mercoledì 29 dicembre 2010

La leggenda del re bevitore

Cari lettori, oggi parliamo di mitologia. Per la precisione, di una leggenda nordica che si credeva perduta, e che solo pochi anni orsono è stata riportata alla luce dal lavoro certosino del grande archeologo Sir Michael Hunt, della University of East Anglia. Si tratta del mito di Vognar, il grande Rigurgitatore. La versione che ci è pervenuta (una pergamena ritrovata da Hunt in un sottoscala dell'Ikea) risale al XII secolo, ma pare che la leggenda fosse in circolazione almeno da cinquecento anni prima, e fosse parte di una saga ormai perduta.
Vognar, re dei Geati e discendente di Beowulf, è stimato dal suo popolo per la saggezza e il valore in battaglia; ma sono soprattutto le smodate quantità di alcol che ingerisce tutte le sere a guadagnargli la sua illustre fama. Purtroppo capitava di tanto in tanto che Vognar avesse diverbi con la giovane moglie Inge, una fanciulla bella e florida, che rinfacciava al marito i bagordi protratti fino a tarda ora e (dicono i più maliziosi) il suo conseguente venir meno ai doveri comiugali. La violenza domestica è sempre qualcosa di deprecabile; ma quando questa ha luogo nella stanza da letto di un guerriero vichingo, laddove quegli custodisce la sua grossa e pesante ascia bipenne, gli esiti sono spesso e volentieri nefasti. Fu così che Inge cessò di essere bella e florida per passare su due piedi allo status di cadavere orrendamente mutilato. Le società scandinave arcaiche presentavano caratteristiche fortemente egalitarie (come ci insegna Sir Michael nel suo Storia sociale della Scandinavia altomedievale), e così Vognar fu costretto all'esilio dal consiglio degli anziani.
Vognar il grande Rigurgitatore, in una illustrazione di Gustavo Dorè

Nelle tortuose e sdrucciolevoli (per via del ghiaccio) stradine di Trondheim non riescheggiarono più i salaci motteggi e le sguaiate risa dell'ebbro monarca, e ben presto il volgo (che, vale la pena di ricordarlo, è zotico e ciarliero) si dimenticò di lui. Tutto procedeva come sempre, in quell'accrocchio di casupole fra le immense foreste di conifere e il gelido Mare del Nord. I Geati non sentirono il bisogno di eleggere un nuovo re, ma entrarono in assemblea permanente (le società scandinave arcaiche erano un fulgido esempio di democrazia partecipativa) e fondarono l'ingiustamente dimenticata Comune di Trondheim.
Proprio quando sembrava che tutto si fosse aggiustato per il meglio, qualcosa di orribile rammentò a quegli ipotermici bifolchi la ragione che rende necessari momarchi e asce bipenni: dalle oscure, profonde e frigide acque del mare emerse il Kraken, più mostruoso e malvagio che mai. Appena il Kraken fu salito il superficie, i Geati capirono che avevano fatto un tragico errore di calcolo. Presero a strapparsi i capelli e maledire la loro avventata decisione, mentre l'abominio pelagico li afferrava fra le possenti fauci e li divorava senza pietà.

Il Kraken salito in superficie, in una illustrazione di Gustavo Dorè

Caro lettore, la Svezia oggi non sarebbe altro che uno sterminato cimitero, se Vognar non fosse tornato nella città natale, allertato da una visione che il benevolo Odino gli aveva mandato in sogno. Lanciato il suo urlo di battaglia, si scagliò sul Kraken con tutta la sua forza, ma si accorse subito che le armi convenzionali non potevano nulla contro quella creatura demoniaca. E così Vognar ingurgitò una quantità smodata di idromele, fino a esserne ebbro e satollo. Poi, cacciatosi due dita in gola con la risolutezza di cui solo il vero beone è capace, prese a vomitare senza il minimo ritegno nella direzione del Kraken. I bifolchi ipotermici non potevano credere ai loro occhi: quel mostro dalle dimensioni mastodontiche venne spazzato via senza difficoltà dall'osceno torrente che sgorgava dalle fauci di Vognar. Con un verso assordante quanto straziante il Kraken si inabissò nelle acque dalle quali poc'anzi era salito in superficie, fra il tripudio dei Geati. Vognar, stravolto per lo sforzo, giaceva esanime in una pozzanghera fetida e ripugnante, ma vittorioso e finalmente riabilitato. Quello stesso volgo che lo aveva cacciato come un cane randagio ora lo acclamava come il salvatore di un intero popolo. In suo onore fu costruita una sfarzosa Sala dei Bagordi, e fu eretta una magnifica statua di bronzo di Vognar, il grande Rigurgitatore. E' anche vero che per svariati mesi da quelle acque immonde non si riuscì a pescare un merluzzo che fosse uno...ma questa è un'altra saga.

Il vomito, in una illustrazione di Gustavo Dorè

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