giovedì 16 febbraio 2017

Alla lavagna

Ho saputo della morte di Giovanni, il suicida di Lavagna, mentre facevo lezione. Non frequentava la mia scuola, ma alcuni dei miei alunni lo conoscevano. Frequentava un liceo sportivo, una delle tante sontuose florescenze della "combo" di riforme che ha messo in ginocchio il sistema educativo italiano. Ora, io non so - e preferisco non sapere - cosa si insegni in un tipo di scuola chiamata "liceo sportivo", ma so che Giovanni non era uno "studente che studia", come avrebbe detto Totò; era uno dei tanti ragazzi che la mattina vengono parcheggiati in un'aula, aspettando il momento della campanella, che li libera dall'obbligo di avere a che fare con quei quattro rompicoglioni che siamo noi. E allora li vedi in giro per Chiavari, dove sono concentrate tutte le scuole superiori della zona, o nella vicinissima Lavagna, che con le sue giostre rappresenta la Mecca degli sfaticati. 
Giovanni fumava droghe leggere, e questo non è scandaloso; ma, se mi permettete, a me che ho già dato agli stili di vita alternativi (due anni di militare al Tien'a Ment, sempre per parafrasare Totò), una cosa è farlo nel tempo libero, un'altra dedicare intere giornate a questo consumo. Io ogni sera mi apro una birra, ma dopo aver fatto lezione, aver preparato quelle del giorno successivo, corretto eventuali compiti; insomma, ho un tempo di lavoro e un tempo di svago. La scuola, molte lune fa, mi ha insegnato a fare questa distinzione.
La GdF, questi macellai, questi assassini di stato, è stata chiamata dalla madre di Giovanni. Il paesello, questa tristerrima cittadina di SUV e pellicce, di cattolicesimo bigotto e divorzio facile, di adulti distratti e figli allo sbando, si è indignato. Loro, i loro figli, li proteggono, e una cosa del genere non l'avrebbero mai fatta. Se Giovanni fosse stato figlio loro, passerebbe ancora le giornate a farsi le canne, tra la scuola e la strada, mai veramente distinte in quanto vissute con le stesse identiche modalità. 
 
Voi, che vi definite comunisti, o quantomento progressisti, e adesso parlate di brutalità poliziesca e legalizzazione delle droghe leggere (sulla quale peraltro concordo), siete sicuri che il problema - in questo caso - sia la repressione? Prima o poi la vita di ciascuno di noi, o la Storia - che è vita collettiva delle civiltà - ci chiama tutti alla lavagna; che vergogna sarebbe fare scena muta perché abbiamo passato una vita intera a scambiare il vuoto assoluto per la libertà. 

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