'attività come una sorta di volontariato. Segue poi le armate napoleoniche in qualità di becchino, ed anche in quel caso svolge le sue mansioni del tutto gratuitamente, e di gran lena.
Con la sconfitta del leggendario generale, Ignazio passa dalla parte degli Asburgo, iniziando una brillante carriera nella polizia segreta del Metternich come torturatore. In cerca di nuove sfide, si reca poi in Inghilterra per reprimere il nascente movimento operaio. La seguente frase è attribuita al leggendario Ned Ludd: "Fratelli, lasciate perdere quel telaio meccanico, e fracassate la testa a quello sgradevole individuo!"
Lo stesso Karl Marx ha modo di entrare in contatto con La Russa, il quale gli ispira una delle sue più citate massime: "Da ciascuno secondo le sue possibilità, a ciascuno secondo i suoi bisogni; a La Russa un calcio ben assestato sulle gengive".
Sfuggito miracolosamente a una congiura liberale ordita da alcuni massoni di rito scozzese, ripara in uno degli angoli più remoti del pianeta: le isole Galapagos. Avrebbe potuto restare lì per chissà quanti altri secoli, e non avremmo mai più sentito parlare di lui, se Charles Darwin non avesse scelto proprio quell'arcipelago per studiare l'evoluzione delle specie. E lo studio del celebre scienziato inglese avrebbe avuto assai più rapido corso, se non avesse dovuto fare i conti con la natura inclassificabile di Ignazio La Russa. In quella pietra miliare delle scienze che è L'origine delle specie il buon Charles descrive così l'abominio che aveva avuto la disgrazia di incontrare:

"Durante il mio soggiorno in quel remoto arcipelago conobbi le più bizarre specie di animali: enormi lucertole verdi, tartarughe grosse come vitelli, temibili granchi capaci di staccarti un dito con la potenza delle loro chele; ma la creatura più incredibile che io abbia mai visto in vita mia resta Ignazio La Russa."

Fuggito dalla gabbia nella quale il naturalista aveva avuto il buon senso di chiuderlo, La Russa, attratto dall'assonanza, si dirige verso la Russia, dove si dedica all'attivismo politico, battendosi per il mantenimento della servitù della gleba. Pare che, avendolo incontrato una serà in un caffè di Pietroburgo, Fedor Dostoevskij abbia cominciato la mattina dopo la stesura de I demoni. Resta al servizio degli Zar fino alla Rivoluzione d'Ottobre, e dopo la presa del Palazzo d'Inverno si arruola nell'Armata Bianca. A lui Majakovskij dedica una breve poesia:

All'armi, compagni!
Imbracciate il fucile, figli del Don e del Volga!
Sparate a quel figlio di troia!

Ma le cose si mettono male per i reazionari, e Ignazio fugge ancora una volta.
Fingendosi per la prima volta siciliano, si imbarca dall'Italia per gli Stati Uniti, mescolandosi con i tanti emigranti presenti sul bastimento. Giunto in America, inizia a battere in New England come commesso viaggiatore per una ditta che fabbrica bare. Al processo contro Sacco e Vanzetti la sua testimonianza - naturalmente falsa - è decisiva per il verdetto di condanna. In un assolato mattino newyorchese Howard Phillips Lovecraft gli si siede accanto su un tram, e prova ad avere con lui una conversazione; il giorno seguente inizia la stesura di un racconto intitolato Ignarlarussotep, il grande interruttore, mai pubblicato perchè ritenuto troppo impressionante per i gusti del pubblico di allora.
Ma cosa ci fa un diavolaccio a New York, quando in Spagna è scoppiata una sanguinosa guerra civile? Ignazio rimedia subito una camicia nera e si precipita dove è più forte l'odore del sangue. Se lo ritrova davanti il grande Ernest Hemingway, corrispondente da quel paese per la stampa statunitense, ma ne attribuisce la visione a un eccesso di assenzio. Eppure il contributo di La Russa è decisivo per la vittoria dei franchisti.
Una volta finita la guerra, la prossima destinazione appare scontata: quale posto migliore per una creatura infernale della Germania nazista? Ignazio arriva in tempo per l'invasione della Polonia, e partecipa attivamente a tutte le più sordide attività delle SS e del Partito Nazionalsocialista. C'è bisogno che vi dica chi si cela dietro la nota passione di Hitler per l'occulto?
La fortuna però continua a non arridere al nostro, che quando vede l'Armata Rossa avvicinarsi a Berlino, memore delle batoste prese qualche anno prima in Russia, scappa a gambe levate.
A quel punto un'idea balena nella mente di La Russa: dovunque sia stato fino ad allora, il Male ha preso il sopravvento per un certo periodo, ma alla fine è stato sempre sconfitto. Esisterà una terra che affoga placidamente nella merda senza accennare a una reazione? E così Ignazio La Russa si stabilisce in Italia, il bel paese che, dopo un numero imprecisato di milioni di morti in una guerra contro il nazifascismo, ha ancora una classe dirigente pressochè interamente fascista. Qui, finalmente, Ignazio riesce a mescolarsi alla popolazione locale e passare inosservato. Nel Movimento Sociale Italiano trova quegli amici, quegli spiriti affini che mai fino ad allora aveva trovato nelle sue mille peregrinazioni. Col passare degli anni e l'alternarsi di governi e gruppi di potere, il nostro Ignazio riuscirà sempre a stare dalla parte dei peggiori, fino ad approdare alla corte di un uomo che è praticamente la personificazione del torto.
Tuttora, egli si fa passare per uno di noi. Ma osservatelo bene, quando è ospite ad Annozero o a Ballarò: vi sembra plausibile che si tratti di un essere umano? Non intravedete in lui il rumoroso e sgraziato demonio descritto da Milton? O il formidabile e raccapricciante interruttore del racconto di Lovecraft? O forse, come Hemingway, credete che non possa essere reale, e che sia il cartone di pessimo vino da tavola che vi siete scolati a cena a proiettarne l'orrenda immagine? No, cari amici. Non si tratta di un'allucinazione, dei vostri peggiori incubi che si materializzano. Ignazio La Russa esiste, ed è il Ministro della Difesa. Ebbene sì: abbiamo armato la mano del Demonio. Che il Signore abbia pietà di noi...

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