sabato 10 ottobre 2015

Per qualche mollichella

Non si parla d'altro, da qualche giorno, delle dimissioni da sindaco di Roma di Ignazio Marino. Secondo molti, tanto fra gli opinion makers (leggi "gli imbecilli a cui hanno affidato uno spazio per comunicare con il pubblico") quanto fra i cittadini comuni, si tratterebbe di un caso di sciacallaggio politico. In fondo, Marino sarebbe finito nell'occhio del ciclone per qualche mollichella, cifre irrisorie rispetto a quelle che siamo abituati a scoprire sottratte ad enti pubblici o finanziati in qualche modo da noi contribuenti. 
 
Ora, a me non interessa dibattere sulla colpevolezza o meno di questo signore, che è tutta da provare, nè sulla venialità o meno delle spese indebitamente messe in nota. Ci metto poco a dirvi la mia: Ignazio Marino è uomo del PD, non viene da una lista civica e non è un signor nessuno. Se è vittima, è vittima di giochi di potere che sono il pane quotidiano dei potenti come lui. E a chi mi dice che era stato legittimato da una votazione, rispondo che andrebbe fatto un lungo, approfondito discorso su come la democrazia non possa essere ridotta a un televoto, e che i processi di selezione dei candidati, tanto a livello locale che nazionale, non hanno proprio niente di democratico, perchè lasciano tagliata fuori la massima parte dei cittadini.
 
Ma è un altro l'aspetto su cui vorrei soffermarmi. Sì, ammettiamo pure che siano mollichelle quelle per cui si è scatenato un moralismo che da parte di molti è certamente ipocrita nei confronti di Marino. Ammettiamolo pure. La domanda che io mi sto ponendo da giorni è questa: e non è per quattro mollichelle che tante persone comuni, appartenenti al ceto medio, condannate a lavorare per vivere (a differenza dell'aristocrazia borghese che esprime gente come Marino) lisciano il pelo ai potenti e li emulano nell'ethos, nel linguaggio, nel modo di argomentare, con risultati fra il rivoltante e il grottesco? Non è nella speranza di racimolare qualche mollichella che gente il cui modello Unico gronda lacrime come una Madonna dei miracoli sposa la causa degli optimi, di persone che li disprezzano e non li considerano degni di una frazione di secondo della loro attenzione?
 
Qualcuno penserà che sia populista questa posizione. Qualcuno, più lucido o forse più imtellettualmente onesto, penserà che essere orgogliosi di svegliarsi ogni mattina e andare a lavorare per due mollichelle sia ridicolo. Quando è così, bisogna avere il coraggio e la coerenza di arrivare alle conclusioni ultime: e cioè che non ha alcuna importanza se rubano 100 euro o 100.000, perché noi, i lavoratori, abbiamo già perso. Abbiamo perso il senso di comunanza e solidarietà che ci sembrava un tempo conseguenza ovvia di un destino comune. Ci hanno buttato qualche mollichella e ci siamo dispersi, nel tentativo disperato di raccoglierle. Ecco, in questo trovo un punto di contatto fra noi inferiori, noi sottoposti, e il notabile Marino: come lui, ci siamo fatti fottere per qualche mollichella. 

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